DeepSeek: 5 cose da sapere sull’IA cinese low cost di cui tutti parlano
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Nessuno se lo aspettava, nemmeno la Silicon Valley. A meno di 48 ore dal lancio, il nuovo chatbot “made in China” chiamato R1 ha conquistato la vetta dei download sull’App Store di Apple. Sviluppato dalla startup cinese DeepSeek, questo assistente conversazionale sta creando scompiglio nel settore dell’intelligenza artificiale, grazie a prestazioni avanzate e a un costo di sviluppo sorprendentemente basso: appena 5,6 milioni di dollari, una cifra irrisoria rispetto ai miliardi investiti dai colossi tecnologici americani.
Un rivale economico per ChatGPT
Simile a ChatGPT di OpenAI, DeepSeek consente di porre domande, ottenere risposte e effettuare ricerche online. Il suo sviluppo si deve a Liang Wengfeng, imprenditore 39enne che nel 2015 ha fondato High-Flyer, una società di investimento basata sull’analisi dei mercati finanziari tramite IA. Nel 2023 ha poi dato vita a DeepSeek, con l’obiettivo di creare modelli linguistici avanzati. Secondo il MIT Technology Review, il suo patrimonio personale ammonterebbe oggi a 8 miliardi di dollari.
Disponibilità e primi problemi
L’app è scaricabile gratuitamente dall’App Store di Apple e dal sito ufficiale di DeepSeek, ma il debutto non è stato privo di ostacoli. La startup ha riferito di aver subito attacchi informatici su larga scala, costringendola a limitare temporaneamente le nuove registrazioni. Tuttavia, gli utenti già iscritti possono continuare a utilizzare il servizio senza restrizioni.
Privacy e preoccupazioni geopolitiche
DeepSeek raccoglie una vasta gamma di dati personali, tra cui nome, email, cronologia delle conversazioni e informazioni sul dispositivo, archiviandoli su server situati in Cina. Questo solleva dubbi sulla sicurezza e sull’accesso a tali informazioni da parte delle autorità di Pechino. Inoltre, il chatbot applica rigide forme di censura: evita temi sensibili per il governo cinese, come la repressione di Tiananmen, la questione di Taiwan e le violazioni dei diritti umani nello Xinjiang. Se interrogato su questi argomenti, si limita a dichiarare che segue la posizione ufficiale del governo.
Un nuovo scossone per la Silicon Valley
L’improvviso successo di DeepSeek riapre il dibattito sulla capacità della Cina di competere con gli Stati Uniti nel settore dell’intelligenza artificiale. Nonostante le restrizioni imposte da Washington sulle esportazioni di semiconduttori avanzati, la Cina continua a sviluppare modelli sempre più sofisticati. Secondo un rapporto della China Academy of Information and Communications Technology, il 36% dei modelli di IA generativa esistenti proviene dalla Cina, che si conferma il secondo attore mondiale nel settore dopo gli USA.
Il predominio americano nell’intelligenza artificiale è dunque a rischio? La Silicon Valley è avvisata.