Ma il “sovranista” sa che “sovranista mangia sovranista”?

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Umberto Baldo
Le schematizzazioni in politica sono sempre un esercizio piuttosto azzardato.
A maggior ragione se con le stesse si mira a incasellare ed etichettare movimenti o tendenze politiche, che quasi sempre sfuggono a tentativi di catalogazione forzata.
Nel dibattito odierno sentiamo sempre più spesso termini che da tantissimi anni non riscuotevano più appeal nell’opinione pubblica.
Per esempio, il richiamo alla Nazione, o ad atteggiamenti nazionalisti, sembravano cose di altri tempi, o perlomeno di altri luoghi.
In Europa si parlava per lo più di sviluppo della cooperazione fra Stati, e l’eco del richiamo alla “Nazione” non aveva molto seguito.
Oggi, tutti ci rendiamo conto non è più così.
Si sono imposte nuove denominazioni, ed ora si usa il termine “sovranismo” per indicare ciò che prima veniva chiamato “nazionalismo”, il richiamo al popolo è sempre più frequente, e lo si fa utilizzando spesso il termine “populismo”, declinato nelle forme più svariate, spesso antitetiche.
Non si tratta di termini nuovi per la politica: ma poiché l’uso che se ne fa è sempre più distorto, forse vale la pena di cercare di capire il significato “vero” di queste categorie politiche, quello che si trova nei Dizionari della Crusca o nella Treccani.
Sovranismo: descrive la posizione politica che propugna la difesa o la riconquista della sovranità nazionale da parte di un popolo o di uno Stato, in antitesi alle dinamiche della globalizzazione, ed in contrapposizione alle politiche sovranazionali di concertazione.
In altre parole il sovranismo è una dottrina politica che enfatizza la sovranità nazionale, opponendosi a qualsiasi cessione di potere ad organismi sovranazionali come l’Unione Europea o le Nazioni Unite
Nasce come reazione ai processi di globalizzazione ed integrazione europea; non è necessariamente di destra o di sinistra; ci sono forme di sovranismo sia progressista che conservatore; può manifestarsi con il rifiuto delle politiche comunitarie (come l’euro o la libera circolazione delle persone), o con la difesa della supremazia delle leggi nazionali su quelle internazionali.
Un esempio di movimento sovranista fu quello che portò alla Brexit del Regno Unito, per riaffermare la piena autonomia legislativa ed economica dalla Ue.
Nazionalismo: è un’ideologia che mette al centro la Nazione come valore primario, ponendo l’interesse nazionale al di sopra di qualsiasi altra considerazione. Può essere inclusivo e culturale, quando esalta il patrimonio culturale e la storia di un popolo, senza necessariamente escludere gli altri; può essere esclusivo ed aggressivo, quando si traduce in superiorità nazionale, xenofobia o politiche espansionistiche; è spesso associato a regimi autoritari o movimenti estremisti, ma può esistere anche in forme più moderate. Furono nazionalisti sicuramente Napoleone, l’ideologia della Germania nazista, ed anche il patriottismo dei movimenti di indipendenza.
Populismo: è più un metodo politico che un’ideologia vera e propria. Si basa sulla contrapposizione tra un “popolo puro” ed un’“élite corrotta”, e si presenta come il difensore degli interessi della gente comune.
Può essere sia conservatore che progressista; esiste il populismo di destra (anti-immigrazione, nazionalista) e il populismo di sinistra (anticapitalista, contro i poteri forti della finanza); semplifica i problemi complessi con soluzioni facili e immediate; spesso si accompagna alla retorica anti-istituzionale ed all’uso massiccio dei social media per bypassare i media tradizionali.
Come esempi indicherei il Movimento 5 Stelle in Italia (almeno nella sua fase iniziale “grillina”), Trump negli USA, Podemos in Spagna.
Schematizzando al massimo, si potrebbe dire che:
Il sovranismo è una difesa della sovranità nazionale contro organismi sovranazionali.
Il nazionalismo è un’ideologia che esalta la Nazione, a volte in modo moderato, altre in modo radicale.
Il populismo è una strategia politica che mette il popolo contro le élite.
Credo si sia capito dal mio incipit che pensare di catalogare tutti i politici è letteralmente impossibile, oltre che inutile; perché un politico può essere contemporaneamente sovranista e populista (es. Marine Le Pen), nazionalista e populista (es. Donald Trump), sovranista e nazionalista (es. Orbàn), con tutte le varianti e sfumature possibili.
La confusione nasce perché spesso i movimenti sovranisti e nazionalisti usano un linguaggio populista per attrarre il consenso.
Ma i tre concetti, che troppo spesso vediamo sovrapporre, almeno nella teoria politica restano distinti.
Senza voler minimizzare gli altri due, vorrei concentrarmi un po’ sul sovranismo, che dal punto di vista dell’etimologia è il più recente, ed ha anche la caratteristica di non essere mai usato fuori dal perimetro europeo, tanto meno per indicare movimenti indipendentisti extraeuropei.
Restando sul termine sovranismo, direi che l’establishment “culturale” l’ha forgiato e imposto come stigma usando come esempio negativo prevalentemente la destra politica nei vari paesi (Le Pen, Orbàn, Salvini, Meloni, Afd tedesca, ecc), ma viene abitualmente utilizzato anche per indicare chi si oppone alla Ue da sinistra (Mélénchon e la France Insoumise, il movimento Aufstehen nato in Germania, Eurostopqui in Italia e dunque in parte anche Potere al Popolo, gli indipendentisti catalani, ecc.).
Un’idea alquanto diffusa è che sia possibile un’alleanza fra i movimenti sovranisti.
Si tratta di una pia illusione. Infatti molti leader sovranisti hanno provato a creare legami comuni, come ad es. Salvini con Orbàn e la destra polacca.
Ma se ci fate caso, al di là di manifestazioni comuni (tutti i leader su un palco) non si è mai arrivati, per il semplice motivo che ogni tentativo si scontra con la realtà: quella che ciascuno pensa alla propria Nazione, non ad una causa comune.
Con il paradosso è che un’alleanza stabile tra movimenti sovranisti sarebbe possibile solo con una cessione reciproca di “sovranità”… esattamente il contrario del sovranismo stesso.
In estrema sintesi, i sovranismi condividono l’opposizione a entità sovranazionali come l’Ue, ma finiscono per essere reciprocamente incompatibili perché ciascuno difende il proprio “prima gli italiani”, “prima gli ungheresi”, “prima i polacchi”, “prima gli americani”.
Così i movimenti sovranisti non condividono una visione unitaria su cosa debba essere l’Europa del futuro; ogni partito mira a proteggere la propria Nazione, spesso a scapito degli altri Stati europei.
Di conseguenza, invece di essere alleati naturali, i partiti sovranisti tendono a scontrarsi fra loro su questioni chiave come i Fondi europei, le politiche industriali e l’immigrazione.
In definitiva l’Europa dei sovranisti rischia di essere una torre di Babele, dove ognuno parla la propria lingua e difende i propri interessi, rendendo impossibile una reale cooperazione duratura.
Io non ho alcun dubbio che nel panorama politico attuale il leader italico più sovranista sia Matteo Salvini, che propugna un mix di nazionalismo, protezionismo economico ed identitarismo culturale, con una forte opposizione all’Ue ed alle politiche migratorie aperte.
Mostra simpatie per altri leader aventi posizioni analoghe, come Donald Trump, Marine Le Pen e Viktor Orban, e ha avuto posizioni ambigue nei confronti della Russia di Putin; ma questo suo incedere ondivago (è arrivato persino a cooptare anche un personaggio divisivo come Vannacci) è di fatto favorito da una parte degli italiani disposti a gridare in contemporanea “Forza Giorgia” e “Forza Trump”.
Mi chiedo spesso come il suo progressivo spostamento a destra, appunto verso i sovranismi più estremi e le destre più impresentabili, come i suoi pastrocchi fascio-patriottici si sposino con una Forza politica indipendente, post-ideologica ed antifascista, fortemente territoriale e in convinto dialogo con Bruxelles, qual’ è la Lega a Nord Est, quella di Zaia, Fedriga, e Roberto Marcato.
Un certo riposizionamento verso posizioni meno estremiste sembrava possibile con l’imminente Congresso Federale, ma francamente non credo avverrà.
Umberto Baldo