Confindustria: il neo Presidente Orsini dovrebbe fare ammenda sul Superbonus 110%
Chissà se Dante fosse ancora vivo, e stesse scrivendo la Divina Commedia, in quale girone dell’Inferno posizionerebbe i “sostenitori” del Superbonus 110%”?
Pur non essendo un “Dantista” sono certo che non li piazzerebbe certamente in Purgatorio, perché chi ha inventato, messo in piedi, e soprattutto caldeggiato, contro ogni evidenza ed ogni ragionevole calcolo, questa “genialata” non merita certamente di essere salvato.
E chissà, in ossequio al principio del contrappasso, a quale pena eterna li avrebbe sottoposti?
Non è facile neppure immaginarla, perché il sostegno a questa misura “unica al mondo” (non nel senso di andarne fieri eh) a mio avviso assomma in sé una serie di colpe che per elencarle non bastano le tavole di Mosè.
Non ho intenzione di tediarvi per l’ennesima volta sulle nefandezze di aver consentito la ristrutturazione delle case dei ricchi con i soldi dei poveri, e di non aver protervamente adottato nessun controllo preventivo, tanto da aver così favorito ogni sorta di truffa e imbroglio.
Tanto bastano i freddi numeri, che in verità io definirei agghiaccianti, a disvelare la verità.
E questi numeri li ha ”sussurrati” qualche giorno fa il Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni, che nel suo intervento durante la seconda giornata dell’edizione di primavera del forum di Cernobbio ha dichiarato: “Siamo prossimi a dirci, ufficialmente, che l’importo complessivo dei bonus ediliziè certamente sopra i 210 miliardi di euro, dal 2021 a oggi. Di tutto questo dobbiamo avere piena comprensione perché, quando lodiamo l’impatto del Pnrrsul sistema Paese non possiamo ignorare che abbiamo speso molto di più per i bonus edilizi di quello che spenderemo per il Pnrr (196 miliardi di euro)”.
L’ex premier Giuseppe Conte ha sempre rivendicato come sua e del M5Stelle l’idea del Superbonus, ma vi ho già detto altre volte che nessuno, e badate bene nessuno, può chiamarsi fuori, neanche i Partiti di Centrodestra che adesso, una volta al Governo, stanno faticosamente mettendoci un argine, purtroppo a buoi scappati, ma che quando erano all’opposizione erano favorevoli, eccome se erano favorevoli.
Ma quello che mi fa veramente incazzare è sentire la Sinistra lamentare il calo di investimenti nel Sistema Sanitario Nazionale.
Ma dov’erano i Signori del Pd quando il Superbonus è stato varato, all’insegna del “tutto gratis”?
Non erano in maggioranza?
Per cui almeno si abbia il pudore di non fare demagogia un tanto al chilo, protestando ora perché la Sanità è definanziata, quando con i soldi del Superbonus la si sarebbe potuta sistemare per almeno 20 anni.
E non mi si venga a dire che il Superbonus ha mosso economia e Pil!
Perché sistemare ospedali, o acquistare apparecchiature mediche e quant’altro, non l’avrebbe mossa l’economia?
Nessuno avrà mai il coraggio di ammetterlo, ma dopo il Covid, nonostante i fiumi di parole, i talk show, le promesse del “mai più così”, il potenziamento della Sanità pubblica non è mai stato una priorità, e Lor Signori se lo ricordano guarda caso, solo ora che siamo in campagna elettorale!
Quelle furono le scelte di allora; quelle del bonus facciate e del Superbonus 110%!
Tutti furono d’accordo: meglio cappotti e caldaie piuttosto che Tac o Risonanze Magnetiche!
Almeno si eviti ogni ipocrisia e si abbia il pudore di stare zitti.
Tanto, come dicevo, sono i numeri a dire tutto; soprattutto che i bonus edilizi ci sono costati più di quello (ed è tantissimo) che incasseremo con il Pnrr (parte a debito eh!).
Ma non sono stati solo i Partiti a sostenere Superbonus 110% e affini.
Ci sono stati altri soggetti che hanno cavalcato l’ illusione che lo Stato avrebbe pagato subito a tutti il costo dei lavori per risistemare la casa, fregandosene del fatto che i contribuenti italiani avranno per i prossimi anni da “pagare le case sistemate a poche centinaia di migliaia di fortunati connazionali”.
E ricordo al riguardo queste parole del Ministro Giancarlo Giorgetti, che mi sono rimaste impresse per la loro incisività: “Avevano creato un caos. I bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno. È come quando uno dipende da una droga: ne chiederà sempre di più. Allora devi interromperla, e semmai gli dai il metadone“.
Fra questi strenui sostenitori della “droga edilizia di Stato” c’è stata senza dubbio Confindustria.
Già qualche anno fa scrivevo che l’Associazione degli Industriali non è più quella di tutta la Prima Pepubblica, quando grazie a Presidenti come Angelo Costa, Gianni Agnelli, Guido Carli, Vittorio Merloni e Luigi Lucchini, era dotata di un prestigio, di un’autorevolezza, e di un blasone che oggi sembrano irripetibili.
Certo è vero che tutti i cosiddetti Corpi intermedi sono in crisi, compresi i grandi Sindacati dei lavoratori.
Oltre tutto l’uscita della Fiat, alcuni anni fa, ha fatto si che qualunque Presidente debba fare i conti con il peso di soci come Enel, Eni, Terna e così via, ovvero i campioni dell’industria di Stato, i cui vertici sono nominati dai partiti, e senza le cui quote annuali i famosi «industriali privati» farebbero fatica a chiudere il bilancio.
Non intendo con questo sparare su coloro che si sono succeduti al vertice negli ultimi anni, ma sicuramente, tornando ai Bonus edilizi, Confindustria mi ha dato l’impressione di non essere, come un tempo, attenta anche alla tenuta dei conti dello Stato, bensì interessata più agli affari che i soldi pubblici consentivano di fare alle aziende.
E relativamente al Superbonus 110%, tanto per ricordare, nel luglio 2020, commentando in audizione il DL Rilancio che lo introdusse, Confindustria espresse il suo “apprezzamento” per il Superbonus definendolo “l’unica vera misura di rilancio degli investimenti” (sic!).
Ed il 13 maggio 2021, in audizione alla Camera, l’allora vicepresidente di Viale dell’Astronomia, Emanuele Orsini, diceva che “il Superbonus è come il motorino di avviamento delle autovetture, prima mettiamo in moto, prima l’economia riparte”.
In quella sede, Orsini chiedeva anche al Parlamento di prolungare a lungo il bonus al 110 per cento: “Ribadiamo l’assoluta importanza di prorogare il Superbonus almeno fino al 31 dicembre 2023”; chiedendo però dei correttivi, che non puntavano a una riduzione della spesa, bensì ad un suo aumento: “Il governo ha già allocato risorse per 22,26 miliardi su questo strumento, ci aspettiamo siano incrementate il prima possibile”.
Non solo era favorevole alla misura, ma Confindustria si ribellava quando il governo Draghi pensava di tagliare il bonus: “Sembra che da parte del governo non ci si la volontà di prorogare il Superbonus fino a dicembre 2023 – dichiarò ad aprile 2021 sempre il vicepresidente Orsini –. Sarebbe un gravissimo errore perché danneggerebbe il settore delle costruzioni, che è volano dell’economia”.
Confindustria si è infine opposta anche alla decisione del governo Meloni di dare, a febbraio scorso, una stretta alla misura che ormai aveva devastato i conti dello stato: a marzo 2023, in audizione, l’allora dg Francesca Mariotti ancora elogiava l’impatto del Superbonus, e criticava il Governo per “le modalità con cui è stato attuato il repentino blocco delle operazioni di sconto in fattura e cessione”.
A dir la verità a settembre scorso Carlo Bonomi in una intervista rispondeva: “È incredibile averli spesi senza una quantificazione ex ante un minimo realistica. Se ne avessimo usato una parte per rafforzare il nostro sistema industriale, il nostro potenziale produttivo e tecnologico, le prospettive di crescita sarebbero diverse”.
Alla buon’ora! Ma purtroppo Confindustria negli anni precedenti non ha mai mostrato di pensarla così; e adesso confesso che mi piacerebbe sentire proprio il nuovo Presidente Emanuele Orsini (forse colui che nel tempo si è più esposto a favore del Superbonus 110%) non certo fare un autodafé, ma almeno ammettere l’errore di aver dato sostegno alla più grande follia nella storia della finanza pubblica dello Stato italiano.