ARZIGNANO/LONIGO – 170 kg di pesce in auto, arrestati bracconieri
Una importate operazione, che ha visto collaborare i carabinieri di Arzignano e la polizia provinciale di Vicenza, ha smascherato due bracconieri rumeni: si tratta di I.C. ed I.M., due fratelli entrambi residenti a Lonigo.
Tutto è iniziato dal controllo dei fratelli rumeni e di un cittadino indiano che si trovava assieme a loro. Le forze dell’ordine sono intervenute nel pomeriggio di sabato, insospettite da una station wagon parcheggiata davanti all’ospedale Cazzavillan di Arzignano, che assomigliava quasi ad un bancone del mercato, ovviamente clandestino. Proprio nell’auto, infatti, è stato rinvenuto più di un quintale e di pesce appena pescato, senza nessuna licenza, nascosto all’interno di sacchi neri. I carabinieri hanno subito portato i tre sospettati in caserma e, nel frattempo, per maggiori informazioni, hanno avvertito il corpo forestale che a sua volta si è messo subito in contatto con la polizia provinciale, responsabile di questo tipo di controlli.
La legge sulla pesca sportiva vieta la cattura giornaliera in quantità superiore ai 5 kg per ogni pescatore, senza contare che vietata è anche la vendita del pescato. I due fratelli rumeni, che con loro non avevano né licenze né alcuna documentazione che potesse certificare un eventuale acquisto lecito, portavano con loro ben 170 kg di pescato, superando di gran lunga i limiti previsti dalla legge.
Nello specifico, i militari hanno trovato 150 carpe a specchio e regina, alcune di peso compreso fra i 4 ed i 6 kg e 60 di misura inferiore alla minima prevista, 30 carassi, 20 abramidi, 110 pesci gatto, 4 lucioperca e 1 pesce siluro. E non è tutto: sono state rinvenute anche 33 carpe di media e grossa taglia ancora vive che sono state liberate nei fiumi della zona.
Interrogati dai militari, i due hanno dichiarato di non saper identificare il luogo in cui avessero preso il pesce e, come se non bastasse, hanno affermato anche di aver utilizzato le mani ed un bilancino, che non è stato però rinvenuto. Tra gli arnesi recuperati, invece, c’erano un gancio in acciaio e un’ancoretta di grossa misura per la pesca a strappo, tutti mezzi vietati.
Il pescato, infine, era stato diviso per specie e posizionato all’interno dei sacchi neri, tre dei quali, al momento del controllo, erano già vuoti. Al loro interno, però, sangue fresco e muco, secondo i militari, proveniente da pesce già venduto.
Il pesce, ovviamente, è stato immediatamente sequestrato. Ma non è finita qui: i due fratelli dovranno pagare una multa salata, ben 544 euro a testa. Le accuse sono di pesca senza licenza (con conseguente evasione delle tasse di concessione regionale), il superamento del limite massimo di cattura di 5 kg, l’utilizzo di strumenti vietati, la cattura di pesce di misura inferiore alla minima prevista. Ancora da verificare è il rispetto delle norme igienico-sanitarie per quanto riguarda trasporto e commercio di fauna ittica.
“Il fenomeno del bracconaggio intensivo delle carpe, molto ricercate soprattutto tra i cittadini dell’Est Europa – ha dichiarato l’ispettore Francesco Nassi – sta assumendo proporzioni enormi, anche se qui da noi ancora contenute. Solamente per il bacino del Po, il commercio illegale di tale specie è quantificato in milioni di euro, visto che una carpa medio-piccola ha un valore di 5-6 euro al kg e una viva, superiore ai 10 kg, può valere dai 100 ai 150 euro”.