12 Dicembre 2023 - 8.48

E’ morta Juanita, la sorella di Fidel e Raoul che si oppose al regime cubano

Qualche giorno fa vi ho raccontato la storia di Gino Donè, l’unico europeo, veneto per nascita, ad aver fatto parte di quell’élite di 82 uomini che, dalla tolda del Granma, diedero inizio alla rivoluzione cubana.

Oggi, un’altra notizia ci riporta a parlare di Cuba.

E’ chiaro che, vista la guerra fredda allora imperante, quello che poteva essere solo uno dei tanti “colpi di Stato” di cui è costellata la storia dell’America latina, finì per essere “mitizzato” dalle élites progressiste e di sinistra di tutto il mondo, sicuramente anche grazie al carisma ai due leader che si imposero a Cuba; il lider Maximo Fidel Castro e il guerrillero Ernesto Che Guevara, innalzati agli altari degli eroi delle lotte di liberazione dei popoli oppressi.

Si potrebbe discutere a lungo sulle “colpe” degli Usa nell’aver regalato Cuba al comunismo, perché Fidel Castro, figlio di un proprietario terriero benestante, con una laurea in legge, che si auto-definiva un liberale- radicale, di fatto fu spinto nelle braccia dell’Unione Sovietica dall’aspra reazione americana alla defenestrazione di Batista. E’ noto infatti che nel 1959 Fidel era molto popolare negli Stati Uniti, tanto che i sondaggi di quegli anni affermavano che il 90% degli americani sostenevano il giovane rivoluzionario cubano. Forse, se Eisenhower avesse agito diversamente, magari ricevendolo e parlandogli, Fidel non sarebbe arrivato all’alleanza con Mosca (per la serie la politica diplomatica americana non ha mai brillato per lungimiranza).

Ma oggi non ho intenzione di parlare di “revoluciòn cubana”, che ormai appartiene al passato ed è materia da storici, bensì della scomparsa di una sorella di Fidel, Juanita, avvenuta lo scorso 4 dicembre a Miami.

Immagino vi starete chiedendo: chi era costei? E perché parlarne?

Juanita Castro era una sorella di Fidel Castro (il padre di Fidel ebbe ben 11 figli), l’unica che all’inizio si era schierata apertamente dalla parte dei due fratelli maggiori (Fidel e Raoul) nella lotta per far cadere il dittatore Fulgencio Batista.

Ma perse velocemente ogni illusione dopo che Fidel, conquistato il potere, trasformò Cuba in una dittatura comunista, perseguendo e cancellando ogni oppositore.

Fra questi oppositori ci fu subito anche lei, convinta anticomunista, diventando in breve un punto di riferimento degli antirivoluzionari.

La metamorfosi del fratello (causa della sua disillusione) Juanita la espresse bene nel suo libro di memorie “Fidel y Raul, mis hermanos: La historia secreta,” nel quale si legge: “Fidel è diventato comunista per restare al potere. Non è mai stato un marxista o un leninista. E la rivoluzione che il popolo fece non fu né l’una né l’altra cosa. Lo si è fatto per ripristinare le garanzie costituzionali, affinché non ci fossero più ladri che si impossessassero delle risorse del Paese, affinché ci fosse una democrazia… Ma si è rivelato esattamente il contrario. Nessuno ha combattuto, nessuno ha dato la vita per instaurare la repressione marxista, per importare un sistema dall’Unione Sovietica. Quando Fidel ha annunciato in televisione di essere marxista-leninista, siamo rimasti scioccati. Gli occhi di mia madre erano pieni di lacrime. Che attore! Mai in vita sua Fidel è stato comunista, mai! Nella mia famiglia abbiamo sempre pensato che fosse un democratico, un idealista. Aveva promesso che la rivoluzione sarebbe stata cubana come le palme, non una rivoluzione comunista…”.
Juanita fu da subito un’aspra avversaria soprattutto di Che Guevara, che nel suo libro stronca con questo giudizio: “La mitizzazione del Che è la grande falsificazione del XX secolo”.
Lei lo accusava di essere un ignorante in economia, un avventuriero intelligente ma privo di sentimenti, un insopportabile sanguinario che aveva mandato al “paredon”, cioè alla fucilazione, decine di innocenti.
Va detto che l’odio fra i due era reciproco.
Era evidente che, dati questi suoi sentimenti, Juanita non potesse restare a lungo a Cuba.
Rimase sull’isola fin quando la madre era viva, convinta che questo la proteggesse dall’ira di Fidel, ma dopo la sua morte, nel 1963, fuggì da Cuba per non rischiare la vita. Raul (da lei giudicato nelle memorie “più umano”), la aiutò a ottenere un visto per il Messico; da allora non rivide più i suoi fratelli.
Il suo pensiero lo espresse chiaramente appena arrivata in Messico con queste parole: “I miei fratelli hanno fatto di Cuba un’enorme prigione circondata dall’acqua. Il popolo è inchiodato su una croce di tormento imposta dal comunismo internazionale”.
Già nel 1961 fu la moglie dell’ambasciatore brasiliano a Cuba, Virginia Leitao, a convincerla ad incontrare un agente della Cia (va comunque segnalato che la Leitao era una persona innamorata della rivoluzione e amica di Fidel, ed era stata la madre del Movimento 26 luglio per la lotta contro Batista).
Con l’agente in questione Juanita mise in chiaro fin da subito che non voleva soldi, e che non avrebbe promosso o sostenuto atti di violenza contro i fratelli o altri cubani.
La Cia usò Juanita per contrabbandare messaggi, documenti e denaro a Cuba, nascosti all’interno di prodotti in scatola. Comunicavano con lei tramite radio a onde corte, suonando un valzer o un’aria dall’opera Madame Butterfly come segnale che i suoi interlocutori avevano un messaggio per lei.
Fondamentalmente Juanita continuò a fare quello che già faceva; vale a dire aiutare persone innocenti a fuggire da Cuba, ma con più organizzazione e più mezzi. Essendo la sorella di Fidel, aveva ancora degli amici a Cuba che l’aiutavano ad ottenere i passaporti per coloro che volevano espatriare. Aiutò anche molte persone religiose quando a Cuba iniziò la persecuzione della Chiesa cattolica (Fidel aveva detto che non si può essere rivoluzionario e cattolico allo stesso tempo)
Per il suo esilio scelse Miami (ottenne la cittadinanza americana nel 1984), e va detto che la comunità cubana ivi residente non l’accolse certo a braccia aperte.
Lei stessa a questo proposito ebbe a dire: “Sono rimasta sorpresa e ferita. Non mi aspettavo un’accoglienza del genere. Ok, il mio cognome è Castro Ruz. Sono a conoscenza dei miei cognomi. Ma mai avrei pensato di ricevere così tante offese, critiche, attacchi. Bisogna tener conto che la Miami cubana era divisa in tre grandi gruppi: quelli di Batista, che controllavano tutto, soprattutto le radio, e che mi odiavano perché ero Castro; i rivoluzionari infiltrati che facevano la spia per Cuba, che volevano farmi il maggior danno possibile; e coloro che avevano combattuto a fianco di Fidel e poi dovettero fuggire per salvarsi”.
Per vivere nel 1973 Juanita a Miami aprì una farmacia nel quartiere di Little Havana, che mantenne fino al dicembre del 2006.
Pur essendo stata per tutta la sua vita un’aspra critica del governo castrista cubano, quando Fidel morì fu criticata perché non palesò alcuna gioia.
Ma lei, esprimendo il suo disprezzo per le migliaia di persone che avevano ballato e gioito per le strade d Miami celebrando la morte di suo fratello, disse che pur rispettando i sentimenti di tutti non poteva accettarlo, e che “non si può essere felici delle malattia o della disgrazia o della morte di nessuno, perché questo non è cristiano, non è umano”.
Come accennato, il 4 dicembre Juanita Castro Ruz si è spenta a 90 anni, ed è stata la giornalista María Antonieta Collins, coautrice del suo libro di memorie, ad annunciare la sua morte su Instagram.
Scontato che i media cubani abbiano dato la notizia “en passant” solo 4 giorni dopo il decesso. Per il regime non era certo una figura da ricordare!
Juanita Castro, nonostante una vita passata ”all’opposizione”, non ha mai perso la speranza che la democrazia potesse arrivare a Cuba in un futuro non troppo lontano, ed ha espresso più volte il suo augurio citando questo proverbio: “Non esiste male che duri cent’anni, né corpo che possa resistergli”.
Umberto Baldo

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