12 Marzo 2025 - 16.21

Si sgonfia il caso Ramy: l’inseguimento dei carabinieri fu corretto secondo la perizia

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L’inseguimento che portò alla morte di Ramy Elgaml la notte del 24 novembre si svolse secondo le procedure previste per le Forze dell’Ordine. È quanto emerge dalla perizia cinematica condotta dal consulente della Procura, Marco Romaniello, che scagiona il conducente dell’auto dei Carabinieri, confermando che l’operato del militare fu conforme alle normative in vigore.

Nel documento, visionato dall’Agi, si legge che il vicebrigadiere alla guida dell’Alfa Romeo Giulietta “ha proceduto nell’inseguimento attenendosi alle procedure previste nei casi di inseguimenti di veicoli”, trovandosi nell’“impossibilità di attuare un’azione difensiva efficace di fronte alla manovra improvvisa e imprevedibile del motociclista”.

La dinamica dell’incidente

Secondo l’ingegnere autore della perizia, l’esito drammatico dell’evento è stato determinato dalla presenza di un palo semaforico, che ha interrotto la caduta di Elgaml, aggravandone le conseguenze. La perizia conferma che l’investimento del corpo del trasportato da parte dell’auto dei Carabinieri è stato un’evoluzione imprevedibile e inevitabile dell’inseguimento.

Per quanto riguarda il conducente del motociclo, Fares Bouzidi, la relazione evidenzia come la sua guida spericolata abbia determinato le dinamiche dell’inseguimento. “Opponendosi all’Alt dei Carabinieri, ha avviato una fuga ad altissima velocità lungo le strade urbane, ignorando i semafori rossi, sfiorando altri veicoli in marcia regolare e affrontando curve al buio in contromano”, si legge nella relazione di 166 pagine.

L’inseguimento, durato circa otto minuti, avrebbe causato un calo di concentrazione nel motociclista, portandolo a compiere “un’azione sconsiderata di cambio di traiettoria”, con conseguenze fatali per il passeggero.

Nessun urto iniziale tra i veicoli

Contrariamente a quanto ipotizzato inizialmente dalla Polizia Locale di Milano, la perizia esclude la possibilità di un primo impatto tra la Giulietta dei Carabinieri e il motorino prima del momento fatale. “L’analisi dei video delle telecamere comunali dimostra che non è possibile che sia avvenuto alcun contatto preliminare tra i due mezzi nella zona non coperta dalle telecamere”, afferma il documento.

Infine, la perizia conferma che l’investimento del corpo di Ramy da parte dell’auto dei Carabinieri è attestato dalle gravi lesioni riportate, ma resta difficile ricostruire con precisione le modalità esatte dell’impatto, poiché il corpo fu spostato per consentire i primi soccorsi.

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