26 Aprile 2021 - 16.42

Casi di variante indiana in Veneto – È pericolosa? Ecco cosa sappiamo

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Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha riferito oggi che in Veneto sono stati rilevati due casi di variante indiana. “Abbiamo a Bassano due casi di variante indiana, due pazienti di nazionalità indiana” ha detto. “Sono rientrati dall’India nell’Ulss 7 Pedemontana distretto 2, a Bassano. Sono padre e figlia e la variante indiana è confermata dall’istituto zooprofilattico. I pazienti sono in isolamento domiciliare a casa. Altri due pazienti sono in valutazione (non indiani, non è stata indicata la zona)”.

Ma cosa sappiamo della variante indiana?

E’ stata scoperta lo scorso 5 ottobre e si chiama B.1.617. Isolata per la prima volta nel Maharashtra (India centro-occidentale) è ora largamente diffusa in India dove solo ieri sono stati rilevati quasi 350 mila casi e dove muoiono ogni giorno migliaia di persone. Molti Stati, fra cui l’Italia, hanno chiuso i collegamenti con l’India.

Difficile sapere esattamente quanto è diffusa in Italia e in occidente, poiché la sua diffusione è determinata dal riconoscimento dei casi, quindi dal sequenziamento. In Italia per ora si annoverano un caso a Firenze e due in Veneto (altri due in corso di valutazione). In Gran Bretagna sono stati rilevati 278 casi ed è stata trovata anche in Belgio, Germania, Stati Uniti, Australia e Singapore, Svizzera, Irlanda, Olanda, Grecia.

Per la Public Health England (PHE), l’Agenzia governativa del Dipartimento della Sanità e dell’Assistenza sociale inglese, è classificata come “variant under investigation (VUI)” e finora non è stata inserita tra le “varianti di preoccupazione (VOC)” – che attualmente sono quattro: la variante inglese (B.1.1.7); la sudafricana (B.1.315), la giapponese ex Manaus (P.1) e la variante inglese mutata (B.1.1.7 con E484K).

Fino a che punto è pericolosa?
Si pensa abbia una capacità di trasmissione piuttosto elevata ma non vi sono ancora dati certi. E’ definita a doppia mutazione per i cambiamenti presenti a livello della proteina Spike, che fanno emergere due notevoli mutazioni rispetto alle versioni di Sars-Cov-2 più diffuse.

La prima è denominata L452R che farebbe pensare ad una maggiore infettività (non necessariamente letalità), la seconda è denominata E484Q e potrebbe aiutare il virus ad eludere almeno parzialmente il riconoscimento da parte degli anticorpi diretti contro il virus originario. Ma uno studio pubblicato in preprint su BioRxiv rassicura su questa possibilità, indicando che la capacità di neutralizzazione nei confronti di B.1.617 è analoga a quella osservata per le varianti di preoccupazione quando testata sia con gli anticorpi presenti nel plasma dei guariti sia delle persone che hanno ricevuto l’attuale vaccino anti-Covid di Pzifer/BionTech. In sostanza i vaccini sarebbero efficaci.

La preoccupazione è che questa variante possa evolversi ulteriormente e ad avvalorare la tesi vi è la scoperta di ulteriori sub-focolai legati a questa variante. Un dato che lascia pensare che in zone di ampia diffusione possa evolversi ulteriormente e più facilmente. Per questo è fondamentale tenerla sotto controllo.

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