A Padova il nuovo Museo della Natura e dell’Uomo
E’ un viaggio di 4 miliardi di anni nella storia scientifica della Terra quello su cui ci si può imbarcare varcando le porte di Palazzo Cavalli a Padova, sede del nuovo Museo della Natura e dell’Uomo, una caverna di Alì’ Babà per gli appassionati della scienza. Una grande collezione, che ne riunisce 4 preesistenti, che costituisce il più grande museo universitario di tutta Europa. E’ infatti l’Ateneo del Bo – con i contributi della Fondazione Cariparo, del Ministero della Cultura, della Regione Veneto – ad aver progettato e realizzato nell’arco di 10 anni (2 e mezzo di lavori effettivi), questo affascinante edificio che va a creare un trittico con i Musei universitari già esistenti a Padova: quello della storia della Medicina ( e della storia della Terra. E’ il nuovo Museo della Natura e dell’Uomo, realizzato a Padova dall’Università del Bo, quattro collezioni riunite in un’unica sede museale, la più grande d’Europa per quanto riguarda le Università.
Dieci anni di fase progettuale, due anni e mezzo di lavori effettivi (per un costo di 20 milioni di euro), la completa ristrutturazione di un edificio del ‘500, Palazzo Cavalli, giunto di fronte ai Giardini dell’Arena e alla celebre Cappella degli Scrovegni, il Museo è stato presentato oggi alla stampa e alle autorità cittadine, Da domani, sabato, aprirà al pubblico. Un gioiello nella già ricca proposta espositiva dell’Ateneo patavino, che conta altre sedi museali, lo stesso Palazzo del Bo, con il celebre Teatro Anatomico, l’Orto Botanico, sito che fa parte del patrimonio Unesco, senza contare le partecipazioni, come quella nel comitato promotore del Musme, il Museo della Storia della Medicina, realizzato nell’ex Ospedale di San Francesco Grande.
La collezione della ‘Natura e dell’Uomo” nasce dalla fusione delle straordinarie raccolte naturalistiche costruite per secoli da studiosi ed esploratori dell’Università di Padova, a fini di ricerca e didattica, integrate da alcuni pezzi importanti frutto di scambi con altri Musei internazionali. Come la ‘star’ del Museo, la Trige dai denti a sciabola dell’Era Glaciale – uno dei personaggi dell’omonimo film animato – Il grande felino – lo scheletro è presentato accanto alla riproduzione a grandezza naturale di quello che sarebbe stato l’animale in natura – è noto tra gli studiosi come Smilodon fatalis. E’ l’unico esemplare nel suo genere in Italia e fra i pochi presenti nei musei europei; un fossile che risale al Pleistocene Superiore e proviene dal sito di Rancho La Brea in California (Usa), uno tra i più importanti giacimenti fossiliferi al mondo. Di grande interesse sono le sale dedicate ai reperti trovati in uno dei più grandi siti fossili del Paese, Bolca (Verona): di grande effetto è quella che è stata denominata “la spiaggia delle Palme”, con decine di esemplari fossili provenienti dal sito veronese. Restando alla paleontologia, un altro gioiello della collezione è rappresentato da un rarissimo esemplare di Mesosauro, una lucertola progenitrice dei dinosauri, presentata nel museo padovano con uno scheletro fossile perfetto, frutto di una donazione privata.
L”allestimento, articolato in 38 sale, per complessivi 3.800 metri quadrati, più una sala per le mostre temporanee, riunisce in un unico percorso espositivo i preesistenti Musei universitari di Mineralogia, Geologia e Paleontologia, Antropologia e Zoologia, integrandoli in una narrazione coerente, arricchita da un affascinante apparato grafico, testuale e multimediale, a raccontare una storia planetaria dai suoi esordi, più di quattro miliardi di anni fa, fino ai giorni nostri. Sono oltre 4mila i pezzi esposti, quasi 200mila quelli custoditi in deposito.
“Il visitatore – afferma la rettrice dell’Università, Daniela Mapelli, rettrice dell’Università, – verrà accompagnato lungo un cammino nell’icredibile, a tratti difficile, rapporto dell’uomo con la natura. In questo percorso si possono vederei reperti che risalgono a milioni di anni fa, ma non solo. E’ stato pensato come un museo interattivo; oltre a poter osservare i reperti, vi sono moltissimi supporti multimediali, suoni, racconti, per coinvolgere il visitatore in una emozione, e su un tema che oggi va molto di moda: la biodiversità”.
Tielmo Pievani, direttore scientifico del Museo, conosce ogni oggetto, la storia di ogni fossile, o stratificazione minerale presente nelle teche luccicanti. Con curiosità che lasciano il visitatore stupito. Come quando, illustrando alla stampa il percorso espositivo, ha spiegato la leggenda che si cela dietro i crani della sezione dedicata agli Elefanti nani, antichi abitanti della Sicilia. “L’elefante nano della Sicilia – ha spiegato – è un reperto interessantissimo, legato ad una storia particolare. I greci, i primi ad osservare questi fossili, video l’enorme ‘buco’ presente al centro del cranio, e pensarono che potesse spiegare il mito del Ciclope con un solo occhio, il Polifemo che poi ritroviano nell’Odissea. Il riferimento scientifico, però, non era il Ciclope, erano questi strani mammiferi con l’enorme cavità al centro del cranio che un tempo vivevano nella nostra isola”.