Addio Tonino Assirelli. Se ne va uno dei padri della Destra vicentina
(A.A.) Aveva incarnato la parte migliore della destra. Consigliere comunale per decenni in città, sempre all’opposizione con il MSI, aveva attraversato con convinzione la svolta di Fiuggi e abbracciato il sogno di un partito che, a destra, rappresentasse un campo largo ante litteram includendo esperienze e culture politiche che facessero sintesi verso una proposta alternativa alla sinistra che stava cambiando pelle e sostanza. In quel fermento di grandi trasformazioni aveva anche vissuto l’esperienza di stare in maggioranza, in giunta con Manuela Dal Lago come presidente e in consiglio provinciale con Titti Schneck, presidente della commissione cultura, aveva portato sensibilità e contenuti ad un’area conservatrice che contribuiva a nobilitare. Tonino Assirelli, che ci ha lasciati ieri sera, ha rappresentato la destra che non potevi che rispettare, per l’onestà intellettuale e per il livello di interlocuzione che incarnava, fin dal pacco di quotidiani che avidamente consultava ogni giorno. Non c’erano quotidiani all’Indice per lui, perchè era un uomo curioso anche del pensiero degli altri. Era anche questo Tonino, un accanito lettore, un uomo di cultura che questa città non ha adeguatamente riconosciuto, archiviando la sua intelligenza ed il suo esempio, umano, culturale e politico, nella stanza degli incompresi perchè preferisce sempre santificare i meno scomodi e, soprattutto i più organici a certi salotti che ci annoiano da secoli.
Chi lo ha conosciuto lo ha apprezzato. Anche chi non la pensava come lui, perchè aveva, insieme a tutto il resto, un’umanità nei rapporti con tutti che sembra scomparsa dall’agenda dei comportamenti dell’attuale classe politica, più interessata alla carriera che alla passione per la polis o per l’Idea. Ha testimoniato la sua appartenenza senza estremismi e senza livori, ed ha avuto anche la soddisfazione di veder crescere diverse generazioni che gli hanno riconosciuto il ruolo di maestro.
Gli ultimi anni li ha vissuti con la sofferenza che un malore gli aveva provocato qualche anno fa, ma anche dalla sedia a rotelle con cui lo incontravi in centro, riusciva ad emanare un lampo di simpatia cui era impossibile resistere. E adesso che non lo vedremo più, la città che ha tanto amato dovrebbe rendere il giusto tributo ad un uomo che più che un Fratello è stato un padre d’Italia.