ECONOMIA – Relazioni industriali, nuovo accordo su contratti provinciali e welfare aziendale
È stato firmato, lo scorso 9 marzo, da Confindustria Cgil, Cisl e Uil il nuovo accordo sulle relazioni industriali che cambia in maniera importante quelli che sono i rapporti tra le parti sociali all’interno delle aziende e definisce le priorità sia per i contratti collettivi nazionali sia per quelli di secondo livello, ovvero aziendali o territoriali. Il nuovo accordo, oltre ad occuparsi del trattamento economico, estende i principi della rappresentanza anche alle associazioni datoriali, oltre che ai sindacati. “Confindustria – afferma Laura Dalla Vecchia, vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle Relazioni Industriali – si conferma ancora una volta un attore fondamentale del rinnovamento che il mondo delle imprese attendeva da anni per mettere fine alla concorrenza sleale di sedicenti organizzazioni datoriali e sindacati che nascono per motivi di comodo facendo dumping contrattuale ai danni di imprese e lavoratori. Ora, grazie all’accordo con le parti sindacali, questo percorso è finalmente arrivato ad un punto di svolta in favore della competitività del nostro sistema industriale, per superare sia le disparità interne al Paese sia, soprattutto, il gap con l’estero”. Entrando nello specifico, il contratto nazionale garantirà standard retributivi comuni all’interno dei singoli settori, incentivando la contrattazione di secondo livello e in particolare quella legata ai premi di risultato legati alle performance aziendali e il welfare aziendale. La retribuzione si articolerà quindi in un trattamento economico minimo nazionale (TEM, corrispondente al minimo tabellare) e in un trattamento economico complessivo (TEC). Il TEC includerà tutti i trattamenti economici comuni ai lavoratori che potranno essere garantiti flessibilmente da ciascuno dei due livelli di contrattazione Infine, le parti concordano di agganciare le variazioni del TEM all’inflazione utilizzando l’indice IPCA (Indice prezzi al consumo armonizzati) depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici. “L’accordo – continua Dalla Vecchia – presenta aspetti decisamente positivi. In primo luogo, si prevede la richiesta congiunta di una normativa legale sulla rappresentanza che potrebbe portare ad assegnare la definizione del salario minimo alla contrattazione collettiva anziché alla legge, incidendo favorevolmente sul ruolo delle parti sociali. Si identifica poi l’IPCA come parametro per la rivalutazione salariale, che sarà dunque determinata a posteriori, ovvero una volta che la ricchezza è stata prodotta e può quindi essere ridistribuita. Aspetto già previsto anche nel rinnovo del contratto collettivo nazionale di Federmeccanica in cui Vicenza ha avuto un ruolo propositivo importante”. Infine, viene riconosciuta l’importanza del welfare aziendale e degli strumenti di accesso al lavoro quali alternanza scuola lavoro e apprendistato: “Siamo particolarmente soddisfatti di questo, perché welfare e rapporto studenti-imprese sono due dei nostri cavalli di battaglia – conclude la vicepresidente di Confindustria Vicenza -. Sul welfare, per esempio, possiamo dire con orgoglio di aver precorso i tempi sia da un punto di vista puramente contrattuale, visto che di recente abbiamo siglato un accordo provinciale per il comparto della concia che proprio sul welfare trova un punto di innovazione decisivo; ma anche per quanto riguarda sua applicazione pratica con la nostra piattaforma per la gestione di welfare aziendale Welfaremeet.it su cui più di 50 aziende nel Nordest per un totale di circa 10.000 persone, possono gestire il proprio pacchetto di servizi detassati, aumentando quindi il potere d’acquisto dei propri dipendenti”.