12 Gennaio 2016 - 10.30

CINEMA – Il piccolo principe, incursioni contemporanee in un grande classico

film piccolo principe recensione

Di: Mark Osborne

Con le voci di: Toni Servillo, Paola Cortellesi, Stefano Accorsi, Alessandro Gassmann, Pif, Micaela Ramazzotti

@: la storia originale è tratta dal romanzo che tutti, o quasi tutti, hanno letto di Antoine de Saint Exupéry. Ma il film ne ha una parallela moderna, una storia quotidiana fra il mondo dei bambini e quella degli adulti. Una bambina si trasferisce con la madre in un quartiere anonimo. L’unico amico, nella vita programmata al minuto dalla madre, è un vecchio solo e strano che racconta una storia mista fra sogno e realtà. Le due storie si intersecano dal primo all’ultimo secondo, senza mai perdere di vista il Piccolo Principe, anello di congiunzione di tutti i mondi rappresentati.

+ : non è il primo film su uno dei racconti più letti e conosciuti in tutto il mondo, sia dai grandi che dai piccoli. Come spesso capita negli ultimi anni, non è un cartone per bambini, o almeno non solo: la scelta dell’animazione è sicuramente per un pubblico più piccolo, ma è anche per mantenere la magia di una storia di amicizia e amore senza tempo. La profondità dei temi inseriti è per gli spettatori più maturi: la vera amicizia (con la natura, i propri simili e diverse generazioni, con gli animali), il rispetto dei valori umani, i sogni da realizzare e una vita da vivere al meglio.

Il film non sostituisce il libro, o la storia in se’, ma è un nuovo punto di partenza per riflettere sui rapporti con le persone: pensiamo di conoscerci veramente? Conta più la realizzazione personale o quella di un sogno? Ed è un cartone animato.

– : per gli appassionati della storia originaria forse l’incursione di una vicenda moderna può apparire fuori luogo. Più che altro, che bisogno c’è di aggiungere complessità a una favola che sopravvive indipendente da oltre settant’anni?

La scelta di usare l’animazione è congeniale e permette di delimitare bene le due storie: per l’originale e inimitabile una grafica più “cartacea” e classica, mentre per la moderna contorni morbidi e più ricchi di colore. Con il rischio di creare confusione per la ricchezza di materiale da mettere sullo schermo, soprattutto per gli spettatori in erba. Il film di per se’ scorre veloce, sino a quasi conclusione, forse non centrata e meno fresca della molteplicità di idee scritte e realizzare in poco più di un’ora e mezza.

C’è molta malinconia nel film, perché delle volte “ci si sente soli anche tra gli uomini”. Il silenzio che ogni tanto fa capolino è più da adulti che da bambini e anche il commento musicale è più maturo che giocoso. E i personaggi non hanno mai un nome! O perché tutti siamo un Piccolo Principe, in fondo?

***: il regista di questa versione de Il Piccolo Principe è anche il papà del panda più famoso, “Kung Fu Panda”. Due mondi diversi, tuttavia legati dall’onnipresente amicizia e secolarità di emozioni e tradizioni. Non occorre ridere per amare un film o per lasciare il cinema in serenità: se anche voi non siete sicuri di voler diventare grandi, restate piccoli almeno per un paio di ore.

Elisa Bombasin

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