7 Gennaio 2025 - 12.13

Allarme infermieri: in Veneto ne mancano 3000

Allarme di Nursind Vicenza: nel Vicentino mancano almeno 3000 infermieri

“Da qui al 2029 una carenza di ameno tremila infermieri, che potrebbe portare alla chiusura di tre ospedali spoke, con 350 posti letto per struttura. Nella migliore delle ipotesi – commenta Nursind Veneto – si parla di una carenza di circa 3.000 unità e nella peggiore di 8/9.000 unità. Se i dati verranno confermati nel corso degli anni si rischia la chiusura di almeno tre ospedali spoke con 350 posti letto per struttura”.

Situazione provinciale

Nursind Vicenza continua a fare terra bruciata in provincia. Il 2024 conferma il Nursind come primo Sindacato della provincia di Vicenza in ambito della Sanità. “Un primato che non si può mai dare per scontato – commenta il segretario provinciale Andrea Gregori – anche se consolidato da una crescita costante dal 2000 ad oggi. Le nuove adesioni nel 2024 superano le 150 unità”.

La sfida da affrontare sul ricambio generazionale non è mai semplice, ma il nuovo Direttivo provinciale ha affrontato la questione con determinazione ed azioni concrete, affinché questo avvenisse nel modo più fisiologico possibile. “Abbiamo attutato diverse azioni – prosegue il segretario Gregori – per la tutela collettiva dei colleghi infermieri, in modo da intercettare gli interessi di diverse generazioni di lavoratori. Il Sindacato ha saputo mantenere il giusto equilibrio tra le uscite per i pensionamenti e il reclutamento dei giovani colleghi. In questo momento storico un equilibrio difficile e complesso da mantenere, per la nota disaffezione verso la professione infermieristica, che anche in questo anno accademico ha visto più posti a disposizione che domande di accesso nei poli universitari di Padova e Verona”.

La carenza di professionisti si fa notare anche nella nostra provincia, dove strutturalmente nelle due Ulss (8 Berica e 7 Pedemontana) mancano almeno 300 professionisti, per dar seguito a una riforma del territorio improcrastinabile. “Se è vero com’è vero che l’Italia è uno dei Paesi con meno posti letto di Europa per numero di abitanti – prosegue il segretario Gregori – è altrettanto palese che manca la funzione alternativa da parte del territorio. E questo sta portando al collasso organizzativo le strutture ospedaliere con un problema enorme da parte dei professionisti che all’interno vi lavorano. Parte della disaffezione e dell’abbandono della professione dipende soprattutto da questo. Basti pensare che nel 2022 la media europea era di 516 posti letto ogni 100.000 abitanti, mentre l’Italia ne aveva 308 per 100.000 abitanti. L’errore di programmazione e visione politica è evidente ed il risultato è devastante per i lavoratori del settore. Nel 2025 la sfida del sistema sarà il territorio con la riforma prevista dal PNRR, che dovrà essere attuata, pena la restituzione dei fondi messi a disposizione dall’Europa”.

Situazione regionale

La carenza di infermieri è più grave che mai. “In Veneto c’è da registrare un dato allarmante sulla carenza stimata da qui al 2029 di infermieri. Nella migliore delle ipotesi – commenta Nursind Veneto – si parla di una carenza di circa 3.000 unità e nella peggiore di 8/9.000 unità. Se i dati verranno confermati nel corso degli anni si rischia la chiusura di almeno tre ospedali spoke con 350 posti letto per struttura”.

La paventata ipotesi di assumere infermieri dall’India per far fronte a questo fenomeno, a parere di Nursind Veneto presenta criticità importanti rispetto alla competitività che altri Paesi europei possono garantire sotto l’aspetto retributivo e di sostegno al welfare, che rendono più attrattiva la loro offerta rispetto ai nostri territori.

Un aspetto positivo invece riguarda l’incremento dei fondi contrattuali da parte della Regione

Veneto per gli anni 2024-2025-2026 con un ammontare di 150.000.000 di euro da suddividere tra le Aziende sanitarie della Regione. “Questa è un’iniziativa concreta per rispondere alle esigenze salariali di professionisti sanitari – sottolinea Nursind Veneto – che sono tra i meno retribuiti a livello europeo. Crediamo che questa iniziativa vada nella giusta direzione se accompagnata anche a misure di welfare per facilitare l’attrattività verso il nostro territorio”.

Sulle polizze integrative sanitarie Nursind avanza delle perplessità. “Non va, a nostro modesto avviso, nella giusta direzione – conclude Nursind Veneto – la proposta di polizze integrative sanitarie agganciate all’autonomia differenziata, dove si prevede un modello che va ulteriormente ad indebolire la sanità pubblica, in favore di un sistema privato guidato e gestito da gruppi economici e finanziari. Nursind sarà sempre contrario a un sistema che non sia universalistico, in cui le cure siano garantite a tutti i cittadini senza differenze”.

Situazione nazionale

Il contratto collettivo nazionale, che a parole pareva essere all’orizzonte, è ancora un miraggio. E pensare che il 2024 doveva essere l’anno del suo perfezionamento, ma dopo 10 incontri con la controparte negoziale, non si è ancora giunti ad un accordo con le sigle sindacali. “Da una parte le risorse stanziate dalle precedenti Leggi di Bilancio coprono a malapena un terzo dell’inflazione reale – commenta il segretario provinciale Nursind, Andrea Gregori – e dall’altra la parte normativa che dovrebbe favorire un maggior benessere lavorativo fatica a decollare. Stiamo cercando un dialogo che tenga in equilibrio tutte le componenti contrattuali e ci attendiamo un cambio di passo nelle prossime trattative che si terranno il 13/14 gennaio”.

Segnali positivi arrivano dall’ultima Legge di Bilancio, ma per gli effetti concreti bisognerà attendere il 2026. Un risultato sicuramente immediato per il 2025 è la detassazione al 5% dello

Straordinario, che avrà un impatto positivo sulle ore lavorate in reperibilità e in quelle lavorate

per le assenze improvvise.

L’indennità per specificità infermieristica rimane sostanzialmente al palo per il 2025 con 35.000.000 di euro stanziati, per poi incrementare significativamente nel 2026 con ulteriori 285.000.000 di euro finanziati.

Appare più redditizio, invece, l’incremento per i lavoratori dei Pronto soccorso, per i quali è previsto un finanziamento di 35.000.000 di euro per il 2025 e di altri 35.000.000 di euro per il 2026. Anche in questo ultimo finanziamento giocano un ruolo chiave le Regioni per le erogazioni in tempi rapidi, tenendo conto che il Veneto nel precedente accordo ha fatto la sua parte essendo stata tra le Regioni ad aver riconosciuto in busta paga ai dipendenti quanto dovuto.

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