2 Aprile 2025 - 12.22

Dazi amari – Cosa aspettarsi nel ‘giorno della Liberazione’ degli ex alleati americani

Donald Trump e la nuova ondata di dazi: attesa per l’annuncio del 2 aprile

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Donald Trump continua a giocare con le aspettative, alimentando suspense e incertezza. Il tycoon ha annunciato che mercoledì 2 aprile rivelerà i dettagli di una nuova serie di dazi, in un giorno che ha persino ribattezzato “Giorno della Liberazione”. Tuttavia, al di là della retorica, la portata effettiva di questa nuova fase della guerra commerciale statunitense rimane ancora poco chiara.

L’annuncio ufficiale è previsto per le ore 16:00 locali (22:00 ora di Parigi) con una cerimonia alla Casa Bianca. La scelta dell’orario non è casuale, poiché avverrà subito dopo la chiusura della Borsa di New York, che già mostra segni di nervosismo, come anche altri mercati globali. Gli alleati e i partner commerciali trattengono il fiato, temendo una nuova ondata di misure protezionistiche. Trump ha già imposto una tassa del 25% su acciaio e alluminio importati negli Stati Uniti e, a partire da giovedì, la stessa aliquota sarà applicata su automobili e componenti.

L’incertezza sulle misure previste

Mentre si attende l’annuncio, pochi dettagli sono emersi sulla natura dei nuovi dazi e sui Paesi che ne saranno colpiti. Trump ha minacciato tutti senza eccezioni, dichiarando domenica: “Cominceremo con tutti i Paesi, vedremo”.

Inizialmente, il presidente aveva parlato di dazi “reciproci”, il che implicherebbe un aumento delle tariffe doganali statunitensi in base ai livelli di tassazione applicati dai partner commerciali sui prodotti americani. L’obiettivo dichiarato da Trump è porre fine a quelli che definisce “decenni di saccheggio” dell’economia statunitense. “Domani il saccheggio dell’America sarà finito”, ha dichiarato martedì la sua portavoce Karoline Leavitt, aggiungendo che i nuovi dazi entreranno in vigore “immediatamente”.

Tuttavia, Trump ha anche cercato di mitigare i toni, assicurando che le nuove tariffe saranno più “generose” rispetto a quelle imposte da altri Paesi agli Stati Uniti. Lunedì ha ribadito che sarà “molto gentile” con i partner commerciali, affermando che i dazi americani saranno “più bassi” e, in alcuni casi, “significativamente più bassi” rispetto a quelli imposti da altri Paesi.

Quali Paesi verranno colpiti?

I principali quotidiani statunitensi hanno cercato di fare chiarezza sulla questione. Secondo il Washington Post, i consiglieri della Casa Bianca hanno suggerito tariffe attorno al 20% sulla maggior parte delle importazioni, una mossa che potrebbe generare forti scosse sui mercati globali. Tuttavia, non sarebbe stata ancora presa una decisione definitiva.

Il New York Times, invece, ipotizza che l’amministrazione possa applicare un trattamento differenziato in base alle aliquote fiscali imposte dai diversi Paesi sui beni americani. Secondo il quotidiano, l’attenzione sarebbe concentrata in particolare sui cosiddetti “Dirty 15”, i quindici Paesi con le barriere doganali più elevate e con un significativo deficit commerciale con gli Stati Uniti. I primi tre nella lista, secondo l’U.S. Census Bureau, sarebbero Cina, Messico e Vietnam, seguiti da Germania e Giappone.

Le possibili reazioni e conseguenze

I partner commerciali degli Stati Uniti si stanno preparando a rispondere con contromisure e, in alcuni casi, con riduzioni delle proprie tariffe. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha dichiarato che l’UE preferirebbe evitare misure di ritorsione, ma che è pronta ad agire se necessario. Già da metà aprile, Bruxelles ha annunciato l’intenzione di tassare prodotti statunitensi come barche, bourbon e motociclette in risposta ai dazi su acciaio e alluminio.

Sul fronte finanziario, mentre le borse asiatiche ed europee hanno registrato un lieve rimbalzo martedì dopo il crollo di lunedì, Wall Street ha aperto in calo. Crescono i timori di una recessione negli Stati Uniti, con analisti che avvertono delle possibili conseguenze negative di una guerra commerciale su larga scala.

La Casa Bianca, tuttavia, difende la misura, sottolineando che le nuove tariffe porteranno entrate significative. Un funzionario ha dichiarato che il gettito potrebbe raggiungere “centinaia di miliardi di dollari, forse anche un trilione” nell’arco di un anno.

Ma gli esperti finanziari mettono in guardia dai rischi. Gli analisti di Goldman Sachs hanno avvertito che l’imposizione di dazi doganali su larga scala potrebbe avere lo stesso effetto di un aumento delle tasse sui consumatori, riducendo il loro potere d’acquisto. Jochen Stanzl, analista di CMC Markets, ha dichiarato all’AFP: “Questa politica tariffaria punitiva potrebbe portare a un calo delle prestazioni economiche nel primo trimestre negli Stati Uniti e creare un’incertezza globale che ostacolerà investimenti e commercio”.

“L’aumento dei prezzi, il calo della domanda e la riluttanza a investire sono una combinazione che generalmente porta a una recessione”, ha concluso Stanzl.

L’annuncio di mercoledì potrebbe quindi rappresentare un punto di svolta cruciale per l’economia globale, con conseguenze difficili da prevedere.

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