21 Febbraio 2024 - 9.25

Aria inquinata – Cosa respiriamo – 1

Umberto Baldo

Ieri 20 febbraio 2024 in 9 province della Regione Lombardia sono state introdotte limitazioni alla circolazione delle auto, e non solo, per cercare di abbassare il livello dell’inquinamento atmosferico.

Le misure contenitive interessano le province di Milano, Monza, Como, Bergamo, Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Pavia, e si sono rese necessarie a fronte di quattro giorni consecutivi durante i quali il livello di polveri sottili è stato straordinariamente più altro rispetto alla norma (superato il picco del 2017).

A fronte di un’emergenza che ormai non è più tale, perché diventata normalità, ritengo utile approfondire la tematica, e quindi questa è una sorta di “parte prima”, in quanto continuerò a parlarne anche nei prossimi giorni.

Parto da una osservazione.

Molti anni fa, quando il problema dell’aria inquinata cominciò ad affacciarsi, il che vuol dire semplicemente che ne cominciarono a parlare i mezzi di informazione, noi cittadini eravamo molto sensibili alle limitazioni.

Almeno se ne parlava, si discuteva dei blocchi, le mamme si preoccupavano per i bambini.

Ora ci siamo assolutamente assuefatti, e tutto è diventato ordinaria amministrazione, tanto da non meritare più alcuna attenzione, a parte forse qualche moto di fastidio.

Ormai l’aria inquinata è una componente della nostra vita, è ormai parte del paesaggio, ed a dirla tutta, ciò è del tutto comprensibile.

Perché anche i Comuni, anche i Pubblici amministratori hanno l’impressione di sentirsi come dei don Chisciotte in lotta contro i mulini a vento, ed in fondo lo dicevano anche i nostri padri latini che “ad impossibilia nemo tenetur”.

Oltre tutto le stesse misure previste, dopo anni e anni di inutili attivazioni periodiche, sembrano “pannicelli caldi”, in attesa dell’unica cosa veramente in grado di abbassare il livello degli inquinanti; la cara vecchia pioggia,  magari accompagnata anche da un po’ di vento.

Ma guardiamole queste misure previste in Lombardia. 

Parliamo di limitazioni alla circolazione nei Comuni con una popolazione superiore alle 30mila unità; tutti i giorni dalle 7.30-19.30 stop alle vetture di qualunque tipo Euro 0 ed Euro 1, e per quelle a gasolio Euro 2, 3 e 4. 

Le limitazioni sono estensive, e si applicano anche sabato e domenica, interessando anche i veicoli euro 4 diesel commerciali, e gli euro 0 e 1 a Gpl e metano.

Molti, a ragione, si domandano se bloccare a casa la gente serva veramente.

C’è poi l’obbligo di tenere una temperatura non superiore a 19 gradi centigradi sia nelle private abitazioni che negli immobili commerciali. 

Inoltre vige il divieto di combustioni e di accensione di fuochi all’aperto; quindi  vietati anche i barbecue privati.

Qui siamo alle comiche, perché lo sanno tutti che nessuno andrà mai a controllare se in un condominio o in un ufficio pubblico si viaggia magari a 25/26 gradi, e poi non è che i barbecue a Milano siano poi così diffusi.

Tralascio le limitazioni all’agricoltura (per fare un solo esempio non spandere gli affluenti di allevamento), sempre per il motivo che   siamo “alle grida manzoniane”, utili alle Autorità per pararsi il culo, ma di nessuna utilità pratica, vista la totale assenza di controlli e verifiche.

Prima di procedere oltre nelle nostre disamine, e nei nostri ragionamenti, credo sia indispensabile focalizzarsi su quale sia l’oggetto del contendere, vale a dire di cosa ragioniamo, di quali inquinanti parliamo, e dei rischi connessi.

Ciò perché, nel clima di assuefazione cui accennavo prima, forse abbiamo dimenticato che di fatto respiriamo dei veri e propri veleni, che noi definiamo con termini “neutri” quali  PM10 e PM2,5.

Quando si parla di inquinamento dell’aria si usa spesso il termine “micropolveri”, col quale ci si riferisce di solito al particolato, cioè l’insieme delle sostanze (che possono essere solide e liquide) sospese nell’aria con un diametro fino a mezzo millimetro. 

La loro origine è varia e può essere naturale, come quella derivante dai pollini, o causata dalle attività umane, come gas di scarico prodotti dai veicoli, dagli impianti industriali e dal traffico.

Ciò che viene denominato PM non è altro che  l’abbreviazione della locuzioneparticulate matter, usata per identificare le dimensioni delle particelle che costituiscono l’aria: più sono piccole, più entrano a fondo nel corpo umanocausando, potenzialmente, danni. 

Il PM 10 si chiama così perché è formato da particelle con un diametro inferiore al centesimo di millimetro (10 micrometri), e può raggiungere le parti interne del naso e della laringe, mentre particelle più piccole, come appunto il PM2,5 possono depositarsi nei bronchi e nei polmoni.

Quali sono i rischi?

L’Istituto Superiore della Sanità spiega che l’esposizione prolungata a questo tipo di particelle può causare “disturbi (sintomi) e cambiamenti della funzione respiratoria (bronchiti, asma, che possono anche richiedere il ricovero ospedaliero)”, e nei casi più gravi anche infiammazioni acutedelle vie respiratorie, ed alterazioni del sistema cardiocircolatorio.

Ma ancora peggio, l’esposizione al pulviscolo più piccolo (PM 2,5) è stata associata ad un aumento della mortalità per malattie respiratorie, e ad unmaggior rischio di tumore

I tumori sono stati collegati anche alla presenza di sostanze cancerogeneattaccate alla superficie delle particelle che, attraverso il PM 2,5 possono arrivare fino alla parte più profonda dei polmoni, dove sono assorbite dall’organismo.

Agghiacciante, no?

Questa è la “merda” (scusate il francesismo) che quotidianamente inaliamo, e il brutto è che non possiamo farci niente.

Certe volte mi viene da ridere (per non piangere) quando sento qualche mamma dire “porto il bambino al parco così respira un po’ d’aria buona”, o vedo i vecchietti godersi un po’ di pace seduti su una banchina.

E mi viene da pensare che per essere tranquilli dovrebbero indossare non le mascherine FFP2 (quelle utili contro il Covid per intenderci), bensì vere e proprie maschere anti-gas. 

La cosiddetta qualità dell’aria della località dove viviamo è ormai un dato che possiamo conoscere facilmente giorno per giorno, in quanto è ad esempio riportata da buona parte dei siti che trattano di previsioni atmosferiche.

Questa la scaletta in uso:

• buona – possibilità di dedicarsi alle consuete attività all’aperto;

• sufficiente – attività all’aperto senza particolari precauzioni;

• mediocre – attività all’aperto possibili per la popolazione generale, riduzione delle attività più intense all’aperto per la popolazione sensibile in presenza di sintomi;

• scarsa – considerare di ridurre le attività intense all’aperto se si manifestano arrossamento degli occhi, tosse o mal di gola;

• molto scarsa – riduzione dell’attività fisica per le persone sensibili;

• estremamente scarsa – ridurre l’attività fisica all’aperto per la popolazione

Non sottovalutatela, e consultatela prima di indossare tuta e scarpette per andarvi a “ossigenare” con una bella corsa.

Potreste scoprire che in certi giorni (ma in Padania quasi sempre) forse è più salutare leggere un libro stravaccati sul divano di casa.

A domani!

Umberto Baldo

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