Coldiretti in difesa del riso italiano
L’iniziativa di Coldiretti per la tutela del riso made in Italy, partita a Venezia e giunta ieri a Roma, sta dando i primi effetti. Il ministro delle Politiche agricole Martina, infatti, ha condiviso la lotta avviata dalla prima Organizzazione agricola italiana a tutela di un prodotto d’eccellenza che tutto il mondo ci invidia. “Con un click sono stati cancellati dall’Unione Europea i dazi per le importazioni di riso – spiega il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – mentre l’Unione Europea impiega mesi per prendere coscienza delle disastrose conseguenze che questa scelta ha causato per il lavoro ed il reddito degli agricoltori e per i rischi per la salute dei cittadini”. Il dicastero dell’Agricoltura, in collaborazione con lo Sviluppo economico, predisporrà un documento tecnico sull’impatto delle importazioni a dazio zero entro la fine della prossima settimana, che sarà presentato alla Commissione europea. “Coldiretti è pronta a sostenere alleanze con le associazione agricole dei Paesi europei produttori di riso come Grecia, Francia, Bulgaria e Spagna – aggiunge il presidente Martino Cerantola – per supportare le iniziative delle istituzioni. Dobbiamo lavorare a livello comunitario per l’applicazione della clausola di salvaguarda nei confronti delle importazioni incontrollate. A livello interno va posto l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza, dare pubblicità ai nomi delle industrie che utilizzano riso straniero ed istituire un’unica borsa merci e la rivisitazione dell’attività dell’Ente nazionale risi”. Dall’inizio della crisi ha chiuso quasi un’azienda di riso su cinque e la situazione sta precipitando nel 2014 con la perdita di posti di lavoro e pericoli per la sicurezza alimentare dei consumatori a causa dell’invasione di riso dall’Asia. Le importazioni agevolate a dazio zero da Cambogia e Birmania hanno fatto segnare un aumento del 754% nei primi tre mesi del 2014 rispetto allo scorso anno ed a rischio c’è anche la salute dei consumatori con il sistema di allerta rapido che ha effettuato quasi una notifica a settimana per riso e derivati di provenienza asiatica per la presenza di pesticidi non autorizzati e l’assenza di certificazioni sanitarie, nel solo primo semestre dell’anno. “L’accordo che ha portato all’azzeramento dei dazi – conclude il presidente Martino Cerantola – ha favorito l’insediamento di multinazionali in Paesi meno avanzati, dove hanno fatto incetta di terreni e si coltiva riso senza tutele del lavoro e con prodotti chimici vietati da decenni nelle campagne italiane ed europee. L’Italia, primo produttore europeo di riso su un territorio di 216mila ettari, con un ruolo ambientale insostituibile ed opportunità di lavoro nell’intera filiera per oltre diecimila famiglie, intende preservare questo importante patrimonio.