Diciannovenne scompare dopo lite con i genitori: ricerche in corso
Ore di ansia per la giovane promessa del rugby Mira Henry Kazim, 19 anni, scomparso da casa nella notte tra lunedì e martedì. «Siamo molto preoccupati spiega il fratello maggiore William gli vogliamo tanto bene e vogliamo che torni a casa, al più presto». Nella tarda mattinata di ieri il Rugby Riviera 1975 ha pubblicato un appello sui social di Mira: Aiutateci a trovare Henry. Per chi lo vedesse o avesse notizie ci contatti o contatti le forze dell’ordine. Ha 19 anni, è alto 1,90 metri, frequenta l’università a Padova, gioca a rugby nella nostra società. Dalla scorsa notte si è allontanato da casa, a Mira. Potrebbe indossare una felpa rosa, dei pantaloni color rosso mattone e un giubbotto della squadra color blu. In poche ore la notizia si è diffusa in tutta la Riviera, attraverso i gruppi WhatsApp dei genitori del rugby e di altre società sportive, poi attraverso gli amici e i vari social di Mira. Anche il sindaco Marco Dori, verificata la notizia, ha lanciato un appello: «Sono in contatto con le forze dell’ordine. Spero che tutto si risolva quanto prima e per il meglio». Forse è sorto uno screzio in famiglia, un diverbio con qualcuno: nella notte il giovane studente e atleta ha scritto agli amici, salutandoli e ringraziandoli. Un messaggio che molti non hanno capito o hanno sottovalutato: fino a quando ieri, in tarda mattinata, la famiglia e il Rugby Riviera hanno lanciato l’accorato appello
Henry, nato da genitori nigeriani giunti in Italia più di vent’anni fa, vive da sempre a Mira con papà e mamma, il fratello maggiore William e la sorella minore. Lo scorso anno si è diplomato geometra all’8 Marzo e da ottobre frequenta la facoltà di Scienze politiche all’Università di Padova. Ragazzo buono e dai mille interessi, frequenta la parrocchia, gli scout e da qualche anno presta anche servizio di volontariato presso la Casa San Raffaele della Caritas a Mira. «Ogni volta che ascolto quei ragazzi penso a quanto sono stato fortunato a nascere qui e a quanto lo siano stati i miei a diventare italiani – raccontava Henry qualche mese fa ad un quotidiano.