Allarme Artico: emette già più Co2 di quanta ne assorba, cosa significa?
Allarme Artico: da deposito di carbonio a fonte di emissioni
L’Artico, tradizionalmente un vasto deposito di carbonio, sta trasformandosi in una fonte di emissioni di CO2, secondo un rapporto pubblicato il 10 dicembre dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA). “Le nostre osservazioni mostrano che la tundra artica, soggetta al riscaldamento e all’aumento degli incendi, emette più carbonio di quanto ne immagazzina”, ha dichiarato Rick Spinrad, capo dell’organizzazione.
Un “gigante dormiente” di gas serra
L’Artico contiene circa 1.400 miliardi di tonnellate di carbonio imprigionate nel permafrost, equivalenti al doppio della CO2 presente nell’atmosfera attuale e al triplo delle emissioni umane dal 1850. Questo “gigante dormiente” è ora minacciato dall’aumento delle temperature e dagli incendi che bruciano la vegetazione, accelerando il rilascio di carbonio immagazzinato per millenni.
Secondo i dati della NOAA, circa 140 milioni di tonnellate di CO2 vengono emesse ogni anno dall’Artico, pari allo 0,3% delle emissioni globali causate dai combustibili fossili. Anche se sembra una quota minima rispetto ai 36 miliardi di tonnellate di origine antropica, è una fonte aggiuntiva che si somma in un momento in cui le emissioni globali dovrebbero diminuire.
Un riscaldamento quattro volte più rapido
Il riscaldamento dell’Artico avanza a un ritmo quattro volte più veloce rispetto al resto del pianeta, a causa di un fenomeno noto come “amplificazione artica”. La perdita di neve e ghiaccio, che riduce l’effetto albedo (la capacità di riflettere l’energia solare), e il riscaldamento degli oceani contribuiscono a questa accelerazione.
La tendenza negli ultimi 50 anni mostra un progressivo deterioramento del bilancio di carbonio artico, che emette sempre più CO2 in un pericoloso ciclo di feedback positivo: il riscaldamento scioglie il permafrost, liberando carbonio che a sua volta amplifica il riscaldamento. Secondo l’IPCC, lo scioglimento del permafrost potrebbe incrementare il riscaldamento globale del 10-20% entro un secolo, una stima che potrebbe essere rivista al rialzo man mano che la scienza fa progressi.
Le conseguenze globali
“Il rischio è che l’impatto sia maggiore di quanto crediamo”, avverte Florent Dominé, direttore della ricerca presso il CNRS. Con l’Artico sempre più fragile, l’unica soluzione per prevenire un “circolo infernale” è ridurre drasticamente le emissioni di CO2 di origine umana, mantenendo l’aumento della temperatura globale sotto i 2°C.
Il futuro dell’Artico, e con esso del pianeta intero, dipende dall’urgenza con cui l’umanità agirà per contenere il cambiamento climatico.