Bassano – Parto in acqua in ospedale

La procedura, utilizzata di fatto in pochissimi ospedali, consente di alleviare in modo naturale il dolore della donna e garantire al neonato una transizione più graduale con il mondo esterno
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Parto in acqua al San Bassiano per un neonato venuto alla luce lunedì 14 aprile: una possibilità adottata di fatto in pochissimi ospedali, che però garantisce importanti benefici sia alla donna sia al neonato. «Tutto è avvenuto in modo molto naturale, come sempre dovrebbe essere il parto – racconta il dott. Roberto Rulli, direttore dell’U.O.C. Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Bassano -. La donna aveva già scelto di svolgere il travaglio nella vasca, trovandosi particolarmente a proprio agio, così quando si è avvicinato il momento del parto le abbiamo offerto la possibilità di rimanere in acqua, avendo in reparto non solo una vasca perfettamente attrezzata ma anche tutto il personale specificamente formato per questa eventualità. Tutto è andato per il meglio e la mamma ha subito applicato il contatto pelle a pelle quando ancora era dentro la vasca, e poi naturalmente anche dopo a letto».
A spiegare la particolarità dell’evento è sempre il dott. Rulli: «Il parto in acqua era abbastanza praticato in passato, ma negli ultimi anni è caduto in disuso, un po’ per il Covid un po’ perché richiede un impegno organizzativo non indifferente. Così oggi normalmente alle donne viene offerta la possibilità di svolgere in vasca una parte del travaglio, proprio perché l’acqua ha una naturale funzione analgesica, mentre per il parto vero e proprio si preferisce procedere fuori dalla vasca, perché fare in acqua anche il parto comporta un impegno molto gravoso per il reparto, soprattutto per la successiva sanificazione, che deve essere particolarmente meticolosa. A Bassano, con il rifacimento delle sale parto avvenuto circa quattro anni fa, era stata installata anche una nuova vasca che tuttavia per il parto completo non avevamo ancora avuto modo di utilizzare, anche perché nel mezzo c’era ancora il Covid. Però la possibilità del parto in acqua esiste se la donna lo richiede e se non ci sono contrindicazioni di qualche tipo».
Un’opportunità che presenta dei benefici anche per il neonato, in quanto consente una transizione più graduale verso il mondo esterno: «Per 9 mesi è stato immerso in un liquido, al caldo e al buio – spiega ancora il dott. Rulli -. Il parto in acqua rappresenta un’esperienza intermedia, in quanto il neonato inizia a vedere la luce ma è ancora immerso in un liquido, che tra l’altro viene mantenuto alla temperatura corporea, e solo poi viene esposto all’aria. E ovviamente non c’è alcun rischio di annegamento, perché in questi primissimi secondi di vita il neonato continua a essere attaccato al cordone ombelicale, dunque dal punto di vista fisiologico è tutto come se fosse ancora in utero».
«Innanzitutto ai neo genitori vanno le mie congratulazioni – commenta il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza -. La possibilità di svolgere in acqua non solo il travaglio, ma anche il parto vero e proprio conferma una volta di più gli elevati standard dell’Ostetricia del San Bassiano e la sua particolare attenzione e sensibilità nei confronti delle partorienti e dei loro neonati».