ECONOMIA – Alitalia, l’ora della verità
Ad elezioni concluse dovrebbe finalmente giungere a termine la telenovela che ha come protagonista la vendita di Alitalia, operazione che si sarebbe dovuta concludere ancora nello scorso ottobre, come da promesse dell’allora ministro allo Sviluppo Carlo Calenda. Rumor di stampa ce ne sono di continuo. Formalmente sembrava ci fosse solo l’offerta di Lufthansa, con i tedeschi disposti ad investire fino a 300 milioni, in cambio di enormi sacrifici da un punto di vista occupazionale. Nelle ultime settimane si è fatta viva una cordata a quattro formata da Air France, Easy Jet, Delta e Cerberus pronta a sfidare Lufthansa. Il condizionale è comunque d’obbligo poiché proposte concrete al momento ancora non ce ne sono. Cosa positiva è che la cura voluta dai commissari, tradotta in tagli degli extracosti sta producendo dei timidi segnali positivi nel bilancio della compagnia di bandiera, con un bilancio 2017 chiuso con ricavi in crescita dell’1% rispetto all’anno precedente, e con una previsione per il primo trimestre del 2018 di un più 3%. Ovvio poca cosa, i conti sono comunque in rosso ed è inevitabile la necessità di capitali freschi. Ad onor di cronaca, in tutta questa confusione, c’è stato pure un gossip finanziario, poco credibile, che vedeva FS scendere in campo a difesa di Alitalia. FS da nove anni macina profitti ed utili, e dopo l’acquisizione di Anas, qualcuno scommetteva anche su un suo intervento a sostegno della compagnia aerea. Il problema però è capire quanto degli utili di FS è frutto di una buona gestione e quanto è frutto dell’intervento dello Stato, per evitare ulteriori spiacevoli sorprese al povero contribuente italiano. Forse è fanta-finanza, ma non è comunque da escludere a priori un possibile intervento di FS magari accanto a CDP. Post elezioni, i contendenti in campo avranno necessità di capire se il nuovo Governo proseguirà nella stessa direzione del governo uscente, perché è abbastanza logico immaginarsi che chiunque debba fare un
investimento notevole in un paese come l’Italia voglia vedere gli sviluppi e gli equilibri che successivamente potrà avere. La sensazione forte è che la vicenda Alitalia sia ormai giunta ai titoli di coda, con un’altra azienda nostrana destinata a finire in mani straniere, più per incapacità manageriale che per necessità.