Anche i produttori di Prosecco sono ‘scrocconi’ e ‘parassiti’?

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di Umberto Baldo
Diceva Roberto Gervaso che “la coerenza in politica può portare lontano: anche fuori strada”.
E forse è proprio per non correre quel rischio che i nostri politici non brillano certo per coerenza.
Prendiamo l’ormai onnipresente problema dei “dazi”, che Trump dichiara di voler imporre, manco fosse il Papa, “urbi e orbi”.
Ma qualche nostro maggiorente, per non fare nomi Matteo Salvini, sembra addirittura approvare questa politica “protezionistica”, tanto da aver dichiarato che i dazi paventati da Trump «potrebbero essere un’occasione per recuperare terreno per le imprese del Sistema Italia. Ma bisogna capire come reagire, con rapporti seri, coerenti e bilaterali…”. Certo nella sua visione delegare all’Europa l’eventuale risposta a Trump sarebbe un suicidio: meglio un bel rapporto diretto (magari gestito da lui), e che gli altri partner si fottano.
Evidentemente non la pensano come il Capitano i Presidenti dei Consorzi del Prosecco (Prosecco Doc – Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg – Asolo Prosecco Docg), che hanno lanciato l’allarme, e scritto una lettera preoccupata al Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, perché gli importatori Statunitensi hanno chiesto loro di “congelare” le spedizioni in attesa di capire quanto i ventilati dazi potranno incidere sul prezzo al consumatore yankee.
Ma il bello è che questa preoccupazione dei produttori è stata fatta propria dal Consigliere Veneto della Lega Roberto Bet, che nei giorni scorsi avrebbe chiesto una reazione dell’Italia, perché “rimanere in posizioni attendiste ed inerti non aiuta, servono azioni concrete”.
Ma chi glielo spiega al Consigliere Bet che il suo Segretario ha detto che i dazi potrebbero essere “un’opportunità per le imprese del Made in Italy”?
Ma soprattutto chi spiega ai produttori di Prosecco che secondo la visione di del Vice Presidente Vance, avallata da Trump, in quanto europei sono anche loro degli scrocconi e dei parassiti?
Attediamo una presa di distanza di Salvini, se non dalle politiche dell’America First, almeno dalle accuse ingenerose rivolte dalla “cricca di Trump” a 500 milioni di cittadini europei, che sicuramente non le meritano.
Umberto Baldo