AFFAIRE PADOVA CALCIO – Cestaro chiamato in Tribunale da Penocchio

Sono passati più di tre anni dal passaggio del Calcio Padova dalle mani di Marcello Cestaro, vicentino patron della Unicomm e l’imprenditore bresciano Diego Penocchio. Da quel lontano luglio del 2013 di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Il Padova è scomparso sommerso dai debiti e poi è rinato per iniziativa di alcuni imprenditori locali e adesso i due imprenditori che si passarono il testimone finiranno in tribunale.
Penocchio ha fatto causa a Cestaro e alla Unicomm, che deteneva il pacchetto di maggioranza del Calcio Padova, all’ex vicepresidente Barbara Carron, all’ex dg Gianluca Sottovia e al fratello di Cestaro, Lorenzo.
L’imprenditore bresciano nella citazione ricostruisce i passaggi delle trattative che portarono alla cessione del Padova. “Alessandro Giacomini -scrive il Corriere del Veneto (leggi articolo)– legale rappresentante della «GSport» di Montichiari, assieme ad una commercialista, tale Luisa Spadari, a proporgli «l’affare Calcio Padova». L’operazione — sostiene l’industriale bresciano nelle carte — veniva assicurata «a costo zero», visto che la situazione finanziaria della società «risultava in perfetto equilibrio». Ma non solo. «Nella trattativa – si legge ancora – venivano offerti al possibile nuovo proprietario 5 milioni di euro da versarsi in tre anni, per sponsorizzazione Famila (Cestaro) tramite la Gsport». Penocchio decise dunque di accettare (il contratto preliminare è del 27 giugno 2013).
Da allora iniziarono i guai. Da subito emerse un fabbisogno di cassa di 1,5 milioni di euro. Successivamente veniva accertato che il calciatore Portin, iscritto a bilancio per 2 milioni di euro dalla Unicomm era affetto da grave cardiomiopatia, che lo rendeva ‘inutilizzabile’. Inoltre emersero altre passività: 550 mila euro per ingiunzione notifica Atradius; 743 mila euro per la vertenza con l’ex dg Sottovia; 82 mila per vertenza con Massimiliano Varricchio (ex attaccante); 92 mila per vertenza Ivone De Franceschi (ex dirigente); 123 mila per rimborsi Irap e Ires. Nel frattempo — si fa presente ancora — la Unicomm, l’8 luglio 2013 prelevava 4,3 milioni di euro dalle casse del Calcio Padova a favore di se stessa «a titolo di rimborso finanziamento soci.
Di fronte a queste inattese difficoltà, Penocchio sostiene che si accordò con Unicomm per un’operazione che prevedeva da una parte la cessione alla sua «Ormis» di un credito di 800mila euro in sponsorizzazioni e dall’altra l’anticipo di una somma di 2,3 milioni di euro dal Credito Sportivo, coperto da fideiussione dello stesso Penocchio. A fine anno però ci fu il «patatrac»: Unicomm – afferma l’accusa – nonostante la promessa verbale, non versava la quota necessaria all’iscrizione al campionato. Il Padova dunque non si iscrisse al campionato, perdendo il contributo della Lega. E Penocchio — dice ancora — perse sia il credito da 800mila euro sia i due milioni e passa di fideiussione. Di qui la richiesta di risarcimento danni (nelle carte si parla di «malagestio, inadempimenti, fatti illeciti »). Cestaro e i suoi avvocati (un team guidato dal prof Silvio Martuccelli dello studio Chiomenti di Milano) ovviamente hanno già risposto per le rime.
Nella dettagliata replica di Cestaro, per mezzo dei suoi avvocati, si legge:
«Si esclude che sia mai stata fornita alcuna assicurazione circa il fatto che l’operazione sarebbe stata “a costo zero” e che addirittura gli sia stata promessa una dote sotto qualsiasi forma». Inoltre, secondo i legali, Penocchio non avrebbe più alcun credito perché “il 29 luglio 2015 -scrivono gli avvocati -ha concluso un accordo transattivo ai sensi del quale, a fronte dell’impegno di pagamento da parte di Unicomm dell’importo di 5,6 milioni di euro e di una quota variabile sino a 200 mila euro Penocchio stesso riconosce a Unicomm che ha operato nel pieno rispetto delle norme di legge, dichiara di non aver nulla a pretendere e si obbliga a tenere manlevata e indenne la stessa Unicomm». «È evidente — concludono dunque gli avvocati — il tentativo di Penocchio di provare a far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta”.