14 Luglio 2023 - 8.42

Capitan Salvini: il lupo perde il pelo……

Se c’è una caratteristica che a mio avviso va riconosciuta al politico Salvini è quella tipica del lupo; nel senso che “perde il pelo ma non il vizio”.

Perché penso questo? E quale sarebbe questo vizio?

Quello di saper interpretare allo stesso tempo un ruolo di Partito di lotta e di governo.

In fondo, nonostante tutte le dichiarazioni di “amore eterno”, di “alleanza inossidabile”,  Lega e Fratelli d’Italia sono pur sempre due Partiti che in qualche modo pescano sullo stesso elettorato, ed è naturale che ognuno cerchi di tirare l’acqua al proprio mulino, cercando di accaparrarsi più voti dell’altro.

Già, perché al di là delle dichiarazioni di “pari dignità” che si sprecano in ogni coalizione, alla fine a prevalere è sempre la fredda logica dei numeri, e chi più ne ha più conta, e comanda. 

E non dimenticate mai che quello slogan “Lega per Salvini premier” che il Capitano aveva fatto inserire nel simbolo della Lega immaginando che lo avrebbe portato ai fasti di palazzo Chigi,  dopo il 25 settembre 2022 gli è sicuramente rimasto sul gozzo, come uno di quei bocconi che non vanno né su né giù. 

Da tutto questo deriva che per Salvini ogni occasione è buona per mettere in difficoltà la sua Premier, con la segreta speranza (neanche tanto segreta poi!) di invertire la china dei consensi, riprendendosi quei voti conquistati negli ultimi due anni da FdI, in particolare nelle regioni del Nord e nella ridotta “lombarda”, che evidentemente considera potenzialmente ancora suoi.

Se a questo aggiungiamo le elezioni per il Parlamento Europeo, che per quanto lontane stanno già condizionando pesantemente i posizionamenti e le strategie dei Partiti, capite bene che i motivi di “frizione” ci sono tutti. 

E siate certi che il solo pensiero che Giorgia Meloni ed i suoi Conservatori vogliano escluderlo assieme ai suoi alleati di Identità e Democrazia dalle stanze dei bottoni dell’Europa, per allearsi con i Popolari e, se i numeri non ci fossero, anche con i Socialisti, al Capitano gli sta togliendo il sonno. 

Quindi Salvini, rispolverando una tattica che aveva già utilizzato in altre precedenti esperienze di Governo, sembra abbia deciso di riprendere a bombardare il Quartier generale su temi relativamente ai quali sa che la premier si trova in oggettiva difficoltà. 

E che questa tattica funzioni lo testimonierebbe il recentissimo sondaggio di Alessandra Ghisleri, che sembra  confermare questo nuovo trend inverso: in due parole quello che perde Meloni se lo prende la Lega, mentre Forza Italia, dopo l’”effetto funerale” di Berlusconi, è ripiombata al sei per cento.

Ma analizzando con più attenzione questo sondaggio si vede che, pur mantenendo Giorgia Meloni un indice di fiducia personale del 40,6%,  Fratelli d’Italia perde quasi due punti percentuali in dieci giorni, con contestuale crescita della Lega, che guadagna l’ 1,4%, arrivando a sfiorare il 10%. 

Quindi parrebbe che la strategia intrapresa dal Capitano, riassumibile in “garantire stabilità e governabilità ma distinguendosi ogni volta che si può”,  stia dando i suoi frutti. 

E di materie su cui “distinguersi” ce ne sono tante!

Ad esempio, riforma della giustizia? 

Sì, ma con giudizio, senza scatenare guerre di religione contro i magistrati che gli eredi politici di Berlusconi vorrebbero ingaggiare, e su cui pareva cedere anche Meloni sulla scia delle vicende che stanno coinvolgendo, alcuni esponenti  di punta di FdI a lei vicini.

E a tal proposito ritengo illuminanti le “precisazioni” di Andrea Crippa, vicesegretario federale della Lega, su Daniela Santanchè: “Fino a prova contraria lei è innocente. E noi siamo garantisti, fino al terzo grado di giudizio”. Ma attenzione: “Nel momento in cui dovessero emergere da parte della Magistratura delle evidenze su quello che è stato denunciato da alcuni dipendenti della Santanchè, mi aspetto che la diretta interessata se ne assuma la responsabilità”.

E così anche sulla vicenda di Ignazio La Russa: «Quando c’è una ragazza di vent’anni che trova il coraggio di denunciare una violenza, io sarei molto più cauto» (va notato che anche la Meloni dopo qualche tentennamento ha preso questa posizione). 

L’incapacità di mettere a terra i progetti del Pnrr?   Pronta la ricetta sempre dell’on. Andrea Crippa: “Premesso che tutti nel governo sono da considerare bravi, sono certo che se i soldi del Pnrr fossero gestiti dai ministri leghisti, a partire da Salvini e Giorgetti, e dai nostri sindaci, ci sarebbe un’alta garanzia di efficienza nella spesa”.

Qui si percepisce tutto l’astio di Salvini per il Ministro Raffaele Fitto, reo ai suoi occhi di aver accentrato tutti i poteri sul Pnrr per nome e per conto della Meloni, levandoli dalla disponibilità del Ministero dell’Economia dove siede Giancarlo Giorgetti, che pur non rispondendo sempre alle chiamate all’ordine del suo capo, comunque sta lì in quota Carroccio ed è un leghista di lungo corso. 

Ma anche se al momento  viaggia sotto traccia, c’è un’altra partita che disturba i rapporti fra  Meloni e Salvini, quella dell’Autonomia regionale differenziata. 

E a ben guardare, a mio avviso per il Capitano questa è forse la “partita delle partite”.

E’ evidente che Matteo Salvini vorrebbe poter spendere l’Autonomia regionale nella prossima campagna elettorale delle Europee, sentendo su questo tema anche  il fiato sul collo dei governatori, a cominciare da quello Veneto Luca Zaia, che non ha mai smesso di dichiarare che per quanto lo riguarda il destino della legislatura è appunto legato a questa battaglia. 

Ed è altrettanto evidente che Giorgia Meloni non voglia dare questa opportunità, questo vantaggio, a Salvini, e la conseguenza è che in Commissione Affari Costituzionali, dove si discute di questo progetto di riforma, gli ostacoli paiono arrivare principalmente dagli alleati di Fratelli d’Italia.

I quali si sbizzarriscono in una miriade di emendamenti su emendamenti per precisare, cesellare, ritardare. 

Emendamenti per impedire ad esempio la devoluzione dell’istruzione, delle reti energetiche, delle infrastrutture. 

Un vero e proprio fuoco di sbarramento, che se andasse a buon fine rischierebbe di mettere una pietra tombale sulla campagna elettorale leghista per fare il pieno di voti almeno al Nord. 

E questo spiegherebbe la minaccia dell’altro giorno, sempre per bocca del vice segretario leghista Andrea Crippa: «Si aprirebbe un serio problema nella coalizione se l’Autonomia fosse bloccata”. 

A mio avviso Salvini dovrebbe però considerare che in questo modo rischia di offrire, almeno  strumentalmente, all’opposizione (ma come abbiamo visto anche agli alleati “centralisti” di FdI) un eccezionale argomento di propaganda per dire agli elettori che si vogliono penalizzare i meridionali a favore dei ricchi “nordisti”.

Ma evidentemente il Capitano qualche conto se lo sarà fatto, e avrà concluso che perdendo definitivamente la “ridotta” leghista del Nord rischierebbe di chiudere bottega.

Quindi c’è da scommettere che continuerà con la sua azione di logoramento,  una sorta di guerriglia che non è e non sarà mai un’offensiva, perché sa bene che non ci sono alternative a questo quadro politico se non elezioni anticipate, e non è detto che l’elettorato capirebbe.

E la Premier come reagisce a queste “punture di spillo dell’amico Salvini?

Io credo che Giorgia Meloni, che come ho sempre detto è politico accorto e navigato, abbia realizzato che il citato sondaggio della Ghisleri palesi che, comunque la si pensi,  si è aperta una faglia che colpisce l’immaginario delle famiglie. 

Certo può essere che le vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo gli amici Santanché, La Russa e Delmastro siano solo una parte del problema, ma può anche darsi che  comincino a entrare in gioco altri  fattori quali l’inflazione, il caro-carrello, i mutui a tasso variabile che schizzano in alto, il taglio del reddito di cittadinanza, l’immigrazione che non si ferma (e mi giocherei un dito che Salvini il problema migranti se lo sta tenendo come arma di riserva, e Meloni lo sa bene).

Tutte cose che vanno ad inficiare il famoso slogan della campagna elettorale “Noi siamo pronti”. 

Certo si può anche andare avanti come se niente fosse, sperando che le attenzioni mediatiche, complici caldo e ferie, con il passare di giorni si attenuino, ma l’esperienza insegna che certi nodi finiscono sempre per venire al pettine, per cui meglio affrontarli, se del caso reciderli, e guardare avanti. 

Umberto Baldo

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