13 Giugno 2023 - 8.40

Assicurazione obbligatoria per pedalare in bici?

Spesso, soprattutto quando si è un po’ avanti con gli anni, si ripensa al passato con una certa dose di nostalgia.

Molti ad esempio rimpiangono gli anni della cosiddetta “prima Repubblica”.

Intendiamoci, tutte le fasi storiche presentano luci ed ombre, e per quando mi riguarda, pur essendo consapevole che allora non fossero tutte rose e fiori, non c’è dubbio che almeno in politica c’erano meno “sguaiatezza”, meno “approssimazione”, rispetto all’oggi.

Si potrebbero fare un milione di esempi, ed i media sono ormai il testimone, meglio dire la grancassa, di comportamenti che talvolta fanno cadere le braccia, contribuendo anche ad aumentare la sfiducia nella politica.

Ripensando alla prima Repubblica, i politici non erano sicuramente dei santi, ma in linea di massima non davano l’impressione di parlare a vanvera, tanto per dare aria alla bocca, e c’era una regola non scritta, che però in linea di massima veniva rispettata; quella che le cariche politiche erano tenute distinte da quelle ministeriali.

Per spiegarmi meglio, era rarissimo che il Segretario Nazionale di un Partito fosse contemporaneamente anche Ministro, e magari Vice-premier,  e ciò per tenere opportunamente distinto il ruolo politico da quello amministrativo.

Certo le cose sono cambiate, oggi i Partiti sono diventati “a gestione personale”, a dominare la comunicazione sono soprattutto i social, ma tutto questo ha inevitabilmente portato i politici ad esprimere le loro idee e le loro posizioni prevalentemente attraverso twitter o messaggini, spesso senza avere il tempo di riflettere od approfondire il problema. 

Oggi l’importante sembra solo esserci, rispondere e polemizzare in tempi rapidissimi, senza badare troppo ai contenuti.

Tornando alla distinzione fra ruolo politico ad amministrativo, pensando ad esempio a Matteo Salvini, mi chiedo come faccia a contemperare il ruolo di Capo della Lega e di Ministro delle Infrastrutture.

Come faccia cioè a seguire bene le problematiche interne di un Partito piuttosto effervescente com’è la Lega (ad esempio in Veneto), e quelle di un Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che date le dimensioni e la vastità delle competenze non è propriamente una “sine cura”.

Il rischio a mio avviso è quello di non svolgere al meglio nessuno dei due ruoli.

Porto un esempio, che potrebbe sembrare minimale, ma che per me è invece indicativo.

Mercoledì 7 giugno 2023 il Ministro Matteo Salvini, durante un question time alla Camera, ha annunciato che le nuove norme sulla sicurezza stradale prevedono tra le altre cose “casco, assicurazione, targa e freccia obbligatorie non solo per i monopattini, ma anche per le biciclette”.

Inutile dire che, relativamente a quel “anche per le biciclette”, è immediatamente stato ripescato e riproposto in Rete un twitter del 1 dicembre 2015 (c’era in carica il Governo Renzi) in cui lo stesso Salvini scriveva: “Intanto un senatore del Pd ha proposto di mettere targa e far pagare il bollo anche ai proprietari di biciclette.  Matti!”. 

La rete non dimentica, questo lo si sa!

Certo cambiare idea, anche in politica, è normale ed anche fisiologico, ma potrei anche sbagliarmi, è difficile che questo caso non suggerisca  l’impressione di una gestione confusionaria ed approssimativa di temi delicati come la sicurezza sulle nostre strade.

Immediate le reazioni negative dei produttori di biciclette, in particolare quelli della cosiddetta “bike valley” d’Italia, il nostro Veneto, in cui si concentra il 31% delle imprese produttrici.

Ma proteste sono arrivate ovviamente anche dagli appassionati e dagli utilizzatori delle due ruote.

Per darvi un’idea vi riporto solo le dichiarazioni di Antonio Dalla Vecchia coordinatore di Fiab Veneto (Federazione italiana ambiente e bicicletta): «Che si fa il PRA (Pubblico registro automobilistico, ndr) di bici e monopattini? Non esiste in nessuna parte del mondo. E le frecce? Mai viste.  È sbagliata e improduttiva, mette a repentaglio tutta la ciclo-filiera che in una Regione come il Veneto è importante produttrice di Pil. Applicare queste previsioni sarebbe una sciagura. In passato, l’Australia ha ipotizzato l’introduzione di obblighi simili per poi fare dietrofront nell’appurare che erano inapplicabili.  Altrove in Europa si tentò il casco, ma rimasto solo fino ai 12 anni.  L’assicurazione già esiste, se uno vuole, non ha senso renderla obbligatoria”. 

Guardate, non entro nel merito della problematica della sicurezza stradale in generale, per migliorare la quale a mio avviso tutte le proposte hanno una loro validità. 

Ma da italiano, che conosce la nostra realtà ed i nostri vizi, non posso non chiedermi:

Ma se sempre più italiani non assolvono l’obbligo di assicurare auto e moto, è pensabile che siano propensi ad assicurare le biciclette?

Chi controllerebbe, visto che nessuno sa quanti milioni di biciclette ci siano nelle case degli italiani, a meno di non voler appunto imporre l’obbligo della targa?

Sarebbe la nostra struttura burocratica pubblica in grado di reggere l’impatto di un tale obbligo?

Per non dire che me li vedo già gli extracomunitari delle nostre città che “commerciano” (sic!) in biciclette fare la fila per assicurarle! 

A fronte dell’immediata e veemente levata di tutte le associazioni che hanno un minimo di competenza in campo ciclistico, da quelle dei produttori, a quelle dei ciclisti a quelle ecologiste, Salvini ha deciso di smentire se stesso a tamburo battente, precisando che: “l’annunciato obbligo di casco, targa, assicurazione e frecce riguarderà solo i monopattini elettrici e non le biciclette”. 

Va segnalato che la smentita è arrivata in modo irrituale, tramite un’intervista rilasciata al quotidiano Libero e non attraverso una nota ufficiale dell’Ufficio Stampa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Non lo so se questa proposta, poi smentita, di Salvini potrà essere ripresa, ma sono pronto a scommettere che sarà l’ennesima boutade senza seguito.

Ma per non darvi l’impressione di essere un detrattore del Ministro leghista, credo sia giusto segnalare che, nel corso del citato question time al Parlamento, lo stesso ha indicato alcune proposte che trovo appropriate ed interessanti, quali ad esempio una serie regolamentazione degli autovelox, e soprattutto l’alcol lock per i condannati per guida in stato di ebbrezza (trattandosi di un dispositivo che impedisce l’avvio dell’auto se il tasso alcolemico del guidatore è superiore a zero, io lo renderei  addirittura obbligatorio su tutte le auto).

Attendiamo fiduciosi, non il prossimo tweet di Salvini sia chiaro, ma un progetto di legge vero, da sottoporre al Parlamento.

Umberto Baldo

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