Balneari: pietra tombale sulla concorrenza per altri tre anni
Umberto Baldo
“Il provvedimento legislativo adottato dal Consiglio dei Ministri sulle concessioni demaniali marittime vigenti non ci soddisfa perché prevede la messa a gara delle aziende».
Bastano queste categoriche dichiarazioni, messe nero su biancoin una nota congiunta, da Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba/Confesercenti, per capire fino in fondo perché da oltre vent’anni si trascina questa farsa delle concessioni balneari, che in altri tempi si sarebbe detto che ha esposto l’Italia al “ridicolo” di fronte all’Europa.
Possiamo girarci attorno finché si vuole, ma coloro che gestiscono da sempre le spiagge italiane si sono sempre sentiti una sorta di “Marchese del Grillo”; ma sì quello del “io sò io e voi nun ziete un cazzo”.
Solo che ad essere stati considerati un “cazzo” per troppo tempo sono i veri proprietari di quelle spiagge, i cittadini italiani.
Logico che i Balneari si dichiarino delusi, perché si sentono traditi dal Governo che col nuovo decreto-legge ha di fatto tradito le promesse fatte.
Perché erano altre le aspettative generate dalle dichiarazioni degli esponenti dell’attuale governo, sull’esclusione del settore dall’applicazione della Direttiva Bolkestein.
Detta in altre parole, è evidente che qualunque soluzione diversa dal mantenere lo “status quo” non sarebbe stata gradita, e di conseguenza valutata come un “tradimento” della categoria.
Sia chiaro che l’attuale Governo dei “Patrioti” almeno non ha mai nascosto di voler “proteggere” i balneari dal “male oscuro della Concorrenza”, come ha sempre fatto anche con i tassisti.
E gli esponenti delle destre quindi stati maestri nel fare proprio il noto aforisma di Giovanni Giolitti “Per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano”; ma è anche vero che i Governi che li hanno preceduti, tutti più o meno nell’area di centro sinistra, di fatto non hanno fatto nulla per risolvere il problema, lasciando che la questione marcisse anno dopo anno, sentenza dopo sentenza, messa in mora dopo messa in mora da parte della Ue.
Ho già avuto modo di scrivere che la categoria dei balneari ha la grande colpa di aver ritenuto di essere in qualche modo “al di sopra delle leggi”, finanche quelle europee, e confidando sul “patto” stretto con la politica sul “Mai la Bolkestein in Italia”, ha tirato la corda senza tenere conto che, “tira e tira”, alla fine la corda si spezza.
Riuscendo per di più, con questa azione di “resistenza alle norme”, ad attirare l’attenzione degli italiani sul problema spiagge, tanto che qualche “facinoroso”, applicando una propria errata valutazione della normativa in atto, ha cominciato ad occupare il bagnasciuga degli stabilimenti al grido di “Le concessioni sono scadute, quindi mi metto dove voglio”.
E credetemi che non era facile suscitare l’interesse di un popolo da sempre assuefatto all’idea che per andare a fare un bagno si debba comunque pagare.
Gorgia Meloni non è una sprovveduta, questo lo sappiamo, ed ha il merito di aver capito che “la misura era colma”, che le concessioni eterne, cedibili, e trasmissibili di generazione in generazione, non erano più difendibili, e soprattutto che l’Europa era ormai pronta a passare la pratica alla Corte di Giustizia, una cui sentenza sfavorevole (giudicata inevitabile) avrebbe non solo obbligato all’applicazione della Bolkestein, ma anche comportato qualche sanzione da pagare da parte “daaaa Naaaazzzziiioooone”.
Sanzione che non sarebbe stato facile giustificare ai cittadini italiani, soprattutto in questo periodo non di vacche grasse.
E così si è arrivati al decreto legge in cui, in estrema sintesi, si stabilisce la proroga delle concessioni in scadenza a fine anno fino al 30 settembre 2027, in attesa delle nuove gare da bandire entro giugno 2027, e un indennizzo per i gestori uscenti, che sarà pagato dai subentranti, e calcolato in base a parametri definiti da un decreto del Ministro dei Trasporti da emanare entro il 31 marzo prossimo (quindi il decreto è di competenza di Salvini, da sempre sostenitore della causa dei balneari).
Nel dettaglio è prevista anche la possibilità di una proroga fino al 31 marzo 2028 «in presenza di ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva connesse, a titolo esemplificativo, alla pendenza di un contenzioso o a difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura stessa».
Le gare dovranno essere avviate entro giugno 2027 (termine ultimo), e la durata delle nuove concessioni dovrebbe andare da un minimo di 5 a un massimo di 20 anni, per garantire al concessionario di ammortizzare gli investimenti effettuati.
Prevista inoltre l’assunzione dei lavoratori impiegati nella precedente concessione, che ricevevano da tale attività la prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.
Tra i criteri di valutazione delle offerte sarà considerato anche l’essere stato titolare, nei cinque anni precedenti, di una concessione balneare quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare.
Il Governo ha sbandierato che il decreto è stato oggetto di trattativa con la Commissione Europea, ma a Bruxelles devono aver capito che con l’Italia “fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio”, tanto è vero che giovedì mattina la portavoce della Commissione europea, Johanna Bernsel, nel briefing con la stampa ha confermato che il provvedimento approvato dal governo è frutto di un’intesa e viene accolto “con grande favore”.
Ma precisando che la procedura di infrazione non sarà chiusa: “Non lo faremo ora. Lo faremo una volta che le ultime norme italiane per le concessioni saranno pienamente in linea con il diritto dell’Ue“.
Per Bruxelles serve insomma “l’effettiva attuazione delle norme, comprese le procedure di gara delle concessioni entro la scadenza finale, che è nel 2027″. A buon inteditor…..!
Tutto bene quindi? Siamo arrivati alla fine della “commedia”?
Io ci andrei cauto, nel senso che un Decreto Legge come è noto deve essere convertito in Legge dal Parlamento, e a dirvela tutta io non sono pronto a giocarmi una mano che i Partiti, e penso in particolare a quelli della maggioranza, non mettano in atto qualche trabocchetto per annacquare le norme a favore degli “amici balneari”.
Io consiglierei alla premier un bel voto di fiducia, per evitare ulteriori possibili figure di merda.
Ritengo poi che ci siano ancora dei punti che meritano attenzione.
E’ vero che il Governo ha rinunciato al proposito di concedere una “prelazione” ai vecchi concessionari, poiché ciò sarebbe rientrato tra i «vantaggi al prestatore uscente», che sono vietati dalla Bolkestein, ma sono certo che ci si accapiglierà parecchio sul concetto di “all’equa remunerazione per gli investimenti” che il concessionario subentrante dovrà corrispondere all’uscente.
I balneari avrebbero proferito la formula del “valore aziendale” (compreso l’avviamento eh!), ma penso che, se inserita nella normativa, avrebbe dato luogo ad ancora maggiori contenziosi.
Mi resta poi il dubbio che la proroga prevista fino al 2027 (anche se i Sindaci possono anticipare le gare) possa essere valutata come una ulteriore “proroga generalizzata”, nonostante Consiglio di Stato, Corte di Giustizia Europea, Corte Costituzionale e Commissione Ue abbiano più volte detto chiaramente che una tale proroga non è possibile perché illegittima.
Basterà quindi una solo pronuncia in sede giurisdizionale contro la proroga per vanificare tutto l’impianto della normativa.
In conclusione per quanto mi riguarda la soluzione contenuta nel decreto-legge mi sembra metta una pietra tombale sulla concorrenza per altri tre anni, per cui come Italia raschiamo il fondo del barile del ridicolo(non voglio neanche pensare che fissando come termine settembre 2027 si sia calcolato che di fatto le norme entrerebbe a regime proprio a fine legislatura, scaricando eventuali rogne all’esecutivo del momento. Ma guarda caso è proprio così).
Non resta che attendere che il decreto diventi legge, sempre per il principio che, come “in Conclave si entra Papa e si esce Cardinale”, così una norma “entra in parlamento per applicare la Bolkestein, e magari ne esce con un’ulteriore difesa della corporazione dei balneari”.
I quali hanno annunciato che valuteranno iniziative sindacali contro il decreto-legge.
Stiano tranquilli che ce ne faremo una ragione!
Umberto Baldo