Quando ch’el pelo tra’ al bianchin…
Umberto Baldo
Qualche giorno fa, mentre facevo la mia passeggiata mattutina per andare a prendere il giornale (già da questo si vede che sono attempato, perché giovani in edicola per acquistare un quotidiano non ne vedo da anni), mi sono fatto una domanda: se dovessi indicare un solo fattore che costituisca la “madre di tutti i nostri problemi” quale sceglieresti?
Caspita mi sono detto, ma ti fai i trabocchetti da solo?
Perché a fare l’elenco delle cose che non vanno nella nostra Repubblica di Pulcinella si rischia di perderci una giornata, se pure basta!
E così via a scorrere con la mente fra bassa produttività, debito pubblico elevato, fisco opprimente ed ingiusto, mercato del lavoro rigido, partitocrazia e clientelismo, burocrazia inefficiente, riforme sempre promesse ma mai attuate, divario nord-sud, meritocrazia debole, sfiducia nelle istituzioni, assenza di senso dello Stato…. e “vai col Cristo che la processiòn se ingrùma…”
Ma poiché il mio subconscio, la mia coscienza se preferite, insisteva, alla fine mi sono buttato, e come causa principale di nostri problemi ho individuato il fatto che sempre più “siamo un paese di vecchi”.
Tranquilli, non vi romperò le palle con una lezione di statistica demografica, non vi parlerò della bomba sociale rappresentata dal “deserto demografico” che stiamo vivendo da molti anni, né mi soffermerò sulla mancanza di politiche concrete mirate ad invertire la tendenza.
Spero siano problemi che abbiate ben presenti, sui quali abbiate letto analisi, studi, previsioni.
D’altronde per rendersene conto non servono più i libri: basta semplicemente vivere, perché ormai ovunque uno possa andare, esclusi ovviamente i cancelli delle scuole, a prevalere di gran lunga sono i capelli bianchi (anche se molti cercano di imbrogliare l’anagrafe tingendoseli).
Di per sé questo non è certo un male; il vivere a lungo e bene è sicuramente un fattore positivo; nessuno sano di mente può negarlo.
Ma questo obiettivo di una maggiore longevità è sostenibile solo in una popolazione in cui ci sia un’adeguata presenza di giovani che producano ricchezza e benessere nel territorio in cui vivono.
Diversamente, solo per fare un paio di esempi, la spesa per la sanità e le pensioni diventa anno dopo anno sempre meno sopportabile, perché la denatalità va ad erodere la capacità del Paese di produrre ricchezza.
Temo che noi quel limite lo abbiamo superato, visto che l’Italia ha portato lo squilibrio giovani/anziani a livelli tali da trovarsi con 187 anziani per 100 giovani (fonte Istat).
Pensate che al 1° gennaio 2022 gli italiani da 0 a14 anni erano il 12,7% del totale, quelli dai 15 ai 64 anniil 63,5%, quelli dai 65 anni in su il 23,8%; con un’età media di 46,2 anni.
Tanto per far un esempio l’età media della popolazione dell’India al 2023 era di 28 anni.
Tutto ciò è ben chiaro agli occhi dei nostri ragazzi, che dopo aver studiato nel nostro Paese decidono di trovare altrove stipendi più alti, meritocrazia e carriera, maggiore stabilità lavorativa, migliori condizioni di vita, un ambiente dinamico e innovativo.
Questi numeri a mio avviso spiegano bene anche la situazione politica del BelPaese.
Mi è sempre stato detto che “i vecchi non fanno le rivoluzioni”, e da anziano io stesso comprendo che con l’età si tende a sviluppare un approccio più prudente e conservatore alla vita.
E non deve stupirci quindi se la politica si adegua a questa “mentalità”, cercando di vivere alla giornata, senza quegli slanci, senza quelle visioni del futuro che caratterizzano invece i popoli giovani.
Vi faccio una domanda?
Ma voi, per fare un solo esempio, avete veramente creduto che Giorgia Meloni avrebbe tagliato i 70 e più centesimi di accise che gravano su un litro di benzina?
Via ragazzi, ormai siamo tutti assuefatti alla commedia messa in scena ad ogni elezione dai nostri Demostene, di qualunque colore sia chiaro, con promesse tanto roboanti quanto irrealizzabili, e ci va bene così, anche se il costante aumento di non votanti segnala che il giochino forse ha stancato.
E così ogni tanto si prova a cambiare, sperando che qualcosa magari muti, per poi scoprire di aver portato al potere persone con idee geniali tipo il Superbonus 110% o il Reddito di Cittadinanza (sostenuti da tutti per di più).
Giorgia Meloni, grazie anche alla straordinaria pochezza degli altri premier della Ue, sta dando il meglio di sé in politica internazionale, imponendo la sua immagine della più solida leader politica europea.
Ma per tutto il resto sta gestendo il Paese secondo la logica del giorno per giorno, e le riforme epocali, il Presidenzialismo poi ridotto a Premierato, la riforma della giustizia, e l’Autonomia differenziata sono sempre là, ferme al palo in Parlamento.
Uno potrebbe pensare che la Premier dovrebbe incontrare qualche problema con l’opposizione.
Ed al riguardo nei giorni scorsi ho letto di una Elly Schlein che sogna le elezioni anticipate al grido di “Facciamoci trovare pronti”.
Ma pronti a cosa?
Non tema la nostra Premier, perché il centrosinistra attuale tutto è fuorché una squadra, una coalizione unita e determinata.
Troppo accentuata la competizione fra Partiti, e spesso Partitini, troppe le Forze politiche che lavorano solo “pro domo sua”, per consolidare il controllo della propria piccola fetta di elettorato, esaltando identità gauchiste più di facciata che di sostanza.
Una sinistra così, orientata a cavalcare tutte le tigri, contraria ad ogni vera riforma di sistema che valorizzi merito, mercato e concorrenza, nostalgica di vecchie idee superate dalla storia, non andrà da nessuna parte, meno che mai a Palazzo Chigi, ed Elly Schlein potrà anche aver recuperato i voti dei Centri Sociali, ma sicuramente non convincerà quel ceto medio senza il voto del quale non si vince.
Quindi questa nostra Italia, sempre più vecchia, continuerà ad impoverirsi, ad accettare che la concorrenza sia un optional, che corporazioni costituite (tassisti, balneari ecc.) abbiano la meglio sull’interesse generale, che gli evasori continuino a vivere beatamente sulle spalle di chi le tasse le paga fino all’ultimo centesimo.
Non illudetevi che stia esagerando.
Non è così; questa è la realtà, questo siamo.
Perché non si può chiedere a dei vecchi, che sono ormai la netta maggioranza del Paese (a quasi 50 anni non si è più ragazzi), di gettare il cuore oltre l’ostacolo!
Tornando alla passeggiata ed alle elucubrazioni mattutine, ricordo che dopo aver fatto i ragionamenti che ho cercato di riferirvi, sorridendo mi erano venuti in mente due proverbi del nostro Veneto: “Quando ch’el pelo tra’ al bianchin, lassa la f… e date al vin”, e “Quando ch’el corpo se frusta l’ànema se giùsta”.
Non saranno forse perfettamente calzanti con l’argomento, ma dimostrano che già i nostri antenati sapevano che dopo una certa età più che il fucile serve la corona del rosario, accompagnata da un’ “ombra de nero”.
Umberto Baldo