Conclave 1 – La Roccia di Roma: duemila anni di Chiesa tra tempeste e rinascite

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Umberto Baldo
Non è facile in questi giorni trovare argomenti su cui sviluppare ragionamenti finalizzati a capire meglio la realtà in cui viviamo.
Ed in effetti se guardate alla politica, fatalmente da alcuni mesi la stessa ruota tutta attorno al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Non c’è giorno, oserei dire non c’è momento di ogni giornata, che non siano condizionati quasi esclusivamente dalle notizie provenienti da Washington.
E poiché queste notizie contengono in sé elementi di economia come i dazi, di geo-politica come le pseudo trattative per porre fine alla guerra in Ucraina, di Nato, di alleanze passate e future, di possibili conquiste della Groenlandia o di Panama, alla fine si finisce per parlare sempre delle stesse cose, girando attorno agli stessi concetti, oltre a tutto senza mai avere la possibilità di arrivare ad alcun punto fermo, vista l’assoluta imprevedibilità del Tycoon, che cambia idea con una certa frequenza, spiazzando tutti coloro che ci avevano costruito ragionamenti, e così dimostrando quanto sia difficile fare previsioni in politica, quando chi è al comando sembra guidato da una bussola impazzita.
Sul fronte interno non va certo meglio, con una classe politica incapace di guardare ad un futuro incerto e difficile, e di conseguenza ripiegata su un passato fatto di fascismo-antifascismo, su cui si continua a dividersi e litigare.
E allora?
Alla fine l’argomento forte, capace di catalizzare l’attenzione del pubblico, viene sempre fuori, e negli ultimi giorni avete visto che, al di là della giusta emozione suscitata dalla scomparsa di un uomo straordinario qual è stato Mario Bergoglio, non c’è stato momento della programmazione di qualsiasi canale tv, o sito o giornale, che non sia stato dominato delle cronache della morte di Papa Francesco.
A colpi di 20 pagine che ogni giorno i quotidiani hanno dedicato alla vicenda, francamente credo si sia detto quasi tutto quello che si poteva dire, anche se, vista l’attenzione mediatica che ha coinvolto un po’ tutti, credenti o meno, siate certi che gli strascichi continueranno ancora per un po’.
Una cosa è certa; fatalmente, da sabato, da quando le spoglie di Francesco I° sono state consegnate alla storia con la tumulazione in Santa Maria Maggiore, è diventato attuale il vecchio detto “morto un Papa se ne fa un altro”.
E visto che questo brocardo guida ininterrottamente la Chiesa Cattolica da oltre due millenni, sia pure con i chiaroscuri dei secoli di mezzo, non resta che dedicarci al Conclave, che anche se letteralmente significa, “luogo chiuso a chiave”, altro non è che la procedura con cui il Collegio Cardinalizio procede all’elezione del nuovo Pontefice romano.
Vi risparmio la storia, alquanto travagliata, di questa “procedura”, ma resta il fatto che il Conclave è sempre affascinante per l’aurea di segretezza che lo circonda.
Guardate, nei prossimi giorni fatalmente i media vi presenteranno i profili e le storie personali dei prelati più eminenti, di quelli che in qualche modo dovrebbero poter aspirare all’elezione, dei cosiddetti “papabili”.
E come sempre accade, con la morte di Bergoglio è partita anche l’inevitabile rincorsa al toto-Papa che, per la prima volta, coinvolge anche l’intelligenza artificiale, il cui pronostico, per il momento, risulta comunque affine alle previsioni umane.
E, con l’approssimarsi della data di inizio del Conclave, le agenzie di scommesse straniere, britanniche in particolare, sono già al lavoro per promuovere le quote più accattivanti, pronte ad aggiornamenti last minute su eventuali defezioni o inaspettati scatti in avanti dei cosiddetti papabili.
Comunque la verità è una sola ed inequivocabile.
Quella che in questo mondo in cui sembra che i segreti non esistano più, pronosticare chi sarà eletto Papa è praticamente impossibile.
Forse non lo era nel 400-500, al tempo dei Borgia, al tempo in cui la Chiesa era caduta talmente in basso nei costumi da fare mercimonio di cariche ecclesiastiche (papato compreso) ed indulgenze: pratiche che furono la causa vera della Riforma di Lutero e Calvino, e della nascita del Protestantesimo.
Dopo le riforme conseguenti, il Conclave è diventato estremamente riservato. Le discussioni tra i cardinali avvengono a porte chiuse e sotto giuramento di segretezza assoluta. Nessuno, nemmeno i giornalisti più esperti o i “vaticanisti”, può veramente sapere come si orientano i voti.
I favoriti spesso non vengono eletti. È celebre il detto vaticano: “Chi entra Papa in Conclave ne esce cardinale.”; cioè, i candidati più chiacchierati prima, spesso vengono scartati durante le votazioni.
Le dinamiche interne cambiano rapidamente. Alle prime votazioni, i cardinali “testano” il terreno. Poi, magari dopo alcuni scrutini senza esito, si coagulano su un nome meno “scontato”, ma che può mettere d’accordo tutti.
Il papato non è più un affare italiano od europeo, e adesso contano molto i blocchi geopolitici e ideologici. I cardinali non votano cioè solo per “fede” o “simpatia”: entrano in gioco logiche complesse legate all’origine geografica, alla sensibilità dottrinale, alla volontà di cambiamento o di continuità con il pontificato precedente.
Infine, molti cardinali votano con una forte componente di discernimento spirituale, cercando, al di là di ogni calcolo umano, di scegliere chi ritengono ispirato dallo Spirito Santo.
Francamente non so dire se effettivamente lo Spirito Santo guidi le menti dei Cardinali impegnati nel Conclave, ma penso sia un fatto inconfutabile che la Chiesa riesca quasi “misteriosamente” a trovare il Papa giusto al momento giusto.
Credo che, con unosguardo più “storico” e “realista”, si possa osservare che il Conclave è sempre un grande esercizio di equilibrio politico, sociale e spirituale: i Cardinali sono quasi sempre molto consapevoli del contesto storico in cui si muovono, delle esigenze del popolo di Dio, delle sfide esterne (dittature, guerre, crisi morali…) e anche delle necessità interne (riforme della Curia, crisi di fede, scandali…).
Ed in genere finiscono per scegliere un Papa capace di interpretare, o almeno affrontare, quel determinato momento storico-ecclesiale.
Certo, non sempre il “Papa giusto” è stato perfetto, o ha risolto tutti i problemi (anzi, a volte ha anche aggravato certe tensioni!).
Ma guardando a lungo termine, sembra davvero che la Chiesa riesca a “navigare” anche le epoche più tempestose senza affondare.
In fondo credo sia questo il motivo per cui la Chiesa cattolica, nonostante due millenni di crisi, scismi, invasioni, rivoluzioni, eresie, guerre mondiali e cambiamenti epocali, è rimasta “ferma e salda” a Roma. Non è solo una presenza geografica: è anche un simbolo di continuità storica.
Quando pensi che tutto, imperi, regni, ideologie, dinastie, sia crollato o cambiato radicalmente, ti accorgi che la Chiesa cattolica romana è rimasta lì, testimone della storia, e spesso, protagonista.
Credo che mai come in questi giorni, con l’emozione planetaria conseguente alla morte di Papa Francesco, e con la tempesta mediatica che ne è conseguita, abbiamo avuto la prova che anche oggi, in un’epoca di secolarizzazione avanzata, di relativismo culturale, di sfiducia nelle istituzioni, di “scristianizzazione” dell’Europa, di abbandono della pratica religiosa, la Chiesa continua comunque a rimanere un punto di riferimento, pur tra mille contraddizioni interne ed esterne.
Continueremo il nostro viaggio nel Conclave nei prossimi giorni.
Umberto Baldo