Banche ed Assicurazioni, il vizietto della politica
L’affaire Unicredit-Commerbank, che fa da paio a quello Unicredit-BPM dimostra, meglio conferma, che il “vizietto” della politica di intromettersi nelle logiche di mercato viene sublimato quando si tratta di Istituti di Credito.
In realtà siamo ancora fermi a quel “Abbiamo una Banca!” che ancora risuona nelle orecchie di noi italiani.
Le motivazioni addotte per opporsi ad operazioni di fusione o integrazione, soprattutto quelle supernazionali, sono sempre le solite: i timori che i risparmi degli italiani (o dei tedeschi nel caso Commerzbank) vengano utilizzati per supportare le economie di altri Paesi.
Hai voglia a parlare di Sistema Bancario Europeo!
Qui siamo ancora alla difesa dei confini nazionali dall’invasione degli stranieri (mi sembra di sentire il “Voi suonerete le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane” di Pier Capponi).
Stamattina le agenzie hanno lanciato la notizia che il Monte dei Paschi di Siena ha annunciato un’operazione per l’acquisizione totale o parziale di Mediobanca, da realizzarsi attraverso un’offerta di scambio totalitaria.
In parole comprensibili dal Sior Piero e dalla Siora Maria si tratta di una scambio “carta contro carta”, senza “schei sula tòla” come si direbbe in Veneto.
Nel dettaglio Mps valuta Mediobanca 13,3 miliardi, ed offre un premio del 5.03% sulla quotazione di ieri (concretamente tu mi dai 10 azioni Mediobanca ed io ti do in cambio 23 azioni Mps).
Potrebbe sembrare di primo acchito una normale operazione fra Banche, tesa a valorizzare gli asset.
Se non che Mediobanca è da sempre uno dei centri nevralgici del potere finanziario-bancario italico, in quanto ha in pancia il 13% del capitale del maggiore gruppo assicurativo; le Generali.
Generali che, guarda caso, è intanto impegnata nell’integrazione di Natixis, operazione avversata dai Del Vecchio e dai Caltagirone, ma molto attenzionata anche da parte della politica.
Generali è da anni oggetto del desiderio di due Gruppi finanziari; quello che fa capo a Gaetano Caltagirone e quello che faceva capo a Leonardo del Vecchio, ed ora, dopo la sua scomparsa, agli eredi.
Ricordiamo tutti le epiche battaglie del tandem Caltagirone-Del Vecchio per controllare Mediobanca (di cui detengono, rispettivamente, il 7,8% e il 19,8% del capitale) e di conseguenza Generali (di cui detengono rispettivamente il 6,92 ed il 9,93%) finora non andate a buon fine.
Ma poiché il lupo perde il pelo ma non il vizio, Generali rimangono il “faro”, l’ “oscuro oggetto del desiderio”, e se si può trovare qualche altra strada per arrivare al loro controllo, perché no?
Non è un mistero che qualcuno a livello politico accarezzava l’idea del terzo polo bancario da realizzare con la fusione fra Banca BPM e Mps.
Ma cosa succede ad un certo punto?
A sparigliare le carte, vanificando il piano, ci ha pensato quel diavolaccio di Andrea Orcel con la sua Opa su Bpm.
Apriti cielo!
Ma come? Se Unicredit secondo i nostri Demostene che ci governano non è neppure una banca italiana (nonostante abbia sede legale a Milano), come si permette di intralciare la costituzione del mitico terzo polo?
Ecco che allora nei “pensatoi” romani immagino si siano passate notti insonni spremendosi le meningi per mettere in piedi un’operazione che sia in linea con i desiderata dei nostri politici.
Badate bene che la stessa cosa hanno fatto i tedeschi a Berlino per stoppare l’assalto di Unicredit a Commerzbank.
Come si vede tutto il mondo è paese.
E così il Monte dei Paschi, Banca salvata a suon di miliardi dei contribuenti italiani, che solo di recente ha messo i conti in ordine e sta lavorando bene, improvvisamente lancia appunto l’operazione di scambio azionario su Mediobanca.
Mediobanca che ha ovviamente dichiarato di considerare l’offerta come “ostile” in quanto non concordata.
Il fuoco di artificio è appena scoppiato, c’è ancora molto fumo nell’aria, per cui è necessario aspettare le reazioni “vere”, di coloro che hanno voce in capitolo in questa materia, magari perché detentori di cospicui pacchetti di azioni.
Ma se dovessi esprimere un giudizio a caldo, direi che di là di tante belle parole, di piani fantasmagorici sulla nascita del terzo polo bancario, di primo acchito direi che siamo ad una riedizione dell’annosa battaglia dei Gruppi Caltagirone e Del Vecchio per controllare Mediobanca, e di conseguenza Generali.
Nihil novo sub sole.
L’anomalia, se così si può definire, a mio avviso sta nel fatto che, in questo caso, della partita fa parte anche lo Stato italiano, primo azionista di Mps.
Ma sappiamo da tempo che certe Forze politiche stanno contrastando Unicredit (e l’operazione BPM) proprio al fine di costruire il terzo polo bancario tricolore (bianco rosso e verde, per timore del bianco rosso e blu francese).
Credo spetti al mercato decidere.
E sono curioso di vedere quanto azionisti di Mediobanca siano ansiosi di entrare in possesso delle azioni di Mps, che negli ultimi anni non è che abbiano brillato nella distribuzione molti dividendi.
In estrema sintesi direi trattarsi di una operazione (carta contro carta) di mercato, ma con una buona dose di inquinamento politico.
Umberto Baldo