COVID, è in arrivo la variante Fiesta!
In un’Italia ormai tutta “bianca”, in cui si può circolare all’aperto senza mascherina, in cui le limitazioni sono cadute pressoché tutte, c’è un solo settore su cui le Autorità di Governo restano prudenti, quello delle discoteche.
Relativamente alle quali si continua a rimandare la data di riapertura, tanto che nei giorni scorsi si sarebbe ventilata addirittura la possibilità di erogare dei ristori ai titolari.
Inutile dire che sulle discoteche si è aperta la solita polemica che divide da un lato i fautori dell’apertura immediata di questi locali anche al chiuso, e dall’altro coloro che invece sostengono che le varianti che si stanno diffondendo velocemente anche in Italia impongono la massima prudenza, trattandosi di ambienti tipicamente pericolosi per un virus che si diffonde per via respiratoria.
Abbiamo imparato nell’anno che abbiamo alle spalle che quando si parla di pandemia da Covid, e delle misure di contenimento e protezione, la ragione non sta mai tutta da una parte.
E di conseguenza non è facile scegliere fra Walter Ricciardi che sostiene che ”Bastano pochi secondi per essere contagiati. Le discoteche potranno riaprire solo quando verrà disposto un controllo rigorosissimo con accesso consentito solo a chi è vaccinato, chi ha già avuto il Covid o chi è certamente negativo al tampone. Appena entra un infetto in una discoteca, e ci sono soggetti suscettibili, è sicura la trasmissione”, e Flavio Briatore che si dice indignato ed inorridito perché “Mentre l’intero settore delle discoteche aspetta risposte dal Governo che tardano ad arrivare, si organizzano feste in piazza senza alcun rispetto delle normative previste”.
Il problema è che hanno entrambi un po’ di ragione.
Lo scienziato Ricciardi che vede quello che sta succedendo in molti Paesi con la variante Delta, e che esprime i suoi timori e le sue perplessità, e l’imprenditore Briatore che giustamente osserva che ogni giorno le cronache riferiscono di rave party organizzati senza alcuna regola e precauzione, di giovani che ballano, e si “sballano”, nelle piazze delle nostre città, di fatto senza alcun controllo.
Tesi quest’ultima che trova il pieno sostegno anche da parte del Presidente del Veneto Luca Zaia, il quale ovviamente la lega anche alla necessità di andare avanti senza sosta con la campagna vaccinale.
Io ritengo che, a meno di non voler pensare che il Governo inspiegabilmente voglia punire i nostri giovani ed i gestori delle sale da ballo, qualche valida ragione ci sia se si continua a rinviare il “via libera” ai balli al chiuso.
Credo sia opportuno non farsi fuorviare dai talebani dell’aprire tutto e subito, che spesso a sostegno delle loro tesi portano il fatto che in altri Stati europei le discoteche sono già aperte.
Questo è vero, ma ritengo valga la pena di perdere un po’ di tempo per andare a scorrere la stampa di questi Paesi, per verificare cosa sta succedendo veramente da quelle parti.
A tal proposito sono stato attirato da un titolo del principale giornale spagnolo, El Paìs, che sabato parlava di variante “Fiesta”, contro la quale si stanno blindando le località turistiche iberiche.
Visto che la Spagna è forse il nostro principale concorrente mediterraneo nel settore turismo, che rappresenta per entrambi i Paesi una buona fetta di Pil, oltre al titolo sono andato a leggere anche l’articolo.
E francamente il quadro che ne ho ricavato non è dei più tranquillizzanti. In linea generale si capisce che, dalla Cantabria a Tenerife, la ripresa delle infezioni da Covid 19, in special modo fra i giovani, sta costringendo le varie Comunità a limitare la vita notturna e ad accelerare le vaccinazioni.
Per essere più precisi si scrive testualmente che “..l’esplosione dei contagi che la Spagna ha vissuto negli ultimi 10 giorni, con un selvaggio rimbalzo dei contagi e l’incidenza sopra i 400 casi ogni 100mila abitanti fra gli adolescenti ed i ventenni, per cui le Comunidad hanno iniziato a prendere provvedimenti per contenere la trasmissione. La riduzione delle limitazioni in alcune zone è appesa ad un filo: Castilla y Leòn ha deciso di frenare la riapertura, e la Cantabria ha optato per decretare la chiusura della movida in diversi comuni”.
Mi sembra incontrovertibile che sotto i riflettori delle autorità politico-sanitarie spagnole ci sia la vita notturna, la movida, tanto che il boom dei contagi in alcune nicchie del mercato delle discoteche ha indotto alcuni locali della Catalogna a chiudere volontariamente.
Ma vediamo qualche realtà particolare.
“Fuera botellòn” si leggeva a lettere maiuscole su un lenzuolo bianco appeso ad un balcone della cittadina di Castro Urdiales (Cantabria), affacciata sul Golfo di Biscaglia. E quale sia la situazione, conseguente a micro-feste e raduni giovanili, lo si capisce dalle parole di un barista che ha dichiarato “Ho 50 anni e non ho mai visto niente di simile in vita mia. Il caos è totale ed è sfuggito di mano”.
Non stupisce quindi che la Cantabria sia la Comunità con la più alta incidenza cumulativa di infezioni in tutta la Spagna, con 242 casi ogni 100.000 abitanti. Questo indice sale a 945 casi nella fascia di età dai 20 ai 30 anni, e a 506 casi nella fascia di età dai 10 ai 19 anni, tanto che le Autorità sanitarie hanno deciso di anticipare la chiusura notturna di pub e discoteche.
Delle Baleari, con il mega cluster scoppiato fra studenti impegnati in un viaggio di studio, abbiamo letto anche sulla stampa italiana, cluster che ha portato oltre 6.000 persone in quarantena.
Ma focolai sono scoppiati anche a Tenerife, nelle isole Canarie.
Chiudendo questa carrellata con Barcellona, città nota proprio per la movida che attira frotte di giovani da tutta Europa, una linea completamente verticale descrive l’evoluzione della pandemia nella capitale catalana in soli 15 giorni: 370 casi ogni 100.000 abitanti il 1° luglio, più del triplo rispetto a due settimane prima. E i contagi fra i giovani sono saliti alle stelle: l’incidenza supera i mille casi ogni 100.000 tra i ragazzi in età compresa fra i 15 ed i 34 anni.
La situazione viene valutata talmente seria che alcuni locali fra i più famosi, veri “templi della movida”, come l’Arena Classic ed il Safari Disco Club, hanno autonomamente scelto di chiudere per “l’impossibilità di far rispettare le normative imposte”, e per la “paura di essere criminalizzati”.
Come vedete la situazione spagnola è tale da far temere un’estate a rischio. E le notizie che arrivano da molti altri Paesi, dall’Inghilterra ad Israele all’Australia, purtroppo confermano l’aggressività della variante indiana.
Come sempre, ribadisco che non è mia intenzione criminalizzare i giovani, di cui capisco la voglia di lasciarsi alle spalle le limitazioni dell’ultimo anno, ma non si può nascondere che oggi fra i nuovi positivi 1 su 5 ha meno di 18 anni, con una percentuale che si assesta sul 21%.
E l’andamento purtroppo è del tutto simile a quello dell’estate del 2020, che vide l’abbassamento della curva dell’età mediana dei contagiati, che a marzo era di 60 anni, ma a luglio arrivò attorno ai 36/37 anni, e crollò a 28 anni in agosto, a seguito dei focolai nei luoghi di vacanza, Sardegna in primis.
Certo allora non avevamo i vaccini, che ora sembrano funzionare per le fasce più anziane della popolazione, ma i segnali che arrivano dalla Spagna, rappresentano un forte grido di allarme.
Mi rendo conto che non è facile trovare misure in grado di consentire la “libertà di divertirsi”, e contemporaneamente contrastare il fenomeno delle movide notturne nelle città, nelle località di villeggiatura, o negli stabilimenti balneari trasformati in discoteche.
E che prendersela con la “mancanza di controlli” è inutile oltre che ipocrita, perchè nemmeno la Stasi od il Kgb sarebbero riusciti a fermare la voglia di sballo.
Non resta che il solito appello all’intelligenza ed alla sensibilità individuale, sperando che i nostri giovani capiscano che, anche se asintomatici, prima o poi il virus lo portano nelle loro case, con il rischio di infettare le persone più fragili, e vanificare così gli sforzi che tutti abbiamo fatto per fermare il Covid.
Diversamente dovremo abituarci all’idea che a breve, e sottolineo a breve perché la curva dei contagi è esponenziale, anche noi dovremo fare i conti con la variante “Fiesta”.