12 Agosto 2024 - 8.18

Aigues Mortes e Saintes Maries de la Mer; colori e misteri della Camargue

In questo nostro viaggio attraverso luoghi magari poco noti, ma che a mio avviso lasciano un segno su chi ha l’opportunità di visitarli, oggi lasciamo la Spagna per spostarci nella Francia Mediterranea, quella che i francesi chiamano Midi (espressione che deriva dall’unione della parola mi, “mezzo” in francese antico, e dies, “giorno” in latino).

Scrivendo queste note mi sono reso conto che le ripartizioni regionali, così come mi erano note quando tanti anni fa “bighellonavo” regolarmente in automobile per la Francia, sono completamente state modificate nel 2015, con la soppressione di 9 regioni “storiche”, ed il loro accorpamento in 13 macro Regioni.

Poco male, le denominazioni amministrative cambiano, ma la terra, i paesi, le città, i fiumi, il mare, sempre là restano. 

Venendo a noi, sono sicuro che se vi dico Provenza (ora Provence-Alpes-Côte d’Azur)sapete tutti di cosa parlo.

E se cito Marsiglia, Arles, Avignone, Aix en Provence, sono sicuro che sono nomi di città che conoscete.  Così come immagino vi siano familiari, Nimes, Tolosa, Carcassonne, Albi, Montpellier. 

E sono altrettanto certo che avete sentito parlare dei colori e della luce del Midi francese, degli sterminati campi di lavanda, delle spiagge sul Mediterraneo.

Ma se vi dico Aigues Mortes, e Saintes Maries de la Mer, siete sicuri di sapermi dire a cosa mi riferisco?

Si tratta di due cittadine storiche, che dal punto di vista amministrativo appartengono a Regioni diverse, all’Occitania Aigues Mortes, e alla Provence-Alpes-Côte d’Azur  Saintes Maries de la Mer, ma che distano fra loro solo una trentina di chilometri, e sono inserite entrambe in quello splendido ambiente naturale che è la zona ricca di stagni e paludi che caratterizza l’area della foce del Rodano, generalmente più nota come Camargue. 

Il villaggio di “Aigues Mortes” è un vero gioiello, completamente racchiuso dalle mura e perfettamente conservato, tappa imprescindibile per qualunque visitatore.

A differenza del classico villaggio occitano fortificato e abbarbicato sulle rocce, questo paesino si sviluppa in piano, circondato da saline e zone palustri. 

Da qui partirono le flotte francesi per dare vita alla settima crociata in Terra Santa nel 1248 e all’ottava del 1270, entrambe guidate dal Re Santo Luigi IX.

Il nome Aigues Mortes descrive esattamente il paesaggio che circonda le mura: significa infatti “Acque Morte” e le grandi saline ricavate dalle paludi ben rappresentano questo appellativo.

I bastioni, lunghi 1,6 chilometri, sono interamente percorribili a piedi: dalla loro sommità si possono ammirare panorami assolutamente favolosi. Dall’alto è infatti possibile scrutare all’interno della città, abbracciando con lo sguardo il reticolo urbano, i tetti delle case ed i meravigliosi cortili interni.

Ma soprattutto si ha una vista eccezionale sulle saline. 

In particolare, nel cuore dell’estate, ad agosto, sotto l’effetto del vento e del sole, l’acqua è talmente satura di sale da diventare quasi viola. 

Questo oro bianco, come veniva chiamato nel Medioevo, è conservato all’aria aperta, e forma delle vere e proprie montagne di sale alte più di 20 metri (la salina di Aigues Mortes è la più vasta d’Europa). 

Vi dico subito che visitare Aigues Mortes non richiede tanto tempo, perché tutti i punti di interesse si concentrano all’interno delle mura fortificate. La maggior parte dei palazzi che si trovano qui sono case di abitazione, quindi chiuse all’accesso dei turisti, ma la Constance Tower, Place Saint Louis, la Chiesa de Notre Dame de Sablon meritano una visita.

Spostandosi, come vi dicevo, di una trentina di chilometri si arriva a  Saintes Maries de la Mer. 

Non sono trenta chilometri “normali”, perché scorrono nella vasta zona paludosa della Camargue , ricca di scorci suggestivi e animali, come fenicotteri, cavalli e tori che corrono allo stato brado per le grandi e basse distese verdeggianti.

Saintes Maries de la Mer (meno di 2500 abitanti), capitale della Camargue, sembra uscita dalla matita di un disegnatore. 

Il paese è un affascinante piccolo reticolo di case bianche intorno a una meravigliosa chiesa romanica, circondato da un paesaggio selvaggio e intriso di un’atmosfera suggestiva: si è ammaliati da un lungo mare spazzato dal vento, con immense spiagge di sabbia bianca, gitani pittoreschi che si aggirano nelle piazzette con chitarre e cappelli neri, cartomanti che leggono la mano, e tanti ristorantini in cui assaggiare le prelibatezze della Regione.

Tappa obbligata è la visita alla Chiesa delle Sante Marie del Mare, nella cui cripta  si trova la statua di Santa Sara, la Vergine Nera, e le reliquie di Sante Marie-Jacobé e Marie-Salomé, rinvenute decollate nella chiesa nel 1448.

Io l’ho fatto, e ve lo consiglio; se ci andate salite sul tetto della Chiesa (fra l’altro l’unico edificio alto del paese), sedetevi sul culmine e guardatevi attorno.

E’ una bella esperienza! 

E’ comunque difficile capire appieno l’aria che si respira a Saintes Marie de la Mer se non si conoscono storie e leggende (in particolare il culto delle tre Marie giunte dal mare, anche se sulla provenienza della terza ci sono  versioni discordanti). 

La Legenda Aurea (Jacopo da Varagine, sec. XIII) narra che qui approdarono, nel 48 D.C. su una zattera senza remi né vele, i primi esuli dalla Palestina, rifugiati dalle persecuzioni iniziate dopo la crocifissione di Gesù. E non erano migranti qualsiasi.  Si trattava di  Maria Maddalena (con la sorella Marta di Betania e il fratello Lazzaro il resuscitato, che diventerà il primo vescovo di Marsiglia), Maria Jacobé, parente di Maria di Nazareth, e Maria Salomé; tutte testimoni della morte e resurrezione di Cristo.

Poiché negli scavi del 1448 trovarono solo due corpi femminili decollati, si pensò che Maria Maddalena avesse proseguito il viaggio, ma il suo posto nella tradizione venne subito preso da Sara la nera, una nobile rom che guidò la sua tribù nel delta del Rodano. 

Una Santa per i Rom, ma mai canonizzata, e di cui la Chiesa ha ovviamente sempre diffidato. 

Ecco perché il 24 e il 25 maggio di ogni anno, i gitani di tutta Europa, Rom Manouche o Sinti, si danno appuntamento qui per festeggiare la loro patrona, protettrice di tutti i nomadi del mondo. 

La sua statua addobbata a festa viene portata in processione fino al mare dai gardiens, i gitani a cavallo. 

La festa prosegue poi, tra canti e balli al suono zigano dei violini, in un tripudio di abiti variopinti, con banchetti, tornei a cavallo e corride (non violente) dei toros neri tipici di quelle paludi. 

Negli ultimi anni la venerazione per Sara ha superato il culto per le due tradizionali Marie e la folla, che accorre da tutto il mondo per celebrarla, sembra crescere in continuazione.

Come vi ho detto in altri pezzi, andare nel Midi francese solo per visitare queste due cittadine ricche di storia e tradizione forse sarebbe eccessivo.

La Provenza e l’Occitania hanno tante di quelle città e località, tanti di quei beni culturali, tante di quelle bellezze naturali, da offrire al visitatore, da perderci una marea di tempo.

Ma essendo già da quelle parti, io una scappata a Aigues Morte e a Saintes Maries de la Mer ve la consiglio caldamente. 

Umberto Baldo  

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