Allarme granchio blu: in Corsica hanno deciso di cucinarlo… e diventa una prelibatezza
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Il granchio blu, una specie invasiva originaria dell’America, si è trasformato in una minaccia per l’ecosistema del Mediterraneo. Arrivato alla fine degli anni ’90, il crostaceo ha trovato nel bacino mediterraneo un ambiente ideale per riprodursi, causando un’esplosione della popolazione e mettendo in pericolo altre specie marine. In particolare, la Corsica è tra le zone più colpite: negli ultimi anni la presenza del granchio blu è triplicata, rendendo impossibile la sua eliminazione.
Per limitare i danni, gli scienziati raccomandano una pesca intensiva mirata nei momenti chiave del suo ciclo riproduttivo. Ma un’altra soluzione, tanto originale quanto efficace, arriva direttamente dalle cucine: cucinare e consumare il granchio blu.
Dalla minaccia al piatto gourmet
Franck Radiu, chef del ristorante “La Terrasse du Fesch” ad Ajaccio, ha iniziato a proporlo nei suoi piatti. “È un prodotto magnifico, cresce sempre di più e ha un gusto eccezionale e unico”, afferma Radiu. Per lo chef, il ruolo della cucina è chiaro: trasformare questa minaccia in una risorsa gastronomica per ridurre l’impatto del granchio blu sull’ecosistema.
Anche altri ristoratori corsi stanno adottando questa strategia. Stéphane, chef di un ristorante locale, lo serve con una bisque e linguine, conquistando i palati dei turisti. “È straordinario, molto fine, ma diverso dal nostro granchio bretone”, commenta una turista. Suo marito scherza: “Se fanno sparire tutte le altre specie, allora meritano di finire nel nostro piatto”.
Una soluzione per sostenere i pescatori locali
Paul Luciani, direttore del ristorante L’Ebistine a Furiani, sostiene che il coinvolgimento dei ristoratori sia fondamentale per la regolamentazione del granchio blu. “Dobbiamo puntare su questo prodotto per aiutare i nostri pescatori locali e contenere il problema”, afferma.
Questa combinazione tra cucina e pesca mirata potrebbe rappresentare un’arma efficace per affrontare una delle sfide ecologiche più urgenti del Mediterraneo, trasformando un nemico in un’occasione per valorizzare i prodotti locali e proteggere l’ecosistema.