2 Luglio 2024 - 9.47

Bomba del Presidente della Consulta. Per Augusto Barbera “il premierato è necessario”

Spesso giornali e media dedicano paginate, anche per più giorni, a notizie che francamente viene da chiedersi se meritino tante attenzioni.

Ma si dice che i media danno ai lettori quello che questi vogliono leggere, e di conseguenza di questi tempi meglio news scandalistiche, molta cronaca nera che tira sempre, sterili polemiche politiche, evitando di soffermarsi troppo su certe notizie sicuramente di grande rilievo.

Come ad esempio l’intervista pubblicata su Il Sole 24 di venerdì 28 giugno, rilasciata ad Emilia Patta dal Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera.

Su quale sia il ruolo del Presidente della Consulta credo non sia  necessario soffermarsi, anche per non offendervi, ma su chi sia Augusto Barbera ritengo   sia opportuno qualche accenno.

Un uomo di sinistra, a tutto tondo, e lo sottolineo in funzione di quello che scriverò più avanti.

Classe 1938, eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del Pci e poi del Pds per ben cinque legislature, fra il 1976 e il 1994, è stato anche ministro per i Rapporti con il Parlamento nel Governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi,e poi tra i promotori dei referendum elettorali (che miravano a trasformare il sistema elettorale proporzionale in un sistema maggioritario) del 1991, del 1993 e del 1999.   Maggioritarista convinto dunque, e anche pro riforme costituzionali: nel 1990 pubblicò sulla rivista Democrazia e Diritto del Pci-Pds un saggio dal titolo “Un’alternativa neoparlamentare al presidenzialismo”, in cui si riprendevano le tesi di Maurice Duverger sul premierato.

Politicamente sempre vicino a Giorgio Napolitano ed ai “miglioristi”, sicuramente contribuì, anche da Professore di Diritto Costituzionale, a traghettare gli ex comunisti nel socialismo europeo.

Personalmente ho avuto modo di conoscerlo di sfuggita in una fase della mia vita in cui bazzicavo la Roma politica, e ne trassi un’ottima impressione.

Inquadrato l’uomo, adesso vediamo i contenuti di questa intervista, che a mio avviso dovrebbe essere obbligatoriamente mandata a memoria da buona parte dei nostri Demostene.

Ma cosa ha detto di così importante Augusto Barbera?

Abbiamo già parlato delle due riforme che Giorgia Meloni e la maggioranza hanno in animo di introdurre: l’Autonomia differenziata ed il Premierato.

Entrambe vedono la netta contrarietà della sinistra nel suo complesso, con toni che sembrano quasi ventilare un “attentato alla Costituzione”.

E qui arriviamo al punto, sempre quello, sul quale vi ho intrattenuto svariate volte.

La sinistra ha quasi un “culto” della Costituzione, che viene descritta come “la più bella del mondo”, e come un “baluardo a difesa dell’antifascismo”.

Mi spiace per loro, ma il Presidente della Consulta non la pensa così, tanto da affermare: “La forma di governo non solo può essere messa in discussione, anzi mi sento di dire che deve essere messa in discussione: è ora di superare un sistema ereditato dalla Guerra fredda, fatto apposta per non permettere ai vincitori delle elezioni di governare”.

Io la penso come lui da sempre, perché da sempre sono convinto che, essendo la nostra Costituzione il frutto di una mediazione fra mondo cattolico e quello comunista, maturata dopo il periodo fascista, è stata disegnata sulla paura di avere “Governi forti”.    E quando dico “forti” non intendo autoritari, bensì in grado di garantire stabilità di governo. 

E lo spiega bene Barbera quando dice: Da decenni si sa che ci sono dei limiti della forma di governo che vanno superati. E sono i limiti posti dalla Costituente stessa”, aggiungendo a questo anche il bicameralismo paritario: “Siamo rimasti l’unico Paese ad avere due Camere che hanno gli stessi poteri. E allora perché ora non porre mano al bicameralismo?”.

E a coloro che temono il potere di scioglimento delle Camere in capo al Premier, che a loro dire svuoterebbe il ruolo del Presidente della Repubblica, Barbera dice: “Posso limitarmi a ricordare che, a certe condizioni, il potere del Primo Ministro di provocare il ricorso anticipato alle urne è presente in tutte le forme di governo parlamentare”.

E conclude: “Si dice spesso che non c’è bisogno di cambiare la forma di governo perché il Presidente del Consiglio può adottare i decreti leggi, mettere la fiducia, lavorare sui maxi-emendamenti.  Le altre democrazie europee non conoscono né decreti legge, né questioni di fiducia, né maxi-emendamenti, anche perché il Primo Ministro ha due decisivi poteri: controlla l’agenda del Parlamento richiedendo il voto a data certa di provvedimenti governativi urgenti, e può porre il veto ad emendamenti parlamentari che aumentino la spesa o diminuiscano l’entrata”.

Capite adesso perché i media collegati alla sinistra hanno messo una sorta di “silenziatore” a questa intervista?

Ma perché la “volata” al premierato (e che volata!)  è arrivata da dove non se l’aspettavano; addirittura dal Capo della Consulta, e si può sicuramente minimizzare, ma a mio avviso il messaggio neanche tanto sotterraneo è chiaro: “badate bene che stavolta sponde alla Corte Costituzionale contro il premierato potreste non trovarne”.

Osservo che a sinistra è prevalso un imbarazzato silenzio (strano per la Schlein, no?); ad attaccare apertamente Barbera è rimasto solo il Movimento 5 Stelle, che dopo aver bollato l’intervista come “irrituale ed inopportuna”, richiama pareri contrari di altri costituzionalisti.

Questo  è vero,  ci sono altri pareri di validi giuristi, ma qui a  parlare è Barbera, numero uno della Consulta, padre del riformismo italiano a cominciare dal maggioritario, e sicuramente non certo di simpatie di destra. 

Io credo che questa intervista, che io giudico “clamorosa”, dovrebbe indurre la nostra politica ad una profonda riflessione.

In primis sul fatto che da decenni sono evidenti i limiti dell’attuale struttura costituzionale della forma di governo, e non è certo un “colpo di stato” volerli superare.

Ricordando poi che l’attuale Carta Fondamentale è frutto “della paura del tiranno”, che prevalse nel 1946-47 quando il possibile tiranno era per i comunisti quello clericale, e per i democristiani quello socialcomunista.

E chiudo sottolineando che Augusto Barbera, conoscendo bene la politica italiana, raccomanda ai Partiti di “non delegittimarsi reciprocamente”, perché “ogni innovazione dovrebbe essere condivisa”.

Quindi a mio avviso opposizione e forze di governo dovrebbero abbassare la temperatura dello scontro, tenendo sempre presente che alcune materie, in primis le modifiche costituzionali e la legge elettorale, è sempre un errore affrontarle a colpi di maggioranza.

Purtroppo sono certo che anche quelle di Augusto Barbera resteranno “parole al vento”, e lo si è visto ieri a Bologna dove l’Anpi ha radunato tutti i capi dell’opposizione alla Festa Nazionale il cui titolo era già un programma: “Facciamo Costituzione”.

Ma constato che questa delegittimazione e demonizzazione degli avversari politici è ormai la regola nelle democrazie, visto quello che sta avvenendo in Francia e negli Usa. 

Mi verrebbe da dire “mala tempora currunt”, se non che la storia dimostra che il mondo, e gli uomini, sono sempre gli stessi fin dalla notte dei tempi.

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