Covid-19 nessun dorma: i pericoli reali e le esagerazioni, sarà “autunno caldo”?
Non so se avete notato che, nonostante da qualche settimana in Veneto non sia più obbligatorio indossare la mascherina quando si è all’aperto, a meno che non ci si trovi a meno di un metro da altre persone, molti continuano a camminare con bocca a naso coperti.Mi sono chiesto il perchè di questa ritrosia ad abbandonare tale presidio, che francamente non è gradevole da indossare, perchè limita la respirazione, rendendola difficoltosa.Non è facile dare una risposta univoca.Io penso che per molti sia diventata quasi un’abitudine, ma la maggioranza di questi “irriducibili” lo fa perchè non si fida di quello che legge sui media e ascolta in televisione.Io ho abbandonato volentieri la mascherina quando non mi trovo in luoghi chiusi, ma onestamente non me la sento di biasimare questi cittadini che, nel dubbio, preferiscono “non rischiare”.Perchè, per quanto mi sforzi, non ricordo un tema sanitario su cui gli scienziati si siano divisi così nettamente come sul virus di Wuhan.All’inizio della pandemia abbiamo visto un ondeggiamento fra allarmismi apocalittici e pressapochismi tendenti a minimizzare i rischi.Ma con il passare del tempo le cose non sono poi cambiate di molto.Certo, si tratta di un virus completamente nuovo, sul quale di fatto si è stati costretti a lavorare per lo più su ipotesi, ma questo avrebbe richiesto una certa unione delle forze, non il perdersi in polemiche sterili, che oltre che danneggiare l’immagine del nostro Paese, ha generato confusione fra i cittadini.Anche adesso, che la fase peggiore dell’epidemia sembra alle spalle, la diversità di vedute sembra la regola.Solo per fare qualche esempio, il prof. Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione all’ospedale San Raffale di Milano, fino ad ora noto per essere il medico personale di Silvio Berlusconi, ha dichiarato di recente: “Il coronavirus è clinicamente inesistente. Il virus dal punto di vista clinico non esiste più”. Apriti cielo! Immediate le reazioni dell’ormai “mitico” Comitato Tecnico Scientifico, e di altri illustri clinici. Tipo quella di Franco Locatelli, Presidente del Consiglio Superiore di Sanità che ha così replicato: “sconcerto e sorpresa, basta semplicemente guardare al numero dei nuovi casi di positività al Covid 19 che vengono confermati ogni giorno per avere la dimostrazione della persistente circolazione in Italia del coronavirus”.Potrei continuare a riportare contestazioni e precisazioni sul tema di altri “titani” della medicina, ma francamente credo sia inutile, perchè ognuno aggiunge un pezzo ad una narrazione che a questo punto assume toni di pura polemica, che fa sorgere anche il dubbio che nella disputa possa giocare qualche gelosia di carattere personale o professionale.Di fronte a tutte queste, per usare un eufemismo, “diversità di vedute”, come volete che reagisca il cittadino comune?Non riuscendo ad avere risposte univoche anche alle domande più semplici, quelle che servono per il vivere quotidiano, cerca di trovare da solo qualche indicazione, spesso affidandosi purtroppo a fonti meno autorevoli.Ecco quindi che c’è chi ad esempio comincia a credere che ci abbiano raccontato un sacco di fregnacce, e di conseguenza non serva più alcuna misura di protezione, e chi invece assume, come abbiamo visto, atteggiamenti estremi, continuando a girare bardato, con tanto di guanti.Indubbiamente in questo gioca anche la psicologia del singolo, e quindi diversi sono i comportamenti fra chi ha da sempre la paura persistente di entrare in contatto con germi, batteri e virus, ed in generale con lo sporco, e chi invece questi problemi non se li pone per niente. Come sempre l’equilibrio sta fra i due estremi, al di fuori da ogni esagerazione in un senso o nell’altro, ma è anche vero che va considerato che quando si parla della propria salute certi argini saltano. Ma facendo adesso un ulteriore passo avanti, è chiaro che, dopo aver aperto tutte le attività, sia pure con regole in certi settori alquanto stringenti, la domanda che ci si pone adesso è: ci sono rischi di ripresa dell’epidemia, magari dopo l’estate?Si tratta in questo momento della domanda delle domande, e la discussione che innesca sull’efficacia e sulle modalità delle riaperture si muove sul sottile crinale tra salute collettiva ed economia del Paese.Comunque la si veda, anche la Siora Maria intuisce che stiamo addentrandoci in un territorio inesplorato, e anche su questo tema i nostri scienziati ci forniscono risposte diverse, talvolta anche antitetiche. Se, infatti, l’efficacia dell’isolamento e del distanziamento sociale è scientificamente dimostrata, e dobbiamo al lockdown se abbiamo fermato la curva del contagio, non è ancora chiaro quali potranno essere nei prossimi mesi gli effetti del ritorno alla “normalità”. E’ evidente che l’orizzonte temporale al momento guarda non più in là di settembre, perchè con l’apertura delle scuole il ritorno alla “normalità” si sarà completato, e solo a quel punto si capirà se la temuta “seconda ondata” resterà uno spauracchio, o si concretizzerà.La storia delle grandi pandemie del passato sembrerebbe confermare questa ondata di ritorno. L’influenza del 1918, la cosiddetta “spagnola”, è considerata quasi un paradigma: ha fatto oltre 50 milioni di vittime e si è verificata in più ondate, l’ultima più grave della prima. Altre pandemie influenzali, tra cui una nel 1957 e un’altra nel 1968, hanno avuto almeno due ondate. L’influenza H1N1 del 2009 iniziò ad aprile ed ebbe, negli Stati Uniti e nell’emisfero settentrionale temperato, una seconda ondata in autunno. Io penso che, dopo la fase acuta di una pandemia, il momento più pericoloso sia proprio quello del rilassamento che inevitabilmente si diffonde quando i numeri mostrano un calo significativo dei contagi. La ritrovata “libertà” di movimento, la possibilità di reincontrarsi, di poter fare cose prima vietate, può spingere ad un diverso approccio psicologico, e di conseguenza ad un allentamento delle misure di prevenzione.Questo è invece il momento in cui prestare la massima attenzione, perchè se una cosa è certa, al di là dei diversi punti di vista, è quella che il Covid-19 continua a girare, magari con una carica virale ridotta, ma continua a girare fra di noi.E la riprova la troviamo nell’altalena dei numeri che segnano l’andamento dell’epidemia ad esempio in Lombardia, la Regione più colpita. Ed in Lombardia il rapporto fra i tamponi effettuati ed i casi positivi scoperti, negli ultimi giorni mostra che i contagi sono tornati a crescere, non di molto, ma la ripresa è incontestabile. E non è certo un caso se la Regione Lombardia ha deciso di prolungare l’obbligo delle mascherine almeno fino al prossimo 30 giugno.Ma qualche altro segnale arriva anche da altre realtà, tipo i 111 contagiati, ed i 5 decessi correlati, all’ospedale San Raffaele di Roma.E nel nostro stesso Veneto, sicuramente fra le Regioni più virtuose, la curva del contagio rimane sì in discesa, ma più “lenta”, meno “decisa”, da quando si è dato il via alle riaperture. E che la guardia non debba essere abbassata lo dimostra anche ciò che sta accadendo nel resto del mondo, Brasile ed America latina, Africa e Stati Uniti, Russia ed India, dove l’epidemia non è stata certo ancora arginata. E poiché si sta ripartendo anche con i collegamenti aerei, i rischi torneranno a salire anche per noi.Guardando poi la Cina, lo Stato che per primo ha affrontato la pandemia, visto che da là è partita, dopo il lockdown feroce, e la riapertura delle attività, le autorità sono alle prese con un nuovo focolaio a Pechino, tanto da costringerle a mettere in quarantena undici grandi aree residenziali e a richiudere le scuole. Credo vadano tenute d’occhio con grande attenzione proprio queste “riaccensioni” in Estremo Oriente, perchè già all’inizio la sottovalutazione (è un affare dei soliti cinesi!), unita alle colpevoli reticenze del Governo cinese, hanno impedito di mettere in campo da subito le contro misure che forse avrebbero potuto limitare il numero dei morti.C’è poi un’ultima considerazione. In autunno è possibile che un eventuale ritorno del Covid-19 possa sovrapporsi alla consueta epidemia di influenza, i cui sintomi hanno molte affinità.E a tal proposito il prof. Andrea Vianello, il direttore della Fisiopatologia della respirazione dell’Ospedale di Padova, colui che con le terapie sub intensive e con la terapia del plasma è stato determinante nella lotta al virus, ha manifestato le sue preoccupazioni, con questa semplice domanda: “se ti arriva un paziente con febbre e tosse che fai”? Manifestando così il timore, fondato, che ci possa essere un assalto alle strutture ospedaliere di cittadini che, avendo la febbre, pensino di avere contratto il coronavirus.Come si vede l’orizzonte non è ancora sgombro da nubi, ed è evidente che così sarà almeno fino quando non sarà disponibile un vaccino efficace contro il Covid 19.Ma una cosa questa pandemia dovrebbe averci insegnato, e cioè che il futuro è in mano nostra, e questa non è una cosa scontata. Il futuro dipende dalle nostre azioni collettive e individuali, ed è in ogni caso legato a quello degli altri. E questo vale per tutti; per gli anziani che sono più fragili e più esposti, ma anche per i giovani, che devono vivere la loro vita con senso di responsabilità.