18 Aprile 2025 - 18.06

Cina, le fabbriche sentono il peso dei dazi USA: ordini in calo e incertezza sul futuro del “made in China”

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Le fabbriche cinesi cominciano a risentire duramente dei nuovi dazi imposti dall’amministrazione di Donald Trump, che stanno causando un calo significativo degli ordini, in particolare nel settore dell’export verso gli Stati Uniti. Le prime ripercussioni si osservano nella provincia del Guangdong, cuore pulsante della manifattura cinese, dove migliaia di aziende, attive nella produzione di beni che spaziano dall’abbigliamento all’elettronica, segnalano una contrazione preoccupante della domanda americana.

Tra i più colpiti c’è Xiao Junyi, 24 anni, proprietario di una fabbrica tessile a Guangzhou, che denuncia un crollo delle vendite: «I sovrapprezzi fino al 145%, e in alcuni casi al 245%, hanno avuto un impatto devastante sul nostro fatturato». Anche la piattaforma di e-commerce Temu, che opera sul mercato statunitense, ha annunciato una riduzione degli investimenti pubblicitari negli USA come risposta alle nuove barriere commerciali. Ma Xiao è scettico: «È improbabile che altri mercati possano rimpiazzare quello americano».

Il clima generale è di crescente preoccupazione per un’escalation della guerra commerciale. Andy Lin, responsabile dello sviluppo per Wosen Lighting Technology, parla di una «competizione senza fine» e sottolinea come questa situazione avrà effetti globali, incidendo anche sulla vita quotidiana degli americani. A rincarare la dose, le parole di Jerome Powell, presidente della Fed, che ha avvertito come i dazi potrebbero alimentare l’inflazione negli Stati Uniti.

Se da un lato Pechino risponde con dazi sui prodotti americani, Lin osserva che l’impatto sui consumatori cinesi sarà probabilmente più contenuto. Intanto, cresce l’incertezza nel settore manifatturiero globale, mentre la possibilità di una zona di libero scambio tra Europa e USA, proposta recentemente da Bernard Arnault, torna a essere discussa come possibile via d’uscita.

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