29 Gennaio 2015 - 10.36

CINEMA – Non sposate le mie figlie

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NON SPOSATE LE MIE FIGLIE
Di: Philippe De Chauveron Con: Christian Clavier, Chantal Lauby

@: protagonista è una coppia cattolica francese, provinciale ma benestante, con quattro figlie particolari. La prima ha sposato un avvocato musulmano. La seconda, pittrice sempre depressa, ha avuto due gemelle da un bancario cinese. La terza è accasata con un ebreo praticante e molto osservante, con senso degli affari, ma poco fortunato. La coppia, osservante e rigida nelle credenze religiose, ripone le proprie speranze nell’ultima figlia, non ancora sposata: sperano in un matrimonio cattolico, nella loro chiesa natale, con un uomo francese, bianco e di origini irreprensibili. Invece…
+ : cercare di far ridere in questo periodo è molto difficile. Farlo dopo gli attentati e gli squilibri che minano la stabilità mondiale è ancor più complesso. Ottenere un risultato enorme traendo spunto da luoghi comuni, stereotipi, cliché è un marchio di fabbrica del modo dissacrante francese di trattare temi delicati. Meglio la prima parte del film che la seconda: per un’ora, le risate sono assicurate, senza mai eccedere nella volgarità o nella risatina facile. I dialoghi sono veloci e pieni di doppi sensi: spesso rimanere al passo è difficile, soprattutto per i più giovani, ma tutto avviene secondo schemi prevedibili e riconoscibili, dove l’ilarità è sempre garantita. Anche nei temi più seri.
– : in effetti, il punto forza, ovvero la maniera dissacrante di prendere in giro tutto e tutti, è un boomerang. A un certo punto le battute finiscono e cala il silenzio in sala. Ovvio a questo punto che ci si aspetta un happy ending: in fondo è sempre una storia d’amore. Forse i luoghi comuni sulla multiculturalità sono fin troppi e scontati: in effetti, a un certo punto ci si abitua a ridere e la risata non è più così spontanea.
* : in Francia è stato un film di successo, economico e di pubblico. Nonostante i recenti fatti accaduti, il film è uscito in terra gallica nel 2014 e da noi arriva dopo molti mesi. E’ un modo di prendere in giro pieno zeppo di banalità, ma così veloce e acuto che sembra una novità. E’ come dire, in gergo culinario, crema di mais al posto della solita polenta. Perché in fondo in Italia, spesso, siamo in differita di qualche anno: dovremmo imparare dai francesi a prenderci più in giro con stile ed eleganza, tipico delle penne e voci d’oltralpe.

Elisa Bombasin

VIACQUA

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