15 Novembre 2024 - 13.09

Autonomia differenziata: l’alba del giorno dopo

Di solito succede in occasione dei risultati elettorali, ma il vezzo dei Demostene italici di affermare “abbiamo vinto noi” si conferma ineluttabilmente anche in occasione della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha reso le sue valutazioni sulla richiesta di incostituzionalità della Legge sull’Autonomia differenziata, presentata dalla 4 Regioni guidate dalla sinistra; Puglia, Toscana,  Campania e Sardegna (nessuno ha ancora chiarito perché una Regione a Statuto Speciale come la Sardegna sia contraria, ma questa è la Repubblica di Pulcinella).

Immagino che anche voi, se avete scorso le dichiarazioni degli esponenti di spicco dei due ipotetici schieramenti, vi sarete accorti che sono tutti contenti, che sono tutti assolutamente convinti di avere vinto.

E così, solo per citarne un paio, si passa dal mezzo busto di un Luca Zaia trionfante a braccia alzate in un comunicato dell’Ansa che dichiara: “La Corte Costituzionale ha confermato la legittimità della legge sull’autonomia differenziata, sancendo ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione. È una conferma importante e rappresenta un passaggio storico per il Veneto e per tutto il Paese….”, a  Nicola Fratoianni, leader di Avs: «Finisce malissimo lo Spacca Italia. La Corte Costituzionale ha letteralmente fatto a pezzi la legge voluta a tutti i costi dalla destra facendone emergere tutte le caratteristiche antidemocratiche e pericolose per la tenuta del Paese».

E’ chiaro che la prima domanda che viene spontanea è la classica: “Chi ha ragione e chi torto?”.

Cerchiamo per quanto possibile di fare il punto della situazione, tenendo presente che la sentenza “vera” non è stata ancora pubblicata, e ci vorrà tempo, e che quindi ragioniamo sulla base di un comunicato stampa della Corte, per quanto abbastanza chiaro relativamente alle prescrizioni.

Vi avverto subito che è piuttosto problematico addentrarsi sulle indicazioni fornite dalla Corte relative ad una necessaria riscrittura parziale delle Legge Calderoli, perché si tratta di materie molto tecniche che richiedono specifiche competenze in materia di diritto costituzionale, che il cittadino comune sicuramente non possiede.

Mi limiterò pertanto a valutare gli effetti “politici” di questa pronuncia, che sono molti, e molto interessanti per gli equilibri di Governo e Opposizione.

Inizio quindi dicendo che la Consulta ha scelto una “via Salomonica”, valutando che la legge sull’Autonomia differenziata rispetta la Costituzione, e può quindi procedere sul suo cammino.

Di conseguenza le critiche della Schlein, di Conte, Fratoianni, e della sinistra in genere, secondo cui la riforma era contraria alla lettera dalla Costituzione è solo un bubola ad uso dei gonzi che ci credono.

D’altro canto, l’ho scritto altre volte, se proprio devono prendersela con qualcuno, gli esponenti della gauche dovrebbero impallinare i propri rappresentanti che nel 2001 votarono la riforma del Titolo V della Costituzione, evidentemente pensando di dare un contentino all’Umberto Bossi allora arrembante, per poi lasciare tutto come stava (quieta non movere, et mota quietare).

Ed al riguardo quando ho letto che anche il Vaticano ha espresso per bocca del cardinale Pietro Parolin la propria opinione: «È difficile entrare in vicende specifiche ma ribadisco, ciò che va a beneficio della comunità nazionale e soprattutto delle parti più deboli e vulnerabili, se va in questa direzione, è un bene”, ho pensato che “Oltretevere” non hanno ancora ben compreso che in certe materie che non riguardano la fede  “Un bel tacer non fu mai scritto”.

Venendo ai Partiti, io credo che la  moderata soddisfazione espressa da Zaia, Fontana e compagnia cantante appartenga più che altro alla dichiarazioni di maniera, perché non c’è dubbio che per chi  nella Lega immaginava che l’Autonomia “fosse cosa fatta”, tanto da aver già chiesto di trattare la devoluzione di materie non Lep, la pronuncia della Corte assomigli molto ad una doccia fredda.

Ora Calderoli dovrà iniziare a lavorare ad un testo di legge sostanzialmente nuovo. 

E le commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, che dovranno tornare a occuparsene, lo dovranno fare  in una situazione più complicata rispetto all’inizio della legislatura, quando riuscivano a far procedere rapidamente l’Autonomia. 

Adesso il calendario è stretto, intasato com’è da riforme e decreti da approvare con scadenze strette, e poi c’è da considerare che sono in pista anche le altre due riforme “epocali” della destra, il premierato e la separazione delle carriere: le due riforme care a FdI ed a Forza Italia.

Quanto agli alleati di Salvini, non ci metterei la mano fuoco sul fatto che la sentenza della Corte li abbia rattristati, anche perché, come accennerò più avanti, dovrebbe allontanare lo spettro del referendum promosso dalle sinistre.

Non credo sia un mistero per nessuno che l’Autonomia differenziata non è mai stata nel Dna di Fratelli d’Italia, partito fondato da Giorgia Meloni su principi centralisti e nazionalisti.

E che di conseguenza i “patrioti” avrebbero fatto volentieri a meno di impegnarsi in una campagna referendaria per difendere una riforma  che si sarebbe concentrata soprattutto al Sud, intorno allo slogan della “secessione dei ricchi del Nord voluta dalle destre”. 

E  con le elezioni Regionali in Campania e in Puglia, per FdI e FI, che nel Meridione hanno un importante bacino di voti, non sarebbe certo stata una passeggiata di salute.

Quindi mi sento di poter affermare che, per quanto riguarda la maggioranza di Governo, almeno due Partiti su tre hanno tirato un sospiro di sollievo, ed i loro leader se potessero offrire caffè e brioche ai giudici della Consulta lo farebbero molto volentieri.

E le opposizioni?

Come abbiamo visto gridano vittoria, ma a ben guardare non è tutto oro quel che luccica.

Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli, Landini sicuramente contavano molto sul referendum abrogativo della legge, anche perché la materia ben si prestava ad un ricompattamento delle forze del centro sinistra, ricompattamento difficile da trovare invece su altre materie, e soprattutto sul campo largo.  

Ora dopo l’intervento della Corte Costituzionale occorrerà capire se i pezzi residui della legge possono essere sottoposti a referendum oppure se il referendum non ha più senso. 

Dovessi giocarmi dei soldi, li punterei sul fatto che la Cassazione non ammetterà mai al giudizio dei cittadini una legge che la Corte Costituzionale ha chiaramente indicato come “da riscrivere”. 

Un’eventuale ammissione a mio avviso andrebbe in questo caso contro il principio di ragionevolezza. 

Onestamente faccio fatica a comprendere l’euforia che sembra trasparire dalle prime dichiarazioni di Luca Zaia (che resta a mio avviso l’unico a credere veramente e fino in fondo nella riforma).

Perché, ovviamente senza alcuna intenzione al riguardo, la Corte Costituzionale con la sua sentenza finirà con il favorire quello che è lo sport che viene meglio ai nostri Demostene, il “calcio alla lattina” per prendere tempo.

Lo scorso 28 agosto chiudevo un altro pezzo sull’Autonomia con queste parole. “…..Anche perché, mi ripeto fino alla nausea, credetemi che l’Autonomia resterà una delle tante “incompiute” della Repubblica di Pulcinella, una sorta di “Araba Fenice”.

Al momento nulla mi ha fatto cambiare idea.

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