26 Febbraio 2024 - 16.26

Agricoltori vicentini a Bruxelles contro le speculazioni: dal campo alla tavola i prezzi si moltiplicano

Le mele, il radicchio, il grano ed il miele sono soltanto alcuni dei prodotti portati dagli under 30 di Coldiretti Veneto, tra cui i vicentini guidati dalla delegata vicentina Ilaria Pizzolato, a Bruxelles per denunciare le speculazioni sulla filiera.

In primo piano la battaglia per difendere le produzioni Made in Italy dalle distorsioni. “Dal campo alla tavola assistiamo alla moltiplicazione dei prezzi – spiega Marco De Zotti delegato dei giovani di Coldiretti Veneto – ma a noi restano solo le briciole che nemmeno coprono i costi di produzione. Le mele riconosciute al produttore 45 cent, al dettaglio vengono vendute ad almeno 1,70 euro. Il radicchio, uno dei prodotti di punta dell’agricoltura veneta, viene pagato in media 70 centesimi al chilo, mentre il consumatore deve spendere almeno 3 euro. Non va meglio per il latte, che vale alla stalla 50 centesimi o poco più e rivenduto anche ad oltre 2 euro al litro. La farina di grano tenero a 23 centesimi mentre il pane costa 3,50 euro. Gli esempi potrebbero continuare ma meglio fermarsi qui: vogliamo dignità per il nostro lavoro e il giusto reddito”.

A questo aspetto si aggiungono le conseguenze della vera e propria invasione del cibo straniero: dal grano di Putin a quello canadese fatto seccare con il glifosato, mai così tanto cibo straniero è arrivato in Italia con il valore delle importazioni agroalimentari dall’estero che nel 2023 hanno raggiunto il record di 65 miliardi di euro. Prodotti spesso provenienti da Paesi che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale e di rispetto dei diritti dei lavoratori.

Accanto alla protesta anche le proposte, riassunte nel Piano presentato dalla Coldiretti in occasione della manifestazione a Bruxelles con gli agricoltori guidati dal presidente nazionale Ettore Prandini, scesi in piazza con un corteo che dalla stazione Luxembourg ha raggiunto Rue de la Loi, a pochi passi dal Parlamento europeo a Bruxelles, in occasione del Consiglio dei Ministri agricoli sul pacchetto di semplificazione della Pac.

“Abbiamo messo in campo un lavoro costante di mobilitazione, ma anche di rapporto diretto con le istituzioni europee. Una grande organizzazione come la Coldiretti – dice Ettore Prandini – ha il dovere di trasformare la protesta in proposte concrete, nella consapevolezza che la maggior parte delle battaglie cruciali per il futuro delle nostre campagne si combattono proprio a Bruxelles. Proprio per questo abbiamo predisposto un documento strategico anche sulla Pac dei prossimi anni, che deve essere semplice e in linea con le necessità delle imprese. Dobbiamo dire basta alla contrapposizione tra agricoltura e ambiente voluta da Timmermans, gli agricoltori sono il primo presidio ambientale”.

“Le misure, anticipate da Prandini in una lettera alla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, puntano innanzitutto – sottolinea Coldiretti – a porre fine all’aumento di adempimenti, obblighi e costi per le aziende agricole legati all’applicazione della condizionalità ambientale. Norme troppo stringenti e spesso svincolate dalla realtà che ne hanno reso di fatto impossibile l’applicazione nelle campagne, già colpite dall’aumento costante dei costi di produzione e un corrispondente calo dei prezzi agricoli. Coldiretti chiede dunque di eliminare le eventuali sanzioni a carico degli agricoltori per il 2024 e il 2025 e di procedere alla cancellazione definitiva dell’obbligo di tenere il 4% di terreni incolti, in quanto la semplice deroga non è sufficiente”.

A Bruxelles Coldiretti punta anche a scardinare alcune delle follie europee che minacciano l’agricoltura nazionale, dalla direttiva packaging che colpisce le aziende ortofrutticole cancellando, per fare un esempio, insalata in busta e confezioni di pomodorini, alla direttiva ammazza stalle che equipara gli allevamenti alle fabbriche, fino all’accordo Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, con le gravi inadempienze di molti Paesi sudamericani sul piano della sostenibilità delle produzioni agroalimentari con rischi per l’ambiente, la sicurezza alimentare e lo sfruttamento del lavoro minorile.

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