Da Trump a Salvini: usate la mascherina!
Da San Paolo a Sant’Agostino la storia dell’umanità è
piena di esempi di conversioni.
Conversione è una parola che viene usata in molte discipline, ma nell’accezione
più comune assume un carattere religioso, riferendosi a colui che muta le
proprie credenze spirituali.
Non vogliatemene se le due “conversioni” di cui vi parlerò di seguito con Dio e
la fede hanno poco a che fare, anzi assomigliano più ad un’altra famosa
conversione, quella di Enrico di Navarra che per diventare Re di Francia da
ugonotto dovette abbracciare il cattolicesimo. Nel senso che quella di
Enrico fu una conversione dettata da mero interesse, dinastico nella specie,
che il sovrano espresse in una frase diventata famosa: “Parigi val bene una
messa”.
La convenienza, appunto, sembra la molla che ha spinto due politici assai noti
a rinnegare le loro convinzioni.
Per non tenervi sulle spine vi rivelo subito che mi riferisco a Donald Trump e
a Matteo Salvini, che ricoprono entrambi un importante ruolo di “opinion
leader” nelle loro comunità statuali.
Partendo da “ciuffo biondo”, domenica notte i suoi fans hanno ricevuto una e-mail
con un titolo emblematico: “I patrioti indossano la mascherina”.
Immagino lo sconcerto di questi “aficionados” leggendo quella mail, firmata
Donald Trump, con la quale il Presidente americano invita ad indossare il fin
qui odiato presidio sanitario contro la pandemia.
Un dietrofront totale, espresso con parole inequivocabili: “So che c’è stata
qualche confusione intorno all’uso della mascherina, ma penso che sia qualcosa
che tutti dobbiamo provare a fare quando non siamo in grado di mantenere la
distanza sociale. Non amo indossarla, ma l’uso potrebbe aiutarci a
tornare al modo di vivere americano che molti di noi giustamente amavano prima
di essere colpiti così terribilmente dal virus cinese. Il mio pensiero è
che non abbiamo nulla da perdere e potenzialmente tutto da guadagnare, incluso
il prossimo capitolo del nostro Paese, e tenere cose aperte, che siano le
scuole e le attività economiche”. Concetti ribaditi successivamente con
un tweet del seguente tenore: “Molti considerano indossare una maschera un atto
patriottico, e non c’è nessuno più patriota di me e voi”.
Al di là dei toni “patriottici”, tipici del personaggio che ha fatto
dell’”America first” il suo mantra, ma a mio avviso un po’ ridicoli visto
l’argomento, la definitiva retromarcia di Trump ha una notevole
importanza.
Non solo perchè proviene da un leader che sbandierava con orgoglio e toni di
sfida la sua contrarietà all’uso della mascherina, ma anche perchè va ad
intaccare quel gran circo dei leader negazionisti, con le loro manie di minimizzare
e ridicolizzare la pandemia, alcuni dei quali alla fine il virus se lo sono
pure beccato.
Stiamo parlando di “statisti” del calibro di Aleksandr Lukashenko, che guida la
Bielorussia dal 1994 (26 anni!!!) in un quadro di autoritarismo e di brogli
elettorali, secondo cui per evitare il contagio basterebbero «vodka, sauna,
hockey e molto lavoro». «Il panico può colpire più forte del virus stesso», è
stata un’altra sua battuta. Dopo aver definito le quarantene «una psicosi» ha
pure risposto in malo modo al Fmi che gli offriva 940 milioni per affrontare
l’emergenza, purché adottasse anche lui il lockdown. Il rifiuto degli
aiuti e delle misure anti pandemia lo aveva così giustificato: “Non siamo mica
burattini come gli italiani”. Affermazione che immagino a suo tempo abbia
mandato in visibilio un bel po’ di sovranisti nostrani.
A Lukashenko può dare la mano il Presidente brasiliano Jair Bolsonaro, di cui
ricordo una battuta che a suo tempo fece su di noi: “Gli italiani muoiono
perchè sono vecchi”.
E come per Lukashenko «è bello guardare in televisione le persone che lavorano
con i trattori, senza che nessuno parli del virus. Qui il trattore guarirà
tutti. I campi guariranno tutti”, per Bolsonaro «i brasiliani possono sguazzare
nelle fogne e non si ammalano. Il rischio è quasi zero, il problema è per chi
ha più di 60 anni. Con la mia storia di atleta per me sarebbe come una
febbricciuola o un raffreddorino”.
Ed in effetti, il “raffreddorino” alla fine se lo sono beccati entrambi.
Ma il vero problema sono gli effetti che gli atteggiamenti di certi
leader hanno sui loro popoli. Lasciati ad affrontare la pandemia senza
precauzioni, nascondendo pericoli e conseguenze.
Al club del raffreddorino ha partecipato anche Boris Johnson, almeno fino
a quando il virus non lo ha costretto alla terapia intensiva.
Ma non crediate che lo sciocchezzaio sul Covid sia una caratteristica dei
leader di destra. A gauche si distingue ad esempio il Presidente
messicano Andres Manuel Lopez Obrador, secondo cui il virus si cura “con
l’onestà e con la Vergine di Guadalupe”. Ma non è da meno il Presidente
del Nicaragua Manuel Ortega, che ricorderete certamente come uno dei principali
leader sandinisti.
Per fortuna gli Stati Uniti non sono né la Bielorussia né il Nicaragua, e le resistenze
interne hanno fatto sì che anche Trump sia alla fine arrivato a riconoscere
l’utilità delle misure di prevenzione, e delle mascherine in particolare.
Ma io credo non debba essere sottovalutato anche il fatto che fra poco più di
tre mesi negli Usa si vota, e presentarsi alle elezioni con un’economia che
arranca e con milioni di infettati, con l’inevitabile corollario di morti, non
sia proprio il miglior biglietto da visita per vincerle.
Quindi io penso che Donald Trump non abbia in realtà cambiato idea, ma ha
pensato bene che “una mascherina val bene la Casa Bianca”.
Fatte le debite proporzioni, tornando alla nostra Italia, in questi giorni
abbiamo registrato anche un “riposizionamento”, chiamiamolo così, di Capitan
Salvini.
Accusato di negazionismo, il leader della Lega, apparentemente cambiando
radicalmente le sue posizioni, ha dichiarato: “La mascherina, quando è
necessario si mette, nei luoghi chiusi, sui treni. Certo spero di tornare
alla normalità il prima possibile, ma ai giovani dico di usare la testa,
rispettate la distanza, fate quello che la scienza chiede di fare”.
Si tratta senza dubbio di un ripensamento importante, dopo che negli ultimi
mesi la mascherina sembrava diventata la battaglia personale di Salvini.
Ma il Capitano di questo inizio agosto non sembra più il surfista sulla cresta
dell’onda di solo alcuni mesi fa.
Sembra un leader accerchiato, assillato da numerose gatte da pelare.
L’ascesa che un anno fa sembrava inarrestabile si è fermata, e secondo i
sondaggi più del 10% dei potenziali elettori sembra averlo abbandonato.
Sicuramente non siamo ancora ad una fronda interna, ma da indiscrezioni di
stampa sembra che una buona fetta degli iscritti alla Lega non abbia gradito la
trasformazione del partito in una forza “nazionale”. In pratica molti militanti
cresciuti a “pane e Padania” non sembrano accettare di buon grado la
cancellazione della parola “Nord” dal simbolo.
In questa situazione di tensioni interne ed esterne, Salvini ha capito che
continuando la battaglia delle mascherine poteva sì intercettare il sentimento
di tanti che mal sopportano il prolungamento delle regole e delle misure anti
contagio, ma rischiava di alienarsi il consenso degli elettori della Lombardia
e del Veneto, fra le regioni più colpite dalla pandemia. E da quelle parti non
è detto che il rifiuto delle regole venga accettato da coloro che hanno perso
un parente o un amico, e che hanno visto gli effetti del Covid e gli ospedali
pieni.
E fra questi c’è sicuramente Luca Zaia, che forte dei successi ottenuti in
Veneto proprio grazie al rispetto delle regole, non credo apprezzi
atteggiamenti negazionisti, ed il Governatore veneto viene visto da molti come
l’antagonista silente del capitano.
Ecco il motivo della correzione in corsa di Matteo Salvini.
Dettata a mio avviso, come per Donald Trump, più che da un ripensamento
sostanziale, da motivi di opportunità politica.
Ma qualunque sia la motivazione, su un tema di tale rilevanza ogni
“conversione” di leader che hanno un forte impatto mediatico ha un grande
valore.
Invitando all’utilizzo della mascherina Salvini dimostra comunque di avere
senso politico, perchè come diceva James Russell Lowell “Solo i morti e gli
stupidi non cambiano mai opinione”.