CONCO – Liberata l’aquila Olimpia
Dopo essere stata salvata e curata, l’aquila Olimpia è finalmente libera. Lo splendido esemplare maschio d’aquila di un anno, curato al Centro Rapaci di Fimon, ha finalmente lasciato la sua gabbia ieri, a Leite di Conco. Accolto con un tifo da stadio dai bambini delle classi elementari e medie di Conco, che giustamente impazienti di vedere il maestoso volatile intonavano anche numerosi e allegri “conto alla rovescia”, l’animale ha ricambiato tanta attesa sorpassando i timori con un volo perfetto davanti agli occhi di tutti.
“Un’emozione bellissima – ha sottolineato il Presidente di Area Vasta Vicenza Achille Variati – come emozionante è tutto questo racconto, al quale non ho voluto mancare e che oggi è comunque minacciato dai tagli dello Stato. Non sappiamo ancora il destino riservato alla Polizia Provinciale e a strutture come quelle gestite da Alberto Fagan che ogni anno si ritrovano fra le mani almeno 150 rapaci da curare di tutti i tipi. Salvandone più di un terzo”. Emozione provata pure da Alessandro Vanzo e Carlo Pilati, i due amici del locale Cai che hanno visto l’aquila a terra in difficoltà segnalandola alla Polizia Provinciale, dagli agenti Emanuele Pernechele e Dario Cappellari – quest’ultimo al suo ultimo servizio prima della pensione, corollato dall’amicizia del giovane pennuto. E non è retorica – che hanno provveduto al laborioso recupero, dalle sindachesse Graziella Stefani (Conco) e Antonella Corradin (Lusiana). Quest’ultima, Presidente della Unione Montana “Spettabile Reggenza dei Sette Comuni”, ha posto l’accento sulla necessità che la montagna resti controllata mentre i segnali che arrivano sia per il Corpo Forestale dello Stato che per la Polizia Provinciale restano preoccupanti. E Olimpia? Curata dalle mani esperte di Fagan, ha preso mezzo chilo di peso e la baldanza dei giorni migliori, puntando subito la cima di un abete rosso e snobbando i due corvidi che per un po’ hanno cercato di farla sloggiare. Poi, seguendo le traiettorie misteriose e calde delle correnti ascensionali, si è librata nel cielo sopra l’Altopiano sparendo a poco a poco dalla vista: “Le aquile – ricorda Fagan – nei primi tre anni di vita viaggiano molto, poi cominciano a sentire il richiamo del luogo natio. Magari questa viene dalla Germania o dall’Austria. Quanto resterà non è dato di sapere, certo era molto debilitata. Sospettando un avvelenamento l’ho portata a Bologna, al dipartimento del professor Delogu, dove è emerso che il veleno era in realtà una concausa. L’abbiamo tenuta da noi un mese e mezzo, ora come vedete è perfettamente guarita. Regalandoci un volo perfetto per essere ammirata da tutti”. Bambini in primis, che quel bambolotto di piume se lo sarebbero abbracciato tutti con amore e che non dimenticheranno mai questo lunedì solo apparentemente qualsiasi.