22 Luglio 2024 - 10.31

Anziane alla cassa e l’incubo dei centesimi

di Alessandro Cammarano

È da un po’ che non parliamo di supermercati e del bestiario variopinto di chi li frequenta.

Sarà dunque il caso di riprendere l’argomento concentrandoci su una categoria – e le sue relative varianti – particolarmente particolarmente diffusa ed attiva, oltre che ecumenica dato che frequenta indistintamente le grandi catene e i discount.

Ovviamente il tutto, come sempre, senza alcuna correttezza politica – chiedendo tuttavia scusa alle signore e soprattutto ad una mia amica che dice che sono maschilista – ma con una punta di affetto dato che le protagoniste in questo frangente sono le signore anziane che potrebbero essere le nostre nonne o le prozie di quelle che a Natale ci regalano i calzini.

Ma veniamo agli esempi pratici.

Diffusissime le vegliarde che con disinvoltura sublime ignorano la fila e si piazzano davanti alla cassiera, oramai non più attonita, con un cestino nel quale ci sono almeno sei articoli.

Alla timida protesta di qualcuno la nonnina replica con un serafino “Sono due cosine”, fingendo di non vedere che i tre tapini che la precedevano hanno in mano rispettivamente una scatola di müesli, un avocado e un pacchetto di patatine.

Arriva il momento di pagare e l’ava estrae un portamonete di marocchino rosso- regalo di una vecchia fiamma per l’onomastico del 1927 – procedendo al saldo esclusivamente con pezzi di valore nominale non superiore ai venti centesimi.

Variante perniciosa quella che svuota direttamente il contenuto tintinnante nella mano della cassiera dicendo “a fassa ea che ghe vede mejo de mi”.

Tra le meno vetuste si trova quella orrenda – spesso di estrazione sociale alta -che, avendo fatto una spesa sufficientemente a resistere ad un assedio decennale, imbusta tutto selettivamente – seguendo l’ordine cibi freschi, verdure e frutta, surgelati, alimenti confezionati, detersivi e prodotti per l’igiene personale- prima di pagare.

A nulla valgono le proteste, ella fa così da quando Standa aprì in Corso Palladio e non ha nessuna intenzione di cambiare.

Per riequilibrare un pochino la par condicio non si può non ricordare il vecchietto bilioso che scalpita nelle retrovie impaziente di pagare e che tira quattro porchi con discrezione.

A lui viene facile una frase tra le più tira schiaffi di sempre, ovvero “Ah, voi giovani …”, che in alternativa può diventare “Ehhh, ai miei tempi”. Seguono reprimende alla presunta “mancanza di rispetto” delle giovani generazioni.

Se è fortunato il nonno petulante se la cava con un eloquente silenzio degli astanti; in altri casi, meno fortunati per lui, si becca una replica che può andare da un blando “ma non rompa le balle” ad un più drastico “muori male”.

Resta da raccontare della sioretta incapace di controllare il pargolo di settantacinque mesi che, ancora seduto nel carrello, prende qualsiasi osa sia vicina alla cassa per poi lanciarla tra la spesa altrui. Se appena si prova ad obbiettare qualcosa allora parte la geremiade stizzita della genitrice, capace di prorompere con fare tagliente in esclamazioni tipo “il bimbo deve pur fare qualcosa!” e alle quali si dovrebbe rispondere “Sì, arruolarsi nella legione straniera”.

E i cassieri? Quasi sempre vittime, ma ogni tanto odiosi pure loro. Ma questa è un’altra storia.

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