A Vicenza pochi affitti e più cari
Elaborazione di Fimaa-Confcommercio provinciale: i nuovi contratti registrati nel 2023 calano dell’11,3% rispetto a 5 anni prima e i prezzi aumentano del 27%
Calano i nuovi contratti di affitto residenziale registrati in città, ma aumentano e di molto i canoni. È quanto emerge dall’elaborazione di Fimaa-Confcommercio Vicenza – l’associazione degli agenti immobiliari-, degli ultimi dati disponibili pubblicati da OMI-Agenzia delle Entrate (Osservatorio Mercato Immobiliare).
Il raffronto è tra il numero di contratti registrati in Agenzia delle Entrate nel 2019, che erano 3.586, e quelli al 31 dicembre 2023, ovvero 3.181: un – 11,3% che fotografa la contrazione delle locazioni immobiliari di case e appartamenti. I prezzi, viceversa, sono cresciuti: nel 2019 l’affitto medio annuo era di 6.030 euro (dunque 502 euro al mese), a fine 2023 si spendeva 1.600 euro in più, vale a dire 7.665 euro l’anno, con un mensile che balza a 638 euro: +27%.
“È una fotografia chiara della situazione che stiamo vivendo anche oggi nel settore – commenta Elena Costa, presidente di Fimaa-Confcommercio Vicenza -: abbiamo una richiesta crescente di case in locazione e un’offerta molto limitata, tanto che quando pubblichiamo un annuncio nei nostri siti o nei portali riceviamo in pochi minuti decine di chiamate. Non ho remore a parlare di emergenza abitativa alla quale bisogna dare una risposta concreta e in tempi brevi – continua la presidente degli agenti immobiliari aderenti a Confcommercio –, soprattutto trovando soluzioni normative che incentivino i proprietari immobiliari ad affittare alle famiglie di chi vive e lavora nel Vicentino, anziché ad esempio, ai turisti con gli affitti brevi”.
Incentivi che devono anche essere economici. Infatti, tra i contratti di affitto stipulati in città sono particolarmente penalizzati quelli di tipo ordinario, passati da 1.815 del 2019 a 1.302 del 2023 (-28%). Registrano un leggero incremento, invece, i contratti di affitto a canone concordato, che garantiscono un prezzo più equo per gli inquilini, ma anche vantaggi fiscali per i proprietari, che in un comune ad alta tensione abitativa come Vicenza pagano una cedolare secca del 10%, anziché l’ordinaria del 21%. In questo caso, se nel 2019 gli affitti “concordati” erano 1.547, nel 2023 erano 1557.
La significativa diminuzione degli immobili locati nel Vicentino, si presta ad una doppia lettura, secondo la presidente Elena Costa: “Dopo il 2020 il mercato immobiliare ha visto un leggero calo dei prezzi di vendita e in parte la diminuzione delle abitazioni in affitto va spiegato anche con la scelta di acquistare casa fatto da molti, incentivati da prezzi allettanti e tassi dei mutui bassi. Poi però – prosegue l’analisi della presidente di Fimaa Confcommercio Vicenza – a partire da luglio del 2022, la Banca Centrale Europea ha aumentato notevolmente i tassi di politica monetaria nel tentativo di combattere l’inflazione e gli interessi sui mutui hanno cominciato a salire notevolmente. Acquistare una casa oggi – aggiunge – costa di più e se poi è nuova intervengono anche i rialzi dei prezzi causati dall’aumento dei costi riferiti ai materiali da costruzione, che ancora risentono dell’effetto Superbonus”. Insomma un “corto circuito” che spiega il nuovo boom di richiesta di locazioni, con un picco della domanda che non trova, però, risposta sul mercato a causa della “resistenza” di molti proprietari ad affittare. “Qualcosa potrebbe cambiare quando entrerà in funzione, si pensa già il prossimo anno, il nuovo centro residenziale di proprietà dell’esercito americano in città – aggiunge la presidente di Fimaa-Confcommercio Vicenza -: il mercato di questi affitti sarà ridimensionato e potrebbero tornare disponibili un certo numero di immobili. Di certo però, a fronte di una popolazione cittadina di circa 110 mila abitanti, abbiamo quasi 54 mila case di categoria catastale A2 e A3, le destinazioni abitative più diffuse: una ogni due abitanti. Per dire che il patrimonio immobiliare c’è, a mancare è piuttosto un meccanismo in grado di sbloccare quella parte che oggi è chiusa e sfitta per una serie di ragioni e rimetterla sul mercato facendo così anche calare i prezzi”.