27 Giugno 2024 - 9.52

Campi Flegrei. Prove di terremoto? Meglio andare al mare

Erasmus

Non so se ricordate le vicende di Enzo Boschi?  

Ma si, quel noto sismologo, Presidente della Commissione Grandi Rischi, che a seguito del Terremoto dell’ Aquila venne prima condannato e poi assolto definitivamente?

Io credo che con quel processo ci siamo fatti ridere dietro da tutto il mondo, per il semplice motivo che fino a oggi gli scienziati non sono stati in grado di prevedere con esattezza dove e come si verificherà un terremoto, sebbene la posta in gioco sia molto alta.

Alcuni studiosi pensano che, forse, alcune nuove tecnologie, tra cui l’intelligenza artificiale, potrebbero contribuire a una maggior precisione e rapidità nelle capacità predittive.

La verità è che i terremoti sono così inaspettati e veloci che al massimo si possono avere pochi secondi a disposizione per dare l’allarme prima della scossa; ma sono quei secondi che possono fare una grande differenza  per il bilancio di vite umane.

Abitare in una zona sismica o meno dipende dal destino, ed in ogni caso ci sono Paesi a rischio elevato o elevatissimo, ed altri in cui i terremoti sono eventi molto rari. 

Fra i Paesi più “terremotati”, passatemi il termine, ci sono sicuramente il Giappone e l’Italia.

E sappiamo tutti che proprio il Giappone rappresenta un esempio da seguire, perché grazie a un mix di misure di prevenzione e di contenimento dei danni, riesce a limitare in modo notevole perdite umane e distruzioni.

Guardate che parliamo sempre di ridurre i danni, non eliminare, perché ciò è semplicemente impossibile.

Certo la prima misura riguarda le procedure di costruzione degli edifici, con tecniche per renderli più elastici, e quindi più resistenti alle scosse.

Ma tutto questo servirebbe a poco senza una popolazione assolutamente preparata al rischio sismico. 

Sin da piccoli gli scolaretti giapponesi sanno che appena la terra comincia a tremare forte bisogna coprirsi la testa con un tatami e mettersi sotto un tavolo; in tutti gli uffici, pubblici o privati, si svolgono periodiche esercitazioni; in casa tutti tengono un kit di sicurezza con documenti, acqua, medicine e cibo per alcuni giorni.

In altre parole, in Giappone la preparazione ai terremoti è vissuta molto seriamente, e costituisce parte integrante della vita quotidiana. 

Come accennato, fin dalla tenera età gli studenti partecipano a esercitazioni sismiche, imparando come agire in caso di emergenza, e questa formazione continua nella vita adulta, con la popolazione che è educata sull’uso dell’attrezzatura antincendio e sulle tecniche di primo soccorso.

E in Italia?

Qualcosina nel campo della cultura della prevenzione si comincia a fare anche da noi, ma nulla di paragonabile al paese asiatico.

Immagino non vi sia sfuggito che da diversi mesi sono in aumento le scosse di terremoto ai Campi Flegrei, l’area vulcanica attiva situata nel Golfo di Pozzuoli, a nord ovest di Napoli.

Si tratta di un’area particolarmente critica, famosa da sempre per il fenomeno del “bradisismo”, noto anche come “respiro vulcanico”, che vede il periodico innalzamento ed abbassamento del suolo appunto in corrispondenza della “caldera” dei Campi Flegrei.

Badate bene che non si tratta di qualche millimetro; tanto per darvi un’idea a partire da gennaio 2011 è stato registrato un sollevamento di circa 96,5 cm, di cui 12,5 cm solamente da gennaio 2022. 

E’ proprio questo sollevamento  il responsabile dei numerosi terremoti che interessano l’area in questione, ovviamente con tutto ciò che ne consegue in termine di allarme fra la popolazione.

Allarme?  Forse è una parola grossa guardando quello che sto per raccontarvi.

Vediamo un po’.

Capite bene che il primo problema che si presenterebbe in caso di un sisma devastante è quello dell’evacuazione della popolazione verso località sicure.

Al fine di testare la macchina dei soccorsi, il Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con la Regione Campania, con il coinvolgimento della Città Metropolitana e della Prefettura di Napoli, dei comuni  di Pozzuoli e Bacoli, e alcuni quartieri della città di Napoli, aveva organizzato una esercitazione che doveva coinvolgere i residenti.

Insomma tutto quello che si deve fare quando succede un disastro, dall’allestimento di un campo base per le colonne mobili del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, ad Afragola, all’attivazione di diversi punti informativi rivolti alla popolazione, e quant’altro.

L’esercitazione, svoltasi nei giorni 25 e 26 giugno, seguiva quella del 22 aprile scorso, e precede un’altra prevista per ottobre.

I cittadini erano stati invitati a prenotarsi, ed in effetti a Pozzuoli circa 200 persone avevano avevano aderito.

Ma la mattina del 26 giugno, nel punto di ritrovo indicato sul lungomare di Pozzuoli, si sono presentati soltanto in quattro; a queste persone si sono poi aggiunti altri cinque puteolani che non si erano prenotati ma che si sono comunque presentati e sono stati ammessi alle esercitazioni.

Si avete letto bene, 9 partecipanti.

Alla fine, forse dopo qualche appello delle autorità, la partecipazione è cresciuta un po’ (per Napoli 28 partecipanti), ma un nulla rispetto agli oltre 100mila abitanti dell’Area dei Campi Flegrei. 

Ma la cosa che ha colpito è che mentre ci si affannava a fare le prove di evacuazione, alle spalle della “macchina dei soccorsi” si poteva vedere un’altra eloquente cartolina: centinaia di persone a fare il bagno in mare.

Francamente c’è da chiedersi se siano vere le preoccupazioni e le lamentazioni dei cittadini che i telegiornali nazionali ci mostrano ogni qual volta si registra una scossa più forte del solito, o se facciano parte di una sceneggiata.

Cosa volete, di fronte ad un tale dato desolante, anche se io preferisco chiamarlo disinteresse,  le Autorità cercano di darsi una spiegazione, come questa del Sindaco di Pozzuoli: “La vera esercitazione c’è stata un mese fa con la scossa di magnitudo 4.4; siamo quindi ancora in fase emergenziale ed è questo l’elemento che porta i cittadini a non partecipare alle esercitazioni”.

Giudizio forse un po’ ottimistico, visto che qualcuno pensa invece che i cittadini siano rimasti delusi della qualità della precedente esercitazione.

Diversa la reazione del Ministro  per la Protezione Civile Nello Musumeci, che nel corso di un evento alla Camera ha detto: “questo dato la dice lunga sulla propensione alla prevenzione nel Paese”.

Certo balza agli occhi la differenza fra noi italiani ed i giapponesi, noti per essere particolarmente rispettosi delle regole.

Ma forse questo episodio conferma la validità di questo aforisma attribuito sia a Giovanni Giolitti che a Benito Mussolini: “Governare gli italiani non è difficile, è inutile”.

Erasmus

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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