11 Aprile 2024 - 12.06

Bigoressia, la malattia che colpisce il 15% degli atleti

Esistono due facce dello sport: quella benefica e quella dannosa. L’attività fisica è un pilastro fondamentale secondo le linee guida delle organizzazioni sanitarie per contrastare la sedentarietà e i suoi effetti negativi. Tuttavia, se c’è l’invito a dedicare dai 30 ai 45 minuti al giorno allo sport, è importante fare attenzione a non cadere nella “bigoressia”. Questa condizione, che colpisce circa il 15% degli atleti, è caratterizzata da una dipendenza eccessiva dall’attività sportiva. Dietro questo termine curioso si cela una vera e propria malattia psicologica, riconosciuta dall’OMS già dal 2011.

La malattia può portare a disturbi alimentari. La bigoressia è stata identificata e studiata per la prima volta nel 1976 dal dottor William Glasser, psichiatra americano, che la definì come una “dipendenza positiva” in contrasto con le dipendenze considerate negative come l’alcol o le droghe. Due aree principali della bigoressia sono state individuate: l’ossessione per aumentare la massa muscolare, nota anche come dismorfismo muscolare o anoressia inversa, che coinvolge principalmente i giovani uomini; e l’ossessione per ridurre al minimo la massa grassa attraverso l’attività sportiva di resistenza, nota come “bigoressia atletica”, che coinvolge più comunemente le donne.

È importante notare che la bigoressia non può essere isolata dall’ortoressia o dall’anoressia. Questa dipendenza dallo sport può essere accompagnata da disturbi alimentari come l’ortoressia, che è l’ossessione per un’alimentazione sana, o dall’anoressia nelle donne che cercano di ridurre al minimo il grasso corporeo. Per i bodybuilder affetti da bigoressia, anche la dieta diventa un’ossessione, spesso caratterizzata da un’elevata assunzione di proteine e un rigoroso controllo dei carboidrati e dei grassi.

Quali sono i sintomi della bigoressia? È relativamente semplice identificare qualcuno affetto da bigoressia. Sarà estremamente difficile per lui rinunciare allo sport, poiché il suo benessere dipende da esso. La sua vita quotidiana sarà completamente organizzata attorno alle sue sessioni sportive, con conseguenti svantaggi nelle relazioni sociali, familiari e professionali, poiché niente conta più per lui oltre allo sport e al suo corpo.

Oltre ai sintomi comportamentali, possono verificarsi anche problemi fisici come strappi muscolari, lesioni ai tendini, fratture ossee, attacchi cardiaci e grave affaticamento fisico. Quest’ultimo sintomo si manifesta quando il tempo di recupero tra una sessione e l’altra non è sufficiente. Inoltre, le persone affette da bigoressia, nel tentativo di ottenere un corpo sempre più perfetto, possono ricorrere a sostanze dannose per la salute come anabolizzanti o diete iperproteiche.

Come uscirne?

Per superare questa malattia psicologica, è importante avere un seguito terapeutico con un professionista. Che si tratti di uno psichiatra della dipendenza , di un terapista specializzato in terapie comportamentali o anche di un sofrologo, il professionista aiuta l’atleta a fuggire dalla bigoressia tuffandosi nel passato del suo paziente. Gli operatori sanitari hanno scoperto che, nella maggior parte dei casi, la bigoressia è collegata a una causa principale. Considerata una malattia cronica, una volta diagnosticata, i suoi trattamenti sono coperti dalla Previdenza Sociale. Inoltre, si consiglia vivamente di diversificare gli sport praticati per non cadere nella trappola e non avere la tentazione di superarsi più del necessario in una singola disciplina.

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