21 Gennaio 2025 - 12.01

Un terzo dell’Artico diventa fonte di emissioni di carbonio: il riscaldamento globale minaccia migliaia di anni di equilibrio

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Un nuovo studio pubblicato su Nature Climate Change, ripreso dal The Guardian, ha rivelato che oltre un terzo delle tundre, delle foreste e delle zone umide dell’Artico si è trasformato da serbatoio a fonte di emissioni di carbonio. Questo drammatico cambiamento è attribuito al riscaldamento globale, che sta destabilizzando migliaia di anni di accumulo di carbonio nel permafrost.

Per millenni, gli ecosistemi terrestri dell’Artico hanno agito come un gigantesco congelatore naturale, intrappolando enormi quantità di carbonio e impedendone il rilascio nell’atmosfera. Tuttavia, il riscaldamento delle temperature sta invertendo questa funzione: il carbonio accumulato si sta ora riversando nell’atmosfera, contribuendo ulteriormente al cambiamento climatico.

L’analisi, basata su dati raccolti da 200 siti tra il 1990 e il 2020, mostra che il 30% della regione è già una fonte netta di anidride carbonica, un valore che sale al 40% se si considerano le emissioni degli incendi boschivi. Le foreste boreali, le zone umide e la tundra dell’Artico stanno subendo profonde trasformazioni, con effetti visibili anche sul paesaggio.

Sue Natali, coautrice dello studio e ricercatrice del Woodwell Climate Research Center, ha sottolineato l’importanza di questi risultati: “È la prima volta che osserviamo questo cambiamento su scala così ampia. È un fenomeno significativo”. Anche in aree dove lo scioglimento del permafrost favorisce la crescita delle piante, il carbonio rilasciato supera quello immagazzinato, a causa della maggiore attività microbica che accelera la decomposizione del materiale organico.

Il fenomeno si inserisce in un contesto di crescente pressione sui pozzi naturali di carbonio, come oceani, foreste e suoli, che attualmente assorbono circa la metà delle emissioni umane. Tuttavia, questi sistemi cruciali stanno mostrando segnali di indebolimento.

Anna Virkkala, autrice principale dello studio, ha spiegato l’importanza del carbonio intrappolato nei suoli artici: “Questi terreni contengono quasi la metà del carbonio del suolo globale, una quantità molto superiore a quella presente nell’atmosfera. Il problema è che con l’aumento delle temperature, il permafrost si riscalda, rendendo il carbonio più disponibile per la decomposizione e il rilascio nell’atmosfera. Questo fenomeno, noto come feedback permafrost-carbonio, è un fattore determinante per l’attuale crisi climatica”.

Gli scienziati sottolineano la necessità di intensificare il monitoraggio della regione artica, che si estende dalla Siberia all’Alaska, fino ai paesi nordici e al Canada. Questa regione, un tempo un potente alleato nella regolazione del clima, rischia di diventare un motore del riscaldamento globale.

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