Asiago: rifugiata Ucraina salvata con angioplastica coronarica
Giovedì 24 marzo, tra i 75 rifugiati giunto all’ospedale di Asiago, c’era anche una donna di 60 anni che poco dopo il suo arrivo si è sentita male. Sottoposta ad elettrocardiogramma e quindi è stata trasferita al San Bassiano dov’è stata stabilizzata. Nella giornata di ieri, una coronarografia ha consentito di identificare un importante restringimento (per circa il 99%) del ramo coronarico più importante. Nel corso della stessa seduta è stata quindi sottoposta ad una angioplastica coronarica che ha consentito di ripristinare il regolare flusso sanguigno, attraverso l’applicazione di molteplici stent all’interno della coronaria.
Al termine della procedura la paziente, che non parla inglese né italiano, è riuscita comunque a comunicare tutta la sua gratitudine agli operatori della Cardiologia che l’hanno assistita, componendo con le mani un simbolico cuore.
«A tutti gli effetti si è trattato di un intervento salva-vita – spiega il dott. Fabio Chirillo, Direttore della Cardiologia del San Bassiano – in quanto la paziente rischiava di sviluppare un infarto molto esteso. Con l’aiuto di un’interprete abbiamo ricostruito la sua storia clinica: effettivamente già da qualche mese la signora lamentava angina (dolore transitorio al torace, ndr.) da sforzo e per lei in Ucraina era già stata programmata una coronarografia, che non ha mai potuto eseguire a causa dello scoppio della guerra. La procedura ha avuto pieno successo e salvo inattese complicanze la signora sarà dimessa nel fine settimana e quindi riaccompagnata al centro di accoglienza di Asiago».
Lì, insieme agli altri compagni di viaggio, potrà riabbracciare tre ragazzi che ha portato con sé in Italia e che accudisce dopo che il loro padre è deceduto e la madre è andata al fronte per combattere.
«La guerra ha impedito alla signora di ricevere le cure di cui aveva bisogno, siamo felici che abbia potuto riceverle qui – commenta il Direttore Generale Carlo Bramezza -. Ogni rifugiato arrivato si porta dentro una storia umana di sofferenza, ma anche di coraggio e di profonda dignità. Siamo orgogliosi di poter offrire loro assistenza dando il nostro contributo nel piano di accoglienza coordinato dalla Regione Veneto».