Coprifuoco: per un’ora Draghin perse la cappa…
di Alessandro Cammarano
Per un’ora Draghin perse la cappa, o perlomeno rischiò di perderla tra le 22 e le 23. L’unico dato certo è che per un pelo non si è sfiorata la crisi del Governo dei Migliori il quale, politicamente parlando, sta ancora muovendo i primi passi tra vaccini che arrivano a singhiozzo, tensioni tra le varie forze politiche – quasi tutte quelle dell’arco costituzionale – che lo compongono e malumori crescenti delle categorie produttive che, diciamola tutta, un po’ di ragione ce l’hanno.
Il nuovo decreto, quello che ammette il rischio calcolato permettendo ai cittadini maggior libertà di circolazione, rischia di essere nei fatti più restrittivo del precedente proprio perché lascia intravvedere alcune possibilità di allentamento senza di fatto permetterne la realizzazione.
Chi avesse pianificato di andare a trascorrere una giornata in un parco tematico dovrà aspettare il 15 luglio; ma le attrazioni non sono praticamente tutte all’aperto? Stessa storia per le piscine: i fortunati portatori di artriti e traumi vari possono usufruire delle vasche termali; chi si volesse semplicemente fare una decina di chilometri a rana, tanto per levarsi di dosso il torpore di mesi di inattività interrotta solo dal pisciare il cane, dovrà farsene una ragione e attendere.
I teatri possono riaprire – e con essi i cinema e i musei –: Alleluia!!! Cori celesti si innalzano lieti…però c’è un “ma” grande come il Bolshoi: un’opera dura in media tre ore, sempre che non si tratti di Wagner, e posto il coprifuoco alle 22 a che ora si dovrebbe cominciare? Certo che con gli spettacoli alle 17 resterebbe tutto il tempo per un rapido, rapidissimo, spuntino…
Permessi e incoraggiati gli spettacoli all’aperto: fantastico! Ci si diverte e si respira un po’ di aria buona…peccato però che alle due pomeridiane di un giorno qualsiasi di mezza estate le millenarie pietre dell’Arena di Verona – si tratti di Aida o di Zucchero – raggiungano temperature capaci di indurre in qualunque chiappa vi si posi una subitanea reazione di Maillard che “sigilla” il gluteo rendendolo atto a successive cotture, spargendo al contempo nell’aria estiva un suggestivo profumo di barbecue. Non se la passerebbero meglio cantanti, che tuttavia avrebbero l’opportunità di beneficiare – vista l’usuale opulenza dei costumi – di salutari saune detossinanti senza doversi recare presso un centro benessere. Vuoi mettere?
Se allo spettacolo va male alla ristorazione va assai peggio. Si riapre ma, attenti tutti, per ora – si spera in una revisione del tutto entro la metà di maggio – con posti a sedere solo all’esterno e, per non fare torto a nessuno, fino alle dieci di sera.
Anche ammettendo che troppe deroghe possano dare, anzi senz’altro diano, l’impressione di un nuovo e sciaguratissimo “liberi tutti”, resta il fatto che i ristoratori – soprattutto quelli che non possono disporre di spazi all’aperto – siano ancora una volta mazziati selvaggiamente.
È già iniziata la corsa ai plateatici, ma non si possono mettere tavoli dappertutto rischiando che l’automobilista burlone allunghi il braccio dal finestrino scippando l’insalata nizzarda del commendatore o la scaloppina al marsala del ragioniere.
Già si possono immaginare damazze impeccabilmente imbellettate che intorno alle 21,45 si tramutino in Cenerentole attempate e fuggano dal ristorante stellato con una tartelletta di farro indiano ripiena di un vapore di rana pescatrice e alloro di Sumatra in una mano e un calice di uno di quei vini dai nomi fantasiosi – tipo Saltamartino o Lipparello – che tanto vanno di moda al grido di “Il coprifuocooooo!”.
Abbandonando l’umorismo non si può non pensare che molti titolari di bar e ristoranti che nel corso dei mesi si sono attenuti rigidamente alle regole– anche stigmatizzando il comportamento censurabile di alcuni colleghi, pochi, che protestano senza mascherina e senza distanziamento – a queste condizioni semplicemente non possono riprendere la loro attività. Un ristorante per sopravvivere ha bisogno di almeno tre giri di tavoli, se non quattro, nel corso della giornata: così non si arriva neppure alla metà e molti scelgono di ritardare l’apertura a tempi più propizi oppure di chiudere per sempre. È giusto? Direi di no.
Si diceva che tra due settimane il Governo procederà ad un “tagliando” delle misure tenendo conto dei nuovi dati. Bene: credo che sarà il caso che tutti tengano un comportamento intelligente e responsabile di modo che all’Arena di Verona si possa andare di sera e che il digestivo dopo una pizza o un piatto di tagliatelle possa essere bevuto alle 22,40 e non alle sei del pomeriggio.
Alessandro Cammarano