BANCHE VENETE- Allo studio soluzioni per il salvataggio dei due Istituti
Giornata di intenso lavoro e confronto per i vertici di Bpvi e Veneto Banca. I consigli di amministrazione delle due banche venete si sono conclusi da poco, e la strada da percorrere per salvare le due banche è ancora lunga anche se una accelerata è in vista. Una nuova riunione dei board è prevista per giovedì mattina e di nuovo tra lunedì e martedì prossimo. Segno che sviluppi sull’asse Bruxelles-Roma potrebbero arrivare in tempi rapidi.
Nel frattempo Quaestio (la sgr che gestisce il fondo Atlante) ha escluso la possibilità di nuove iniezioni di capitale dopo la richiesta da un miliardo fatta da DgComp la scorsa settimana. “Non si riscontrano allo stato le condizioni per qualsiasi ulteriore investimento nelle vostre banche da parte dei fondi da noi gestiti”, spiega la missiva. La scorsa settimana la direzione concorrenza di Bruxelles aveva infatti chiesto ai vertici delle due banche un ulteriore miliardo di capitali privati per avviare la procedura di ricapitalizzazione precauzionale.
La strada per arrivare una soluzione di sistema appare ancora da definire come riporta Milano Finanza. Ecco perché la strategia più efficace per sbloccare l’impasse potrebbe passare attraverso un ammorbidimento delle richieste di Bruxelles. Del resto nel corso delle riunioni di oggi il capo azienda Fabrizio Viola e il vice dg Enrico Maria Fagioli Marzocchi avrebbero posto l’accento su alcune inconguenze dell’analisi condotta da Bruxelles, a partire dal computo dei ricavi attesi nell’orizzonte del piano industriale. Proprio quest’ultimo aspetto sarebbe all’origine dell’ulteriore richiesta di capitale da un miliardo avanzata da DgComp. Il team guidato da Margrethe Vestager chiede infatti alle due banche di generare ricavi sufficienti per remunerare l’investimento dello Stato in un contesto di mercato. “Nelle previsioni fatte da Bruxelles sul fronte dei ricavi alcuni aspetti metodologici appaiono forzati”, spiega una fonte, lasciando intendere che, su queste basi, potrebbe esserci spazio per una mediazione.
La trattativa per arrivare a uno sconto dovrà comunque avvenire in parallelo alla richiesta di nuovi capitali. Anche considerando uno scenario favorevole, è infatti improbabile che DgComp abbassi l’asticella sotto i 600-700 milioni. Ecco perché già in questi giorni il Tesoro starebbe sondando diverse ipotesi operative. Se l’intervento delle grandi banche appare in salita, sarebbe tornata in auge l’ipotesi di coinvolgere alcuni dei fondi di private equty che nei mesi scorsi avevano esaminato il dossier delle due banche venete. Al momento l’interesse di tali soggetti sembra davvero molto tiepido, ma il pressing del governo potrebbe produrre risultati nei prossimi giorni.