Ai nostri ragazzi non servono “mance”
di Umberto Baldo
Ove mai il Partito Democratico avesse voluto scrollarsi di dosso l’etichetta del “Partito delle tasse”, forse avrebbe dovuto pensarci bene prima di richiamare Enrico Letta dall’ “esilio parigino”, come un novello Cincinnato votato ad eliminare la cosiddetta “gestione delle correnti”.
Perchè il nuovo Segretario, “colpito sulla via di Damasco” dall’ansia di “dire qualcosa di sinistra”, dopo aver rispolverato temi molto popolari, si fa per dire ovviamente, quali lo ius soli, il sostegno alle Ong salva migranti, la legge sull’omotransfobia, ha tirato fuori dal cilindro il coniglio della “tassa di successione”.
Che non è sicuramente, per usare un eufemismo, la tassa più amata dagli italiani, ammesso che si possano amare le tasse.
E’ chiaro che Letta ha capito che in questi anni la comunicazione è diventata imprescindibile anche per l’azione politica, e quindi si lancia in annunci di proposte appunto “di sinistra”, che possono anche restare allo stato embrionale di idee, purchè vadano sui titoli dei giornali, se ne parli nei talk show e sui media.
Il fine, neanche tanto nascosto, è evidentemente quello di dare vita ad alleanze con altre forze politiche, dai 5Stelle ai Leu, per opporsi al blocco di centro destra quando prima o poi si voterà.
Non ho intenzione di tediarvi discutendo sulla bontà o meno della proposta di aumentare l’imposta di successione per le fasce più ricche della popolazione.
In generale posso dire che un eventuale incremento della tassa di successione sui grandi patrimoni può essere anche condivisibile, se non altro per allinearci ai grandi Paesi europei.
Ma non si può dimenticare che guardare solo alle aliquote applicate dagli altri Stati, nettamente superiori alle nostre, è fuorviante.
Perchè altrove i sistemi fiscali funzionano bene (qui da noi il 42% della popolazione paga il 91% dell’Irpef), l’evasione non raggiunge i livelli italiani, ed in generale la pressione fiscale complessiva è notevolmente inferiore a quella del BelPaese.
Di conseguenza le storture e la farraginosità del nostro sistema fiscale espongono al rischio che la proposta di Enrico Letta possa trasformarsi in un flop, visto che i veri ricconi i soldi di solito li costudiscono in paradisi fiscali fuori dai confini patrii, o in un’ulteriore ingiustizia, consistente nell’accanirsi ulteriormente sulla classe media, quella che da sempre paga tutto e non evade.
Per non dire che prima di determinare il livello da cui far scattare la tassa di successione (1 milione o 5 milioni?) sarebbe il caso di affrontare una volta per tutte il problema dell’esenzione della tassa sui titoli di Stato.
Mi si dovrebbe infatti spiegare perchè se due persone che detengano un capitale diciamo di 10 milioni, l’uno in immobili, titoli, fondi ecc, e l’altro in soli BTP, gli eredi del primo dovrebbero essere “svenati”, mentre quelli del secondo incasserebbero l’intero malloppo esentasse.
A meno di non ritenere che 10 milioni in BTP sia un indice di povertà!
Senza chiarire questo aspetto della fiscalità dei titoli pubblici italiani, la “tassa Letta” si trasformerebbe in una tassa sugli immobili, o sulle “morti improvvise”, senza cioè che il “ricco” abbia avuto il tempo di mettere in atto le manovre per ridurla od evaderla.
Per non dire che per ottenere il gettito di 2,5 miliardi ipotizzati, qualcuno ha calcolato che dovrebbero morire improvvisamente ogni anno 125.000 super ricchi. Ipotesi che forse può sembrare credibile solo nella Sede centrale del Partito Democratico.
Ma quello che trovo interessante, o allucinante, è il fine cui, secondo il Segretario del Pd, dovrebbe essere destinato il maggiore gettito dell’imposta di successione, cioè quello di costituire una dote di diecimila euro per i giovani, per risarcirli delle privazioni subite con la pandemia da Covid.
In assenza di qualsiasi ulteriore specificazione mi sembra che questa “dote” si inserisca in pieno nel filone “populista” inaugurato dal Movimento 5 Stelle con il Reddito di Cittadinanza, concesso senza controlli a decine di migliaia di non aventi diritto.
Come dovrebbero essere utilizzati questi 10.000 euro?
Non è una domanda oziosa mi sembra!
Per comprarsi una moto? O magari una nuova chitarra elettrica?
Speriamo che, nel corso del dibattito, qualcuno abbia la bontà di fornirci qualche indicazione al riguardo di questa “dote per i giovani”, che ci dimostri che l’imposta riformata si inserisce in un disegno coerente di riforma fiscale, e non sia, come temo, la clava con cui bastonare alcune correnti interne al Pd un po’ tiepide con lo sfondamento a sinistra del neo Segretario.
Dispiace dirlo, ma se ci troviamo nella situazione attuale non è colpa del Covid, bensì delle politiche di trasferimento intergenerazionale che per decenni la “gauche” ha imposto ai giovani, seppellendoli sotto il peso di un debito pubblico enorme; quegli stessi giovani che nel futuro saranno costretti a pagare tasse altissime per le scelte fatte sulle pensioni, sulla spesa pubblica improduttiva, sulle varie Alitalia, e che ora si vorrebbe gratificare con una “mancetta” di chiaro sapore demagogico e populista.
Non è con l’aumento delle tasse che si risolveranno i problemi dell’Italia, come insegnava Winston Churchill, secondo cui: “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”.
E quindi la situazione dei nostri ragazzi, non si risolverà con una regalia di 10.000 euro!
La vera dote per il loro futuro consiste nel fare in modo che l’economia riprenda, nel dare loro opportunità di lavoro e di crescita personale, e quindi favorendo l’iniziativa individuale del lavoro autonomo, delle start up, accompagnando e stimolando la loro voglia di innovare, intraprendere, rischiare.
L’esatto contrario della “filosofia” che sta alla base di provvedimenti di evidente sapore assistenzialista quale il Reddito di cittadinanza, che stimola i giovani a restare in divano in attesa che qualche “navigator” trovi loro un’occupazione (sic!).
Come dicevo all’inizio, non ci sarebbe nulla di inestetico o scandaloso nel parlare di aumento della tassa di successione, ma sarebbe certamente più credibile se lo si facesse parlando contemporaneamente di una spendig rewiew di cui si è persa traccia, di revisione, per non dire eliminazione, del Reddito di cittadinanza, di riforma della Pubblica Amministrazione, di una vera Riforma fiscale complessiva, di riforma della Giustizia, di alleggerimento della morsa statale sull’economia.
Slogan come “l’1% più ricco restituisca al 99% dei giovani “, serviranno forse a prendere qualche applauso nei salotti delle Ztl, o appagare la coscienza di qualche nostalgico dell’ “Anche i ricchi piangano”, ma purtroppo fanno venire il sospetto che l’obiettivo sia quello di intercettare il consenso elettorale dei ragazzi con una “mancetta”.
Sono purtroppo manovre che nei decenni abbiamo già visto, e non hanno certo risolto i problemi, anzi!
Umberto Baldo