Diabete – Parte nel Vicentino la prima teledialisi del Triveneto
Per la prima volta nel Triveneto i pazienti possono effettuare la dialisi peritoneale comodamente
a domicilio, con la certezza di contare sull’assistenza dello specialista nefrologo e di uno staff infermieristico dedicato sia sul piano operativo, sia per monitorare l’andamento della sessione
È un’innovazione destinata a migliorare radicalmente la qualità della vita di moltissimi pazienti in dialisi quella introdotta – per la prima volta nel Triveneto – dalla Nefrologia dell’ospedale San Bassiano: un sistema di teledialisi grazie al quale d’ora in avanti i pazienti potranno effettuare la dialisi peritoneale comodamente a domicilio, ma con la sicurezza di poter contare sul supporto in tempo reale da parte del nefrologo e dello staff infermieristico.
Il tutto grazie all’acquisizione di tre dispositivi specifici per il telemonitoraggio, per un investimento complessivo di circa 25.000 mila euro da parte dell’ULSS 7 Pedemontana.
«Il progetto – spiega il dott. Paolo Luca Lentini, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia dell’Azienda socio-sanitaria – è partito nel settembre 2021 in via sperimentale. In questi mesi abbiamo subito ottenuto risultati molto positivi e questo ci ha spinto a istituzionalizzare il servizio, con l’acquisizione di apparecchiature di proprietà dell’Azienda, grazie al sostegno della Direzione».
Un progetto fortemente innovativo che ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica al punto da essere pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica statunitense e che verrà presentato nel prossimi mesi nei congressi nazionali e internazionali di Nefrologia dal Dr. Lentini
Il tutto con l’obiettivo di favorire la domiciliarità della dialisi, evitando così i continui accessi in ospedale per i pazienti affetti da grave insufficienza renale: «Già da diversi anni – spiega ancora il dott. Lentini – per molti pazienti esiste l’alternativa della dialisi peritoneale, a domicilio, ma molti rinunciano a questa opportunità che sarebbe sicuramente migliore sia dal punto di vista clinico che per la loro qualità di vita perché non sono in grado di gestire in autonomia la dialisi, hanno paura della metodica o ancora non hanno un caregiver in grado di aiutarli. Con il sistema di teledialisi, invece, d’ora in poi queste persone potranno serenamente svolgere il trattamento a casa propria, con la certezza di essere seguite passo dopo passo. Il sistema consente infatti di mettere in comunicazione diretta il paziente con lo staff della nefrologia per le medicazioni, la valutazione clinica, la seduta dialitica e i problemi intercorrenti; dall’ospedale lo staff può inoltre monitorare l’andamento della seduta dialitica con software dedicato uno speciale sistema di videocamere ad alta sensibilità, a tutto vantaggio della sicurezza e del suo buon esito della procedura».
«Ancora una volta la Nefrologia si conferma un reparto all’avanguardia – sottolinea il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezza – e si rinnova l’impegno di questa Direzione a sostenere tutti quei progetti innovativi in grado di elevare ulteriormente gli standard assistenziali. Il progressivo invecchiamento della popolazione pone sempre di più all’attenzione il tema della gestione dei malati cronici, ai quali dobbiamo garantire la migliore appropriatezza ed efficacia di trattamento con i minori disagi possibili: questa è una sfida che possiamo vincere solo innovando nelle tecnologie e nei modelli organizzativi e il progetto sviluppato dalla nostra Nefrologia rappresenta certamente un esempio di eccellenza in questo senso».
I tre dispositivi sono già stati attivati, selezionando altrettanti pazienti del Bassanese, dell’Alto Vicentino e dell’Altopiano di Asiago per i quali era appunto indicata la dialisi peritoneale, ma che avevano espresso timori verso questa procedura. Ma questo è solo l’inizio: «Il sistema di teledialisi non è pensato per essere permanente – spiega ancora il dott. Lentini -, bensì un supporto nella fase iniziale della terapia: quando il paziente diventa del tutto autonomo, l’apparecchiatura viene messa a disposizione di un altro paziente e così via. Grazie alle tre apparecchiature di nuova acquisizione possiamo pensare di consentire la dialisi a domicilio ad una trentina di pazienti già nel primo anno».