Covid, la raccontano giusta? La Merkel chiara: ci è sfuggita di mano
Sarà la stanchezza, (che gli addetti ai lavori chiamano pandemic fatigue), dopo quasi un anno di lockdown più o meno ridotti, di coprifuoco notturno, di confinamenti in casa, di limitazioni anti contagio, ma credo che in ognuno di noi sorga sempre più impellente una domanda: ma ce la raccontano giusta?
Ci dicono veramente come stanno le cose, o cercano di edulcorare la pillola per evitare proteste o eccessivi scoramenti?
Ormai abbiamo capito da tempo che, relativamente al Covid-19, sia a livello politico che scientifico, sono più le incertezze che le certezze, e che di conseguenza la navigazione è di fatto “a vista”.
Con una caratteristica peculiare, vale a dire che non appena si profila qualche “speranza” di una soluzione, tipo i vaccini, immediatamente nascono “complicazioni” che ne mettono in discussione l’efficacia, come le varianti del virus, siano esse inglese, brasiliana, sudafricana, e per la verità anche un paio di “venete”.
Le domande cui accennavo me se le sono poste in particolare dopo aver letto le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano tedesco Bild circa le dichiarazioni che la Cancelliera Angela Merkel avrebbe fatto durante una riunione “segreta” dei capigruppo Cdu/Csu, svoltasi domenica scorsa.
Vi starete certamente chiedendo: ma cosa avrebbe detto la Cancelliera di tanto sconvolgente?
Eccovi accontentati.
“Questa cosa si chiama catastrofe naturale”. “La cosa ci è sfuggita di mano” avrebbe poi aggiunto parlando della diffusione dei contagi, affermando che “uscire dalla pandemia sarà molto più difficile di quanto crediamo, e che la strada è ardua e in salita”.
La Cancelliera avrebbe inoltre chiesto al ministro dell’Interno Horst Seehofer di elaborare nuovi scenari di ulteriori misure volte a contrastare la pandemia da coronavirus. Tra questi la riduzione “a quasi zero” del traffico aereo, di cui Seehofer ha parlato allo stesso quotidiano.
“A causa delle mutazioni del virus stiamo seduti su una polveriera”, è un’altra delle frasi attribuite alla Merkel secondo la ricostruzione della Bild.
“Cento volte ho posto la stessa domanda: perche’ non possiamo vietare i viaggi?”, avrebbe esclamato Merkel durante la riunione. “Mi danno sempre la risposta che si dà agli ex cittadini della Ddr: perche’ siamo un Paese libero. Si può imporre un limite di movimento di 15 chilometri, ma non si possono vietare i viaggi”. “L’unica cosa che si può fare è rendere i viaggi poco attrattivi con le quarantene”, avrebbe aggiunto la Cancelliera, che ha lamentato come durante le feste natalizie “50 mila tedeschi partivano ogni giorno per le Canarie e le Maldive”. Chiosando “non abbiamo attraversato l’inverno bene com’è stato in primavera. E’ una storia triste”, e specificando che gli allentamenti previsti per metà febbraio “non sono certi”.
Dalle parole della Merkel si arguisce che sarebbe in particolare la variante britannica a preoccuparla. Tanto da affermare, sempre nel corso della riunione “riservata”: “se non riusciremo a fermare questo virus britannico, avremo un’incidenza di 10 volte superiore entro Pasqua. Abbiamo ancora bisogno di 8-10 settimane di misure dure”.
Misure che la Cancelliera ha subito messo in atto, sia pure dopo una lunga e burrascosa riunione con i Governatori dei Land, decidendo che le attuali restrizioni saranno prolungate fino 31 gennaio, prorogabili in prospettiva fino al 14 febbraio. Anche sulla scuola ha prevalso la linea Merkel: nonostante le enormi resistenze dei Governatori, scuole e asili nido resteranno chiusi.
La Cancelliera ha detto di essere consapevole che “si tratta di limitazioni enormi”, ma ha anche ricordato che la variante inglese si diffonde maggiormente tra bambini e adolescenti. “Dobbiamo prenderla sul serio”, ha sottolineato.
Fra le nuove misure adottate dal Governo tedesco e dai Land ci sarebbe anche l’obbligo per i datori di lavoro di proporre l’home office ai dipendenti fino a metà marzo. E’ già in atto anche l’obbligo di indossare mascherine FFP2 o chirurgiche nei trasporti pubblici, o quando si va a fare la spesa, e comunque in locali chiusi.
Fin qui la Germania, ma non si può sottacere che in questi giorni anche la Spagna ha esteso il divieto agli arrivi dal Regno Unito, via mare e via cielo, fino a metà febbraio. Che l’Irlanda ha deciso misure restrittive fino al 5 marzo prossimo, chiudendo praticamente tutto; negozi, scuole, ristoranti, e decretando che chi arriva da Brasile e Sud Africa dovrà rimanere in quarantena per 14 giorni e sottoporsi al test.
Che l’Olanda ha prolungato anch’essa il lockdown fino al 9 febbraio.
Che l’Inghilterra, dove è nata la variante incriminata, è pronta ad annunciare modifiche alle regole di quarantena e, tra queste, ci sarebbe la misura per cui chi arriva nel Paese dovrà trascorrere dieci giorni in un hotel a proprie spese.
A questo punto, alle domande iniziali se ne aggiungono altre: ma la Merkel ed i leader politici di questi Paesi si stanno facendo prendere dal panico, da paure immotivate, oppure sanno qualcosa che noi non sappiamo?
E ancora, a Roma questi problemi se li stanno ponendo, o l’unica cosa che tiene impegnati i nostri politici è sapere se ci sarà il Conte-3, e se quindi potranno continuare a stare ben comodi nelle loro “careghe”, incassando i loro lauti compensi?
Lo sanno che, secondo infettivologi come Massimo Galli c’è la probabilità che le varianti del Covid possano infettare ad una distanza di oltre 1 metro e 80, semplicemente parlando e cantando, e non starnutendo o tossendo?
Mi sembra che queste domande siano legittime, perchè la sensazione è che, a parte il Ministro della Salute, e per la verità anche molti scienziati, si cerchi in qualche modo di alleggerire le tensioni, magari facendo intravvedere un po’ di luce in fondo al tunnel.
E così, mentre come abbiamo visto, al di là delle Alpi, ci si sta attrezzando per un probabile serio aggravamento della pandemia, nel BelPaese si continua a baloccarsi fra zone colorate, per di più litigando e facendo figure da “cioccolatai” come di recente avvenuto con la Lombardia, finita per errore in “zona rossa” anziché in quella arancione, non si sa bene per colpa di chi.
L’impressione è che, ben sapendo che le limitazioni anti contagio sono sempre più malviste da parte della popolazione, soprattutto quella che non è “garantita” tipo pensionati o dipendenti pubblici, si cerchi in qualche modo di “indorare la pillola”, facendo intravvedere oltre che la riapertura delle scuole, a breve anche quella di piste da sci, palestre, ristoranti, alberghi e quant’altro.
Ad esempio, quando sono stati resi noti i 21 parametri utilizzati per determinare il colore che doveva essere attribuito ad ogni singola Regione, qualcuno denunciò come fosse possibile influire sugli indicatori stessi, mettendo in essere piccoli “accorgimenti” nella gestione dei dati o dei ricoveri. Non ricoverare o dimettere persone ancora non perfettamente guarite, potrebbe infatti contribuire a migliorare i numeri di una Regione. E questo sarebbe il “frutto avvelenato” di una classe politica regionale che vive come un successo personale il non finire in zona rossa, mettendo quindi al primo posto il consenso della popolazione piuttosto che la salute pubblica.
Quindi un meccanismo che ci è stato venduto come scientifico, “oggettivo”, quasi automatico, in realtà si dimostra per quello che è, vale a dire uno strumento comunque condizionabile da una politica in cui si accentua sempre più lo scontro fra lo Stato e le Regioni.
La vicenda della data in cui dovevano riaprire le scuole ne è l’esempio più eclatante. Mostrando chiaramente che il “ridicolo” spostamento dal 7 all’11 gennaio, deciso in un Consiglio dei Ministri notturno, è stato il risultato di una pietosa trattativa fra Partiti, in un vergognoso rimpallo di responsabilità.
La pandemia sta mettendo a nudo il problema mai risolto dei rapporti di potere fra lo Stato e le Autonomie regionali. Nel senso che i Governatori invocano a gran voce più autonomia, che viene però rigettata quando le decisioni da prendere diventano impopolari. Ma anche il Governo centrale si mostra spesso titubante, ed incapace di adottare le misure necessarie con la fermezza imposta dalla gravità della pandemia.
Io sono da sempre un sostenitore dell’autonomia regionale, ma purchè questa serva a fare funzionare le cose meglio che con una gestione centralizzata. Ma quando scopro che in questa “fase vaccinale” la maggior parte delle Regioni non è dotata, come invece lo è il Veneto, di un “registro elettronico dei vaccinati”, e quindi registrano le vaccinazioni a mano, francamente mi cadono le braccia, e qualche dubbio comincio ad averlo.
Dispiace dirlo, ma tutto questo genera in me una grande invidia nei confronti dei tedeschi, che hanno una leader della caratura di Angela Merkel.
Una che definirei la “Maradona“ degli statisti europei, e non solo europei.
Permettetemi di chiudere con una provocazione, per quanto amara.
Adesso che Angela Merkel dismetterà per sempre le vesti di Cancelliere tedesco, perchè non invitarla a dare una mano alla nostra disastrata Italia?
Purtroppo questa resterà appunto una provocazione, e quindi dovremo continuare ad accontentarci di una classe politica mediocre, incapace di avere una visione del futuro del Paese, e poco propensa, per restare in argomento, anche a rischiare l’impopolarità prendendo quei provvedimenti anti pandemia che altri Paesi stanno responsabilmente adottando.
Ma, come si usa dire, ogni popolo ha i governanti che si merita.
Stefano Diceopoli