Al San Bassiano la sala ibrida verso i 900 interventi all’anno
Un successo sul piano numerico, ma anche qualitativo: si potrebbero sintetizzare così i risultati raggiunti dall’ospedale San Bassiano, dove esattamente due anni fa veniva inaugurata la nuova sala ibrida con angiografo robotizzato, la prima sala ibrida in Veneto con queste caratteristiche, frutto di un investimento di oltre 1,5 milioni di euro, la metà dei quali finanzianti direttamente dalla Regione Veneto, l’altra metà grazie ad una donazione di E.L.I.O.S. onlus.
Su questa esperienza, che sta facendo scuola a livello regionale e nazionale, l’ospedale di Bassano ha ospitato un convegno che ha visto la partecipazione di molti tra i maggiori esperti di chirurgia e diagnostica per immagini di tutta la Regione, aperto dal Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza e dalla Presidente di E.L.I.O.S. onlus Alessandra Alban.
Un primo risultato riguarda i numeri: dopo un periodo iniziale di rodaggio, nel 2022 sono stati effettuati ben 752 interventi con la nuova sala ibrida, con una stima di raggiungere quota 900 nel 2023.
Significativa è anche la tipologia di interventi effettuati, tutti ad elevata complessità e con il coinvolgimento di molteplici specialità: se infatti a fare la parte del leone è comunque la Chirurgia Vascolare con circa 80% degli interventi, anche in collaborazione con Cardiologia e Radiologia, è da segnalare un 10% di procedure di Gastroenterologia 10% e il rimanete suddiviso tra Chirurgia, Ginecologia e Urologia, sempre in collaborazione con la Radiologia.
Il tutto con risultati di assoluta eccellenza sul piano clinico: un riconoscimento importante in questo senso è arrivato già alla fine del 2022 da parte di AGENAS che all’interno del Piano Nazionale Esiti ha classificato il San Bassiano come primo ospedale nel Triveneto e sesto in Italia per il trattamento della stenosi carotidea mediante il posizionamento dello stent carotideo ai fini della prevenzione dell’ictus ischemico.
Il tutto grazie ad una dotazione tecnologia realmente all’avanguardia, a partire dall’angiografo digitale robotizzato (del valore di quasi 800 mila euro) abbinato ad un sofisticato sistema di imaging, che permette di riprendere e trasmettere, in diretta, le immagini di ogni procedura chirurgica, combinando le telecamere multiple presenti in sala con le immagini provenienti dalle apparecchiature elettromedicali, facilitando le attività di consulenza polispecialistica e la didattica ospedaliera. È proprio questa peculiarità alla base del concetto di sala “ibrida”, in quanto combina le caratteristiche tipiche di una sala operatoria (in termini di dotazioni e sistemi di sicurezza) con quelle di una sala angiografica, nella quale diventa così possibile combinare le due metodiche secondo gli standard più avanzati di intervento. Questo consente, ad esempio, di avere già una mappa del sistema vascolare, navigabile in tempo reale, e di utilizzare minori quantità di mezzo di contrasto rispetto ad un angiografo tradizionale.
«I vantaggi sono notevoli, a partire dall’incremento del numero di pazienti trattati, che è salito di oltre il 30% in tutte le patologie vascolari – spiega il dott. Diego Cognolato, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Vascolare dell’ospedale di Bassano -. Questo perché la sala ibrida ha consentito di ridurre in modo significativo le tempistiche di trattamento: svolgiamo 2 o 3 procedure in una mattina mentre in passato ne potevamo svolgere solo una. Inoltre la procedura prevede l’accesso per via percutanea o comunque con una metodica chirurgica meno invasiva, dunque anche la durata del ricovero poi diventa più breve: il numero di posti letto è il medesimo ma riusciamo ad assistere un numero maggiore di pazienti, con esiti di assoluta qualità e consentendo loro un recupero più rapido».
Il tutto con un forte coinvolgimento della Radiologia, che con la sala ibrida diventa sempre più parte essenziale dell’equipe: «Il radiologo interventista – sottolinea il dott. Calogero Cicero, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Radiologia – risulta al centro della multidisciplinarità, collaborando con tutte le figure professionali al fine di migliorare la cura del paziente, permettendo di sfruttare tutte le nuove tecnologie».
Sui benefici di questo approccio richiama l’attenzione anche il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza: «I numeri e più in generale i risultati raggiunti in questi due anni confermano la bontà della scelta fatta dalla nostra Azienda di puntare su questa tecnologia all’avanguardia. Si conferma così la presenza al San Bassiano di vere e proprie eccellenze. Ma voglio sottolineare anche un altro beneficio della sala ibrida: l’avere incentivato la collaborazione tra i diversi specialisti, favorendo così un progresso che non è solo tecnologico ma anche culturale e che si riverbera positivamente nella cura di tutti i pazienti, anche quelli che non necessitano di trattamento in sala ibrida».